Vi proponiamo questo piccolo libro che don Franco pubblicò in occasione del SINODO DELLA FAMIGLIA 2015; esso presenta un insieme di lettere che egli scrisse ai padri sinodali insieme a riflessioni e proposte.
Molto tempo è passato da allora, molte cose sono mutate, ma il testo ci sembra aver conservato una sua attualità che lo rende degno di essere ancora proposto a voi lettori.
A partire da domani, venerdì 6 settembre, ogni giorno comparirà su questo blog un piccolo segmento del libro.
Buona lettura e buona riflessione.
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PROPOSTE AL POPOLO DI DIO
PREFAZIONE
“Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri
e tutta la scienza e avessi, tutta la fede
da spostare i monti, ma non avessi
amore, non sarei nulla.”
(1 Corinzi 13,2)
Queste pagine riportano alcuni spunti di riflessione per chi sente l’esigenza di ripensare la propria fede e l’urgenza di testimoniarla e ridirla in questo oggi in un linguaggio completamente diverso dalla versione catechistica ufficiale.
A mio avviso, una delle patologie della catechesi e della predicazione cristiana, è l’eccesso delle risposte e parallelamente l’incapacità di accogliere le domande tacitandole sul nascere.
Donne e uomini, con la consapevolezza del loro essere nel mondo, desiderosi di vivere una fede conciliabile con le istanze più costruttive del loro tempo, non attendono più le risposte ai loro interrogativi da una qualche cattedra magisteriale, ma sollecitano un dialogo.
Anche le domande contenute nelle lettere che ho inviato ai “padri e fratelli sinodali” non hanno lo scopo di sollecitare delle risposte per legittimare nuove scelte teologiche e pastorali.
Vogliono piuttosto ridonare spazio e dignità alle domande che emergono nel e dal popolo di Dio. Troppe volte esse vengono tenute nel sacrario della propria coscienza, taciute, ritenute insignificanti o pericolose per la solidità di una fede autentica.
Ascoltare le domande che emergono dentro di noi e tra di noi è la base di una chiesa in dialogo, è la miccia che accende il fuoco della ricerca. I pastori della chiesa, non sono affatto i depositari della verità, non hanno affatto il compito di rispondere ai “fedeli” con un prontuario di risposte. Il loro compito è ben altro: stimolare i fratelli e le sorelle affìnché diventino credenti alla ricerca di Dio, sollecitare le comunità di cui sono ministri a passare dalla ripetizione alla creatività, essere parte umile e attiva, competente ed appassionata in questo cammino comunitario.
Non penso proprio che il cristianesimo abbia fatto il suo tempo per cui occorra riconoscere l’impossibilità di una conversione e debba chiudere la partita e assumere in toto il paradigma post-religioso.
A mio avviso, ogni religione deve proporsi e progettare un suo “oltre”, camminare verso il futuro in un processo di continua maturazione ed ulteriorità, di maggiore apertura a Dio come fonte della vita e fondamento dell'essere.
Detto in termini fin troppo semplificati, non vedo come una nuova epoca per la spiritualità umana comporti un andare “oltre le religioni”. Vedo, invece, in questa stagione storica, una straordinaria opportunità, un appello chiarissimo ed urgente alle religioni a convertirsi, facendo fiorire e rifiorire le loro radici. Mi sembra che il Dio della vita apra sentieri pieni di fecondità.
La scommessa è, a mio avviso, decisiva e impegnativa per il cristianesimo quanto per le altre religioni. O diventare una setta oppure riconoscere nel nostro oggi il Dio innamorato delle sue creature.
Franco Barbero
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Pinerolo, 12 aprile 2016