lunedì 7 ottobre 2024

Un po' di mariologia...


Le apparizioni, le immagini, il culto delle immagini, la raffigurazione di Cristo e dei santi destarono lotte e dissensi fino al settimo concilio, Nicea II (anno 787), proprio là dove nel 325 era stato condannato Ario (di cui oggi mi sento discepolo). La difesa del culto delle immagini ribadì la condanna di Ario, Nestorio, Eutiche, Dioscoro, e aggiunse: "Se qualcuno non ammette che i racconti evangelici siano tradotti in immagini, sia anatema - scomunicato. Se qualcuno non onora queste immagini, sia anatema - scomunicato". Si parlò a Nicea II e in seguito della "festa dell'ortodossia".

Se nel 1600 andò al rogo Giordano Bruno e se nel 1665 fu condannato Galileo il tutto fu in nome della ortodossia. La Riforma nei suoi inizi diffidò e maledisse il culto delle immagini: Lutero, Calvino... Martin Lutero vi denunciò l'idolatria serpeggiante. Come Lutero anche il francese Giovanni Calvino e lo svizzero Ulrico Zwingli. Calvino addirittura approverà, insieme ai suoi riformati, la distruzione di alcune chiese piene di statue. Furono momenti caldi che forse Ario avrebbe condiviso. Il concilio di Trento nel 1563 confermò totalmente Nicea II che in pratica mantiene la presenza e il culto delle immagini fino ad oggi con la crescita progressiva delle immagini della vergine.

Ma il culto mariano non è uscito dalle chiese, ma si è diffuso nel mondo intero del cattolicesimo creando una religione al cui centro non sta più Dio, ma una Maria creata lungo i secoli con un crescendo di riti, di feste, di rosari, di apparizioni. La mariologia talvolta è diventata una vera "mariolatria".

Le feste mariane continuano a crescere con nomi e riti diversi.

Tutto sommato le gerarchie tollerano anche le apparizioni e così coltivano una religiosità piena di ambiguità.

Franco Barbero