La samaritana e il samaritano
“MEGLIO UNA PROSTITUTA CHE UN CARDINALE”
Commento alla lettura biblica - domenica 15 febbraio 2009
40Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva:
«Se vuoi, puoi guarirmi!». 41Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». 42Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse 44«Guarda di non dir niente a nessuno, ma va, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». 45Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte (Marco 1, 40-45).
Dalla vita al testo
In questi giorni (e riporto qui il fatto con il permesso dell’interessato che comunque resta anonimo per comprensibili ragioni) ho incontrato e ascoltato un uomo che ha avuto il mio indirizzo e il mio cellulare da una prostituta di Torino che frequenta da qualche tempo.
Nel bel mezzo del nostro lungo dialogo quest'uomo, quasi scusandosi per l’apparente irriverenza del paragone e per l'arditezza del pensiero che gli saliva dal cuore, si ferma, prolunga il silenzio e poi, emozionato, mi dice: «Sa, don Franco, ogni giorno sento alla TV dichiarazioni di cardinali che parlano di tutto, di verità, di Dio, di principi, di Eluana, di rispetto alla vita..., se Dio fosse come dicono loro, sarebbe una brutta cosa. A sentirli provo solo più rabbia... lnvece questa donna, questa prostituta, durante il nostro incontro mi ha parlato di Dio come una che ci crede davvero. Si vedeva che anche lei si sente amata... Per me - posso dirlo don Franco? - è meglio una prostituta che un cardinale…».
Il nostro colloquio è proseguito, ma la frase di quest'uomo ha lasciato in me una traccia, un solco. Guarda come gira il mondo, mi son detto. Quest'uomo è stato toccato dalla “predicazione”, dalle parole di questa donna “impura”, che proprio non è titolare di nessun incarico pastorale. Questo episodio così concreto mi è immediatamente balzato alla mente appena ho letto il brano evangelico in cui si narra della guarigione del lebbroso.
Dal testo alla vita
Non sapremo forse mai con precisione, con esattezza fotografica che cosa sia successo, Certo, un uomo sofferente, messo ai margini, abbandonato al suo doloroso destino, è stato accolto dall'amore sollecito di Gesù che in qualche modo ha cambiato corso alla sua vita, gli ha ridonato la voglia di vivere, lo ha strappato alla disperazione e lo ha ricollocato nel tessuto del suo villaggio.
Nel mio libro Stirpe di Giona ho esplorato in lungo e in largo la condizione del testo evangelico. Oggi vorrei, invece, soffermarmi su un particolare. Che succede a questa persona che si sente rinascere dopo l’incontro con il nazareno? Il testo ce lo dice con linguaggio preciso e veloce. Il lebbroso è talmente coinvolto, lieto, fuori di sé che non dà alcun peso alla pressante raccomandazione di Gesù: «Bada di non dire niente a nessuno, ma va', mostrati al sacerdote e presenta per la tua purificazione ciò che ha prescritto Mosè, a testimonianza per essi». Fa esattamente l'opposto. Uscito, recita testualmente il versetto greco, “cominciò a proclamare-predicare tutto e a divulgare la notizia”. Il verbo che il testo originale usa è esattamente quello che indica la predicazione, l’annuncio della buona novella.
Ecco l’incanto, lo “svelamento” di questa pagina: il Vangelo, la bella-gioiosa notizia del regno di Dio viene predicata con entusiasmo incontenibile, come sottolineano i due verbi, da una persona che ha vissuto la “maledizione dell’impurità", la condizione dell'emarginato sociale e religioso. Attorno a Gesù la scena si ripete spesso. I “titolari”, i “funzionari”, gli “addetti ai lavori”, gli “uomini del sacro” capiscono poco o nulla e spesso osteggiano e fanno i sordi. Le donne, gli stranieri, “i pubblicani e le prostitute” sono gli ascoltatori più attenti e disponibili. Ma qui succede qualcosa di più: l'escluso diventa l’apostolo, il testimone e il banditore della “bella notizia": l’annuncio del Vangelo del Regno arriva attraverso “canali” inattesi, anzi impropri e sconcertanti, per le orecchie delle persone pie.
Nel solco del quotidiano
Penso alla mia piccola ma lunga esperienza di vita. I messaggi, che mi hanno più vitalmente parlato di Dio e del Suo amore, mi sono venuti poche volte dagli addetti ai lavori, dagli uomini dell’istituzione ecclesiastica. Quasi sempre il Vangelo ha bussato alla porta del mio cuore attraverso la testimonianza, il vissuto, le parole di persone che o il pregiudizio culturale o la condizione sociale o l’insegnamento ecclesiastico avevano bollato come “fuori regola”, “fuori posto”, “irregolari”, “eretici”, “pericolosi”, “in stato di peccato”, “contro natura" o con simili etichettature.
A me è successo, già da giovanissimo prete. Mi buttavo proprio là dove i “superiori”, volendomi risparmiare “imprudenze o pericoli per la mia vocazione”, mi sconsigliavano di andare. Ringrazio di tutto cuore Dio per il fatto che mi ha sempre regalato tante “cattive compagnie” che mi hanno reso un po' meno egoista e chiuso nella prigione dogmatica. Credo che poter frequentare le persone che hanno bucato una ruota, che sono bollate dal pregiudizio, sia già un grande dono di Dio, una straordinaria opportunità. Dal “centro” vengono quasi sempre le stesse “canzoni” mentre le periferie del mondo ed i “margini” delle chiese possono aiutarci ogni giorno a rimetterci in stato di conversione. Non si tratta di mitizzare i poveri o i marginali, ma di entrare in un rapporto di ascolto, di dialogo e di compagnia, come ci ha testimoniato e insegnato Gesù. La conversione della chiesa, titolo di un prezioso libro del biblista Ortensio da Spinetoli (Cittadella Editrice, Assisi 1975), è più che mai all’ordine del giorno. Essa parte dalla decisione di dare voce, di ascoltare, di accompagnare le persone più indifese, più escluse, più “fuori modello”. Negli ultimi 40 anni la chiesa cattolica a livelli ufficiali è diventata progressivamente sempre più sorda alle voci “scomode” e penetranti delle teologie della liberazione, delle teologie femministe. Ha preso “a pugni in faccia” le proposte dei separati e divorziati, dei gay e delle lesbiche e dei transessuali, dei preti sposati, dei biblisti e dei teologi non conformisti. ll caso di Eluana è stato un capitolo appena chiuso di una gerarchia che ha perso anche il lume della ragione.
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Guidami o Dio,
Guidami, o Dio
verso uno stile di vita
che, mentre contesta il
potere che opprime,
impara ogni giorno a condividere
con chi fa più fatica a
vivere.
La conversione della chiesa al Vangelo
parte da ciascuno/a di noi;
parte proprio anche da me.
Tu sei il Dio che non è muto:
possano il mio
orecchio e il mio cuore
restare aperti al grido di dolore,
all'invocazione
d'aiuto, ai canti di festa,
ai sogni e alle speranze
degli ultimi e delle
ultime della terra.
Tutto questo non come retorica salvifica,
ma come cammino
umile e quotidiano.
(continua)