"Nigrizia": verso un'Europa senza strategia e chiusa in se stessa?
L'editoriale estivo (luglio e agosto) del mensile comboniano Nigrizia
riflette sui quattro modelli dominanti «di un’Europa chiusa in sé stessa»:
mentre la “nuova” Unione Europea, scaturita dalle recenti elezioni di giugno,
cerca una identità che faccia i conti con i nuovi e più “destri” equilibri in
campo, «l’Europa fortezza sta proponendo diversi modelli pensati per placare
l’ansia di un popolo desideroso del bel mondo che fu. Quello tutto sicurezza e
difesa della razza bianca. Poco importa se gli autori di queste soluzioni siano
spacciatori di miracoli, privi di un minimo di alfabeto umanitario».
Vediamoli, allora, i quattro modelli individuati da Nigrizia.
Il primo è quello “italiano”, con il governo guidato da Giorgia Meloni
tutto preso nella costruzione di un hotspot e due Cpr per circa 3mila migranti
“deportati” in Albania. «È stato fatto presente da illustri giuristi che il
protocollo firmato nel gennaio scorso è pieno di falle», spiega Nigrizia. «Come
verrà giustificato il mancato accesso al suolo italiano e la gestione
extraterritoriale delle domande di asilo? Non si sa. Intanto il Parlamento ha
dato il via libera al finanziamento di 16,5 milioni per il primo anno di
attuazione dell’accordo».
C’è poi il modello “greco” che supera drammaticamente il discorso dei
centri di accoglienza, che costano troppo e disturbano i turisti. «Molto più
sbrigativo ed economico gettarli in mare. Un’inchiesta della Bbc ha scoperto
che la guardia costiera ellenica ha deliberatamente preso 9 migranti, gettati
in mare e lasciati morire». Tanto ormai «i cadaveri in mare provocano (sempre
meno) sensi di colpa, soprattutto se a morire sono bambini. Ma l’emozione dura
un soffio».
Il terzo modello è quello “nordafricano”, più facile da realizzare.
«L’Europa finanzia operazioni clandestine nei Paesi della costa sud del
Mediterraneo per “scaricare” ogni anno decine di migliaia di africani nel
deserto o in aree remote, affinché non raggiungano i nostri confini. E
lasciarli morire di fame e di sete». L’Europa ci mette i soldi, i Paesi
africani come Tunisia, Mauritania e Marocco fanno il lavoro sporco.
Infine, c’è il modello “britannico” promosso dall’ex primo ministro Rishi
Sunak, che propone di «trasferire in modo forzato i richiedenti asilo in
Rwanda, Paese ritenuto sicuro. Già considerare sicuro il Paese dei Grandi Laghi
è un eufemismo. Ma è stato dimostrato che molti richiedenti asilo trasferiti in
Rwanda sono stati rimpatriati nei loro Paesi d’origine, dove potrebbero aver
subito trattamenti disumani». Questo ultimo modello sembra parecchio in voga in
diversi Paesi Ue e anche tra i banchi del PPE.
Con le misure per la gestione dei migranti varate dal Parlamento UE, i
migranti «saranno internati in campi chiusi e poi vagliati sulla base delle
probabilità di ottenere la protezione internazionale. Una soluzione troppo
sbrigativa se si vogliono garantire i diritti alle persone in fuga. Ma troppo
lasca per la destra populista, quella uscita rafforzata dalle urne. La stessa
destra, ingorda di indifferenza, che condizionerà le politiche europee dei
prossimi anni. L’orizzonte che si profila, dunque, è un’Europa “Fortezza
Bastian” – spiega infine Nigrizia – tutta chiusa in sé stessa e svuotata della
sua importanza strategica».