martedì 24 settembre 2024

Le apparizioni e la Maria del Vangelo
Pedro Miguel Lamet


La Vergine è davvero apparsa a Medjugorje? Da quindici anni i numerosi pellegrini che continuamente si recano in questo santuario e sperimentano frequenti fenomeni inspiegabili, tra cui non pochi di preghiera e di conversione, hanno atteso la risposta della Chiesa a questa domanda. Inoltre, chi non ha un familiare o un conoscente che ha visitato questo luogo o ne è addirittura un convinto sostenitore?

Ebbene, il verdetto della Chiesa non approva la soprannaturalità di queste apparizioni, ma approva il loro culto, i pellegrinaggi e il valore di Medjugorje per la promozione della devozione alla Vergine. La Dottrina della Fede, in conformità con la nuova normativa sulle apparizioni approvata il 4 maggio, dice testualmente che la sua decisione “non implica dichiarare come autentici i presunti eventi soprannaturali, ma soltanto evidenziare che «in mezzo» a questo fenomeno spirituale di Medjugorje lo Spirito Santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli” (n. 38). Recentemente ha mantenuto la stessa posizione anche con presunte apparizioni avvenute nel nord Italia e in Estremadura.

POLEMICA SU FATIMA
La controversia sulle apparizioni risale a molto tempo fa. Ricordo un famoso libro pubblicato nel 1954 dal gesuita spagnolo di origine austriaca Carlos María Staehlin, un’opera che, pur essendo passata attraverso nove censori, secondo quanto lui stesso mi raccontava, fu ritirata dalla circolazione per decisione gerarchica. «Apparizioni: saggio critico» analizzava, tra gli altri prodigi, quello di Fatima e demistificava molti presunti eventi soprannaturali. Ad esempio, riferiva degli errori di alcune profezie della veggente Lucia a Fatima, come la data della fine della Prima Guerra Mondiale, il 17 ottobre 1917. Infatti, la grande conflagrazione non sarebbe terminata fino all’anno successivo. Ma padre Staehlin, dopo essersi ritirato dai suoi rigorosi studi, fu costretto a cambiare lavoro e a dedicarsi allo studio del cinema, divenendone uno dei principali teorici, grande specialista in particolare di Ingmar Bergman.

                Un altro episodio l’ho vissuto da giornalista anni dopo, ai tempi di Giovanni Paolo II. Il 13 maggio 1982, appena un anno dopo l’attentato di Ali Agca, il papa, visibilmente commosso, si era inginocchiato ai piedi della Vergine di Fatima, a Cova de Iría. In quell’occasione disse: “Ho visto una richiesta di attenzione verso il messaggio che è partito da qui sessantacinque anni fa”. In alcune dichiarazioni ai giornalisti non esitò a collegare la perestrojka con le profezie della Vergine di Fatima; si intrattenne con suor Lucia per venti minuti e pose il proiettile che gli aveva trafitto l’addome nella corona dell’immagine di Maria.

Questa accettazione pubblica di una rivelazione privata, alla quale un cattolico non è obbligato a credere perché non rientra nei dogmi, poiché la rivelazione autentica termina con il Nuovo Testamento, infastidì l’allora “custode dell'ortodossia” e braccio destro del papa in questioni dottrinali, il cardinale Joseph Ratzinger. Secondo il racconto dell’allora arcivescovo di Tarragona, Ramón Torrella, in un’intervista questo cardinale “fece forti pressioni sul papa perché non desse adito alla possibilità di interpretare che ci fosse stata qualche rivelazione a Fatima. Io mi sono limitato a dirgli: «Guardi, Santo Padre, quello che dico è che lei non può nominare la parola “Russia” nemmeno una volta. Se a Fatima si menziona la parola “Russia”, il giorno dopo i rapporti ecumenici del Patriarcato di Mosca con Roma verranno interrotti»”. Questi rapporti, infatti, divennero sempre più difficili e Torrella non raggiunse mai il cardinalato, che secondo alcuni si meritava. Nonostante ciò, Giovanni Paolo II fece pubblicare a Ratzinger un documento in cui spiegava il suo attentato, collegandolo a Fatima.

Durante una conversazione con un piccolo gruppo di pellegrini nella piazza della cattedrale di Fulda (Germania occidentale) nel novembre 1980, Giovanni Paolo II spiegò perché il famoso segreto di Fatima non era stato rivelato. Il papa disse che “la gravità del suo contenuto” avrebbe potuto provocare una risposta ostile da parte del “potere del comunismo internazionale”, cosa che la Chiesa doveva evitare per ragioni diplomatiche. Alluse poi a una parte del messaggio: “quando gli oceani copriranno alcune parti della terra e da questo momento milioni di uomini periranno”. E aggiunse riguardo alla Chiesa: “Dovremo prepararci a soffrire lunghe e grandi prove che ci richiederanno anche il sacrificio della nostra vita per Cristo”. Il papa poi esortò alla preghiera e al rinnovamento “perché è ancora possibile evitare le prove”.

