lunedì 4 novembre 2024

Una Legge di Bilancio discriminatoria per gli stranieri? L'Asgi suggerisce 4 modifiche


L’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione ASGI – un gruppo avvocati, giuristi e studiosi che dal 1990 si occupano di immigrazione e integrazione, asilo e cittadinanza, analisi, studi e iniziative di advocacy per contrastare le norme incostituzionali e discriminatorie a livello locale e nazionale – ha potuto analizzare approfonditamente il Disegno di legge di bilancio 2025 trasmesso il 23 ottobre al Parlamento e in procinto di iniziare il suo iter di discussione e approvazione alla Camera. Secondo l’Associazione, il Ddl presentato dalla stampa in questi giorni presenta «quattro profili discriminatori nei confronti delle persone straniere, per i quali ASGI chiede l’intervento del Parlamento», si legge in una nota di ieri.

All'art. 106 la Legge di Bilancio «eleva a seicento euro il contributo dovuto all’erario per “le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana”» (per esempio nel caso dei legami familiari e quindi del diritto di sangue) e questo contributo «è dovuto per ciascuna parte ricorrente», mentre allo stato attuale il contributo, per esempio, di una famiglia anche numerosa era più basso e riguardava tutti.

All'art. 2, comma 10, il Ddl «modifica la disciplina relativa alle detrazioni fiscali per le famiglie con figli a carico», limitandole ai soli nuclei con figli di età compresa fra i 21 e i 30 anni (le detrazioni per figli di età inferiore ai 21 anni da marzo 2022 sono state assorbite dall'assegno unico universale, mentre finora non esisteva un limite massimo anagrafico per i figli di età superiore ai 21 anni) e, alle «sole persone con cittadinanza extra UE, sarà possibile accedere alle agevolazioni soltanto per i figli a carico residenti in Italia. Una misura che entra in palese conflitto con la Direttiva 109/2003 e con la Direttiva 198/2011.

In terzo luogo, l’Asgi contesta che il "bonus nuove nascite", istituito all’art. 31 (1000 euro una tantum per ogni nuovo nato o adottato dal 1° gennaio 2025), è precluso a chi detiene un titolo di soggiorno per protezione internazionale, creando conflitto con l’art. 29 della Direttiva 2011/95 sulla «parità di trattamento con i cittadini dello Stato ospitante».

In ultima battuta, l’Asgi contesta che alla «riduzione della quota contributiva a carico delle lavoratrici madri con almeno due figli», confermata dalla scorsa Legge di Bilancio, restano escluse «le lavoratrici con contratto a termine e quelle con rapporto di lavoro domestico». Già l’anno scorso, per via della discriminazione dei cittadini stranieri che in grande quantità rientrano in queste fattispecie, il Tribunale di Milano aveva «sollevato questione di costituzionalità».

Da ADISTA, 31 ottobre 2024