Rischio di scisma
Affrontare questi faticosi aggiornamenti è duro e costoso per
l'istituzione Chiesa: c'è rischio di scisma tra due posizioni: da un
lato, chi cerca la sicurezza della tradizione rigida e ripetuta,
delle devozioni autoassicurative, del «Dio tappabuchi», delle forme garantite
da strutture autoritarie, di una religione forte di se stessa, e, dall'altro
lato, chi invece vuole proseguire, con progetti realistici di conversione della
Chiesa, sulla strada del vangelo riscoperto nel Novecento, nel Concilio, oggi
ripreso più decisamente da papa Francesco.
La guerra a papa Francesco, condotta dai difensori di quel
cattolicesimo che congelò il vangelo nel proprio potere, è accanita, e userà
ogni mezzo perché il sinodo non si muova nel rinnovamento evangelico
conciliare. Speriamo solo nell'azione dello Spirito, che si è dimostrata
presente, e non nelle dimostrazioni di forza, nello spaccio di una religione
priva della sconvolgente novità evangelica. Anche Gesù incontrò, e proprio tra
i Dodici, il rifiuto della via dolorosa, l'idea del successo nazionale, e dovette
allontanare Pietro dicendogli che, in questo rifiuto, egli era un «satana» (Mt
16, 23).
Tonino Bello, dopo il convegno di Loreto, disse: «occorre una
chiesa povera, semplice, mite, che condivide la sofferenza, debole per
vocazione, disarmata, che non chiede spazi per sé, ma condivide senza chiedere
nulla» (questa è la sintesi di un testo originario intero, splendido,
profetico, citato da Fulvio De Giorgi, il 9 novembre, in un webinar della Rete
Viandanti).
E chiudo con una citazione birichina ma buona. «Nella Chiesa
cattolica non si vede alcuna giovanissima che possa prendere un
ruolo analogo a quello di Greta Tumberg, che pensi a qualcosa di
dis-, come ad uno sciopero della messa domenicale finché non si
vedranno donne all'altare. A me pare che la totale assenza dei
giovani dalle nostre parrocchie sia uno sciopero anche se inconsapevole: il più
grande sciopero di una intera generazione nei confronti della Chiesa cattolica
italiana e dei suoi continui bla bla bla» (da Selene Zorzi, Rocca
1-11-2021, p.29)
Enrico Peyretti (da “Rocca”)