SANTITÀ E APPARIZIONI
Curiosamente, anche “il papa del sorriso” Giovanni Paolo I ha avuto una relazione con Fatima. Suo fratello Edoardo Luciani racconta che, quando suo fratello Albino sentiva parlare di Fatima, si alzava molto turbato perché, a quanto pare, Lucia lo aveva informato della brevità del suo pontificato. Le ipotesi attorno al segreto sono state molteplici: la guerra nucleare, catastrofi ecologiche e disastri spirituali.

Riguardo alla credibilità data da papa Wojtyla a Fatima, i teologi insistono sul fatto che si tratta di una preferenza personale che non vincola la fede, preferenza nella quale un cattolico è libero di credere o meno. A questo proposito viene citata l’amicizia di Giovanni Paolo II con il famoso padre Pio da Pietrelcina, il cappuccino che aveva sui piedi e sulle mani le stimmate della Passione e poteri di chiaroveggenza. Quando Karol Wojtyla gli fece visita da studente, il frate gli predisse che sarebbe stato eletto papa e che sarebbe morto martire. Di fatto, il processo di beatificazione di questo singolare personaggio era stato bloccato per anni dai suoi predecessori. Quando Wojtyla salì alla sede di Pietro, lo riattivò fino alla canonizzazione. Oggi il suo santuario è molto visitato e gode di grande devozione, soprattutto in Italia. I suoi biografi, anche quelli più favorevoli, raccontano storie sorprendenti, come le sue lotte personali con il diavolo - registrate per ordine di Giovanni XXIII -, o la costruzione del più grande ospedale dell’Italia meridionale, senza il permesso dei suoi superiori.

D’altra parte, vale la pena ricordare che Lucia entrò come monaca nel 1925 nelle Dorotee di Túy, come umile sorella laica. Nel 1934 emise i voti perpetui, ma non continuò a stare nella congregazione. Nel 1946 ottenne l’autorizzazione necessaria per entrare tra le Carmelitane di Coimbra, non più come sorella laica, bensì come suora del coro, il che significava un grado superiore. A quanto pare, la veggente di Fatima, secondo testimoni, aveva un cattivo carattere “e si arrabbiava molto”. Secondo la sua testimonianza e le sue memorie, scritte su ordine dei suoi superiori, ebbe altre apparizioni durante gli anni della sua vita nel monastero. 

Il 19 febbraio 2006, un anno dopo la sua morte, il suo corpo fu trasferito da Coimbra al Santuario di Fatima, dove fu sepolta insieme ai suoi cugini, Giacinta e Francesco Marto (a giusta ragione: erano solo due bambini innocenti e umili) oggi sugli altari. Il 14 febbraio 2008, nella cattedrale di Coimbra il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in occasione dell’anniversario della morte di suor Lucia, ha reso pubblico l’inizio della fase diocesana della causa di beatificazione, rispondendo alla richiesta del vescovo di Coimbra Albino Mamede Cleto. Suor Lucia è stata dichiarata Venerabile da papa Francesco nel giugno 2023.

Staehlin nel suo libro distingue tra le apparizioni e la santità dei veggenti, tra le “opere”, dalle quali “li conoscerete”, secondo Gesù, e altri fenomeni che possono avere altre spiegazioni. Citava, ad esempio, il caso di un protestante che aveva le stimmate sulle mani e sui piedi, ma era solito non aprire nemmeno la copertina della sua Bibbia polverosa. Per il gesuita le virtù eroiche di santa Bernadette di Lourdes costituiscono il vero argomento della soprannaturalità.

Secondo me, viviamo in un momento avido del gusto spasmodico del meraviglioso. Se non si crede in Dio o non si vive una spiritualità autentica, grazie alla pura fede o ad una vita di preghiera, si cerca il fenomeno sorprendente, anche fuori della Chiesa. Ciò dimostra l’amore per i programmi millenaristi, le psicofonie, gli UFO, i poltergeist e altri misteri in casa. Dentro la Chiesa c’è sempre stato il bisogno dello straordinario, di vedere l’invisibile, di toccare le ferite come Tommaso, di manifestarsi in modo palpabile. Non dico che i miracoli non esistano, ma nel Nuovo Testamento, come sottolineano i biblisti, sono più un segno del Regno che una prova inconfutabile. Non troveremo mai nel prodigio la prova indiscutibile della verità, perché altrimenti tutti ci crederebbero.

Riguardo a Maria, l’abitante del villaggio di Nazareth che ha detto “sì” a Dio, mi irritano questi testi dove la madre di Gesù appare annunciando calamità, fustigando i peccatori, con una teologia degli anni Quaranta centrata sull’inferno, sul purgatorio, sui mali, sul peccato. La vera Maria è quella dell’Annunciazione, dell’abbraccio gioioso alla sua parente Elisabetta, la solitaria di Nazareth, quando Gesù se ne va; la madre dolorosa della strada dell’amarezza e ai piedi della croce, colei che ci accoglie come figli, colei che con gli apostoli si riempie di Spirito Santo. Mai una dea, ma una donna del popolo, amata da Dio e piena di grazia.

Che ci siano persone che vengono aiutate dalle apparizioni per confermare la propria fede, bene; è un loro diritto. Ma che non vogliano imporci con questo una Chiesa antidiluviana, lontana dalla verità della parola del Vangelo, dalla migliore tradizione e dagli autentici santi.

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Articolo pubblicato il 19.09.2024 in Religión Digital
(www.religiondigital.org)
Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli