NEL SEGNO DI RUT - 17
PREGHIERE
Madre creatrice
Madre creatrice, rendici consapevoli della nostra fragilità, di essere legate al supporto degli altri e delle altre, aiutaci a liberarci dalle false sicurezze che limitano la nostra crescita e insegnaci che a volte è bello farci trasportare come l’onda dal vento, farci riscaldare come fa la terra con i raggi del sole, farci rischiarare nei momenti bui da una luce esterna, farci coccolare da un abbraccio, come fa la mamma coi suoi figli e insegnaci anche ad essere attente ai bisogni degli altri e delle altre.
Katia Petrelli
Il nome
Bellissima l'intuizione tutta ebraica
sull'impossibilità di darTi un nome.
Chiamare qualcuno per nome
significa conoscerlo e, in parte, possederlo.
Dio non si può chiamare,
perché, ogni volta che si cerca di afferrarlo, sfugge.
Affascinante la scelta di altri popoli
di darTi invece tanti nomi diversi,
femminili e maschili,
per cogliere manifestazioni di Te
senza la pretesa di includerle tutte.
La nostra società è malata:
Ti chiama spesso per abitudine,
ma non ricorda e non Ti ricorda.
Non conserva memoria di ciò che è stato.
Ineffabili saranno i giorni
in cui inventeremo nomi nuovi per noi e per Te,
dove reincontrarci, ritrovarci,
per ricordarci il passato in cui Tu c'eri,
comprendere il presente in cui sei,
meritare il futuro che ci attende,
in cui ancora una volta
Tu sarai.
Carla De Stefani
Il sogno di una donna
Sovente sento dire: è una grande sognatrice, sogna ad occhi aperti, vive nei sogni, era solo un sogno.
Ma la storia ci racconta che non tutto rimane nel mondo dei sogni.
Molti e molte riescono a trasformare un sogno in realtà, basta crederci e lavorare per questo con gli strumenti giusti.
Un gruppo di donne un giomo si diede appuntamento in un “sogno comune”. Si ritrovarono intorno a un grande calderone; dentro c’era di tutto: le lotte, le sconfitte, le passioni, le delusioni, gli amori, la fede.
Poi una di noi, con coraggio, prese un lungo mestolo e incominciò a rimestare, riportando in superficie tutto ciò che da anni avevamo tenuto in fondo al cuore.
Le nostre schiene erano curve sotto il peso del nostro fardello.
E dai nostri occhi scendevano lacrime che in poco tempo lavarono i nostri volti ricoperti di “un’antica maschera”, ridandoci così, poco per volta, la nostra vera identità.
Rimestammo in quel calderone con ogni mezzo: chi con un secchio, chi un mestolo, chi con un cucchiaio e chi si limitò ad immergere appena un dito.
Ma per tutte era l'inizio di un “sogno” che, con nuova consapevolezza, potevamo trasformare in realtà: “la nostra nuova vita”.
Ora le nostre curve schiene potevano guardare avanti, ringraziando Dio per un ennesimo miracolo.
Antonella Sclafani
(continua)