La samaritana e il samaritano
NICODEMO
Commento alla lettura biblica — domenica 22 marzo 2009
1C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei.
2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
4Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7"Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». 9Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità tì dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.
12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigentito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio (Giovanni 3, 1-21).
In realtà questa pagina che dovrebbe almeno essere citata per intero, nella liturgia di oggi viene contratta e ridotta ai versetti dal 14 al 21. E il consueto bistrattamento liturgico dei testi biblici. I primi 13 versetti ci presentano l’incontro e il dialogo di Gesù con Nicodemo. La seconda parte è una costruzione teologica dell’evangelista di stampo apologetico e cristocentrico. Va da sé che sarebbe umoristico leggere i versetti 14-21 come parole di Gesù. Il redattore del Vangelo di Giovanni fa seguire ad una memoria, ad un episodio, le sue considerazioni e questi “discorsi” hanno la funzione di accreditare la testimonianza di Gesù, ma sono un “prodotto” che spesso ci allontana dal Gesù storico. Ho commentato questi versetti negli anni passati. Ora voglio soffermarmi sui primi 13 versetti senza dimenticare che il Vangelo di Giovanni ci ricorda Nicodemo in altri due momenti assai significativi che riprenderò dentro questo breve racconto.
Caro Nicodemo,
cerco di individuare, da questi pochi accenni evangelici, il tuo percorso che molto mi interessa e mi coinvolge.
Chissà che cosa vi siete detti tu e Gesù quella notte... Già... tu venisti di notte forse perché, data la tua posizione di “capo”, correvi un grande rischio. Potevi essere interpretato come uno dei suoi seguaci. In qualche modo avevi sentito parlare del nazareno e la sua testimonianza e le sue parole ti avevano toccato il cuore, se avevi deciso di cercarlo e di andarlo ad incontrare quella notte. Credo che si sia trattato di una decisione non facile.
Anch’io, caro Nicodemo, so che cosa sono le paure e quanto sia difficile avventurarsi su strade nuove. E poi... incontrare un profeta mite, ma senza peli sulla lingua come Gesù, non deve essere stato così privo di scompiglio interiore. Il nazareno deve averti letto nel cuore tutto il tuo desiderio di novità, tutta la tua sincera ricerca di ebreo fedele e, nello stesso tempo, la consapevolezza di quanto potessi rischiare, di quante incertezze ti trattenessero, vista la tua età e il tuo “posto”, il tuo “ruolo”...
Ma lui, questo profeta dall’illimitata fiducia in Dio, guardava avanti e seminava a larghe mani nel cuore dei suoi interlocutori.
Nascere di nuovo? Nascere dall’alto? Insomma, abbandonarsi all’azione imprevedibile del vento di Dio... Gesù non ti stava domandando, da ebreo credente quale era, di “cambiare religione”. Ti sollecitava a ripensare la tua fede di ebreo come un continuo rinascere, un ripartire ogni giorno senza la presunzione di essere degli eletti...
Credo che quella notte il sonno per te non sopraggiunse. Fu insonnia di pensieri, di interrogativi: una di quelle esperienze che lasciano il segno, che si “metabolizzano” molto lentamente... Tu, caro Nicodemo, mescolasti nel tuo cuore le parole di Gesù con le tue esitazioni, ma il seme gettato non morì. Gesù aveva visto giusto, come si suol dire. Aveva riposto fiducia in te, anche se in quella notte non avevi potuto o saputo o voluto abbracciare come Pietro, Andrea, Maria di Magdala e altri il messaggio di Gesù venendo allo scoperto. E tu conservasti nel tuo cuore, anzi apristi il tuo cuore al coraggio quando (7, 50 ss) prendesti apertamente le difese del nazareno tanto da meritarti l’accusa di essere uno che viene dalla “Galilea” (7, 52). Forse in modo carsico, lento, sotterraneo le parole che il profeta di Nazareth ti aveva indirizzato erano penetrate in te. Anzi, dapprima esse ti sconvolsero fino a suscitare una tempesta interiore; poi scesero in te come una nutriente pioggia di primavera. Da quella notte il nazareno non fu mai più per te un estraneo e cercasti di fare tue le sue proposte di vita. Erano la vera fede dei tuoi padri, non passi contro la Torah.
Gesù era diventato anche per te un autentico maestro della più genuina fede del tuo popolo. Questo profeta di Israele forse anche e proprio per questo sollevava l’opposizione dei sacerdoti e dei detentori del sapere.
Certo, caro Nicodemo, hai anche tu avuto le tue pusillanimità, le tue vistose contraddizioni, i tuoi attaccamenti al ruolo sociale, ma progressivamente ti sei esposto e credo che, dopo questa ultima scelta, avrai perso tutta la tua credibilità da parte dei capi. E poi forse tu hai segnato un cammino, hai aperto una prospettiva anche per un altro discepolo nascosto, Giuseppe d’Arimatea e parecchi altri (12, 42).
I tempi, i luoghi, i modi con cui ci raggiunge il soffio vivificatore di Dio sono molti. La vita e la fede sono realtà intrecciate in un unico “mistero”.
Sta di fatto che non hai più mollato la presa e quanto Gesù fu condannato e crocifisso, tu ti prendesti cura del suo cadavere: “Giuseppe d’Arimatea era stato discepolo di Gesù, ma di nascosto, per paura delle autorità. Egli chiese a Pilato il permesso di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora Giuseppe andò a prendere il corpo di Gesù. Arrivò anche Nicodemo, quello che prima era andato a trovare Gesù di notte; portava con sé un’anfora pesantissima piena di profumo... Presero dunque il corpo di Gesù e lo avvolsero nelle bende con i profumi, come fanno gli ebrei quando seppelliscono i morti” (Giovanni. 19, 38-40). Questa, almeno, è la testimonianza giovannea.
Caro Nicodemo, sei stato uno strano discepolo di Gesù. Ma tu mi insegni che la vita di fede è un lungo viaggio che passa per tante tappe, tanti passaggi imprevedibili. E in questo viaggio portiamo tutto il peso della nostra umanità, desiderosa di verità e di luce, ma anche attraversata dalle ombre della notte e dalla paura del cambiamento. Ma tu, pur con i tuoi tentennamenti, hai continuato a uscire da quella notte... verso un giorno, verso una scelta più chiara e consapevole.
O Dio,
grazie per la testimonianza di quest’uomo dell’apparato che lentamente ha deposto la maschera delle sue sicurezze.
Tu sei la fiducia di chi cerca di uscire dalla notte dell’indecisione, della comodità, della paura. Con Te si può uscire anche dalle notti più buie, dalle paure più paralizzanti, dalle comodità più seducenti.
Sapranno le nostre comunità, vecchie e stracolme di dogmi e di verità scadute, chiuse nelle loro certezze e nelle loro paure, nascere di nuovo, nascere dall’alto, cioè da Te, dal Tuo soffio di vita e di coraggio? Ma come ci colma il cuore di gioia poter constatare che Tu, o Dio, sai farTi strada anche nei vari sinedri e susciti profeti e pastori fedeli come Romero, Ruiz e Martini e tanti altri.
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Bellissimo Gesù
Mi direbbero invano
che non hai un domani:
Nessuno
è più attuale
di te,
germoglio di Nazareth,
partigiano della libertà,
che hai fatto fiorire
nella nostra carne
il nome e il volto
di Dio.
(continua)