mercoledì 16 ottobre 2024

Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv. Un'indagine di Antonio Mazzeo


«Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto?». È Antonio Mazzeo, in un articolo dell’11 settembre sul suo blog, a porre la domanda, cui fa seguire subito la risposta: «Quattrocentoquaranta milioni di dollari, uno dei maggiori affari mai realizzati dalla holding regina del complesso militare-industriale italiano nello scacchiere di guerra mediorientale». «Gli strumenti di morte in questione – spiega – sono i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF, in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto, prodotti negli stabilimenti della controllata OTO Melara di La Spezia, andati ad armare le nuove corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems e impiegate in questi mesi da Israele per attaccare via mare la Striscia di Gaza».

«Sul ruolo chiave dei Super Rapido di Leonardo nelle devastanti operazioni di cannoneggiamento contro le milizie di Hamas e la popolazione palestinese, Pagine Esteri – segnala Mazzeo – ­aveva dedicato un’inchiesta il 7 febbraio scorso (Contro i palestinesi di Gaza ci sono anche i cannoni Made in Italy). Nonostante siano state prodotte innumerevoli testimonianze ufficiali, video e fotografiche sull’uso massiccio dei sistemi bellici prodotti in Italia durante la campagna genocida israeliana, Leonardo ha negato il loro impiego in questo o in altri teatri di guerra. Silenzio tombale da parte del governo in carica o di quelle forze politiche alla guida del paese negli anni precedenti». Rientra nel quadro del “silenzio tombale” il fatto che «tra le autorizzazioni concesse all’esportazione di armi ad Israele non c’è traccia della commessa dei Super Rapido 76/62 e, comunque, nel quinquennio 2018-2022, quello in cui sarebbe avvenuto il trasferimento, il valore complessivo dell’export italiano alle forze armate di Tel Aviv non ha superato gli 80 milioni di euro».

«Ma allora, come è stato possibile fare arrivare i cannoni navali alla Marina militare israeliana?», chiede Mazzeo. È stato possibile grazie al sistema della triangolazione: «I documenti rinvenuti da Pagine Esteri negli archivi open del Pentagono – è la risposta – consentono di ricostruire oggi le transazioni di un affare di poco meno di mezzo miliardo di dollari: Leonardo ha offerto i sistemi di guerra ad Israele; Israele ha chiesto di acquistarli dal governo degli Stati Uniti d’America; Washington li ha comprati dal gruppo italiano e li ha dirottati a Tel Aviv che poi li impiegherà nella carneficina contro Gaza e i palestinesi».

Da Adista 13 settembre 2024