Nuovo Ordine Economico Mondiale. C’è sempre un’alternativa
Leggo su “Qui
Finanza”, rivista online, una previsione sul nuovo ordine economico mondiale,
alla data 2050. Data lontana per me che non ci sarò, ma non lontanissima per i
miei figli, e meno ancora per i nostri nipoti.
A quella data, guardando la graduatoria dei
paesi più ricchi del mondo, secondo il PIL PPA (in pratica il Prodotto Interno
Lordo tarato Per Potere d’Acquisto), la prima cosa che mi viene in mente è
un’espressione che ho sempre odiato perché usata a caso, ma che stavolta ci sta
tutta: “cambiamento epocale!”.
Dopo più di cinque secoli di dominio
incontrastato, a partire dalle caravelle di Colombo, in cui l’Occidente ha
fatto il bello e il cattivo tempo, la musica infine sta per cambiare. Al primo
posto per ricchezza prodotta ci sarà la Cina, al secondo posto l’India, e gli
Stati Uniti saranno solo terzi.
E non finisce qui: quarta Indonesia, quinto
Brasile, sesta Russia, settimo Messico. Poi a seguire tutti i paesi
dell’attuale G7. Tutti tranne l’Italia che precipiterà al 21esimo posto,
preceduta tra l’altro anche da Vietnam, Filippine e Nigeria. (Sì! Avete letto
bene: Nigeria! Così, almeno, i fascistoni di casa nostra la smetteranno di
rompere con i Neri che ci invadono!).
Ora però una doverosa precisazione. Queste
graduatorie non tengono conto delle differenze demografiche, per cui la
ricchezza prodotta in Cina ed in India va divisa, in entrambi i casi, per una
popolazione di quasi un miliardo e mezzo di individui. Diciamo allora che più
che indicare i più ricchi, questa classifica indica i paesi che saranno più
forti e più influenti dal punto di vista geopolitico e geoeconomico.
Anche in questo caso comunque: “mutamento
epocale”, visto che gli Usa perderanno la loro attuale supremazia politica.
Se vogliamo invece guardare alla ricchezza reale
dei cittadini dobbiamo prendere in considerazione il PIL PPA pro capite (in
pratica il dato precedente diviso per il numero degli abitanti). In questo caso
gli USA tornano davanti, ma con margini decisamente inferiori rispetto al
presente e con una tendenza negativa verso il futuro. Dietro gli USA saranno
ancora (non si sa per quanto) tutti i paesi dell’attuale G7.
Tutti tranne… indovinate un po’? Ma il Bel Paese
naturalmente! Neanche nella ricchezza individuale siamo in grado di seguire il
passo del resto del mondo!
Ci potrebbe essere molto da dire. Ma voglio
limitarmi a due considerazioni finali.
Prima considerazione. Queste proiezioni sono
fatte tenendo conto delle tendenze che si mostrano con più evidenza, ma non
possono ovviamente tenere conto degli imprevisti e delle variabili non
calcolabili. Una di queste è sicuramente la guerra. Credo che sia legittimo
chiedersi se gli USA e il complesso del mondo occidentale, siano disposti a
cedere il passo senza colpo ferire.
Non mi pare nello stile degli yankees, che oltre
tutto dispongono ad oggi, e forse anche per un certo tempo futuro,
dell’arsenale militare più potente e più completo al mondo.
Si tenga conto, tra l’altro, che la guerra è da
sempre lo strumento privilegiato per cercare di mutare l’andamento naturale
delle cose. In caso di guerra, tuttavia, l’esito potrebbe essere quello, non di
cambiare l’ordine delle graduatorie della ricchezza che abbiamo riportato, ma
di azzerarle totalmente con la fine dell’umanità. Come si dice: “Muoia Sansone
con tutti i filistei”.
Seconda considerazione. L’Italia è un paese alla
frutta. Sprofondati nell’inverno demografico, segno evidente di mancanza di
fiducia nel futuro, non abbiamo neppure l’intelligenza di capire che solo i
migranti ci potranno salvare prendendo il posto dei figli che non vogliamo più
fare, e diventando anche un po’ “italiani” (senza perdere i valori delle loro
origini), per salvare quel grandioso patrimonio culturale costituito dal nostro
passato.
Sulla situazione disperata del nostro paese
butto lì, ancora, qualche dato a caso: siamo l’unico Stato europeo in cui i
salari negli ultimi trent’anni sono diminuiti anziché aumentare. Siamo il paese
occidentale col minor numero di laureati, ma con la maggiore emigrazione
intellettuale, la famosa “fuga dei cervelli”.
Non c’è alternativa? C’è sempre un’alternativa!
Prima però dovremmo mettere all’angolo la classe politica e tutte le élites che
comandano in casa nostra. Ce la faremo?