lunedì 16 dicembre 2024

TRADIZIONE E TRADIZIONALISMO

 

Da una seria prospettiva biblica e storica, Gesù non è un semidio o un essere metastorico, una persona con due nature.

Egli è esclusivamente uomo e “non ha alcuna maggiorazione che lo faccia diverso da noi. Gesù, perciò non ha rivelato Dio perché nella sua natura umana fosse divino, ma perché era stato reso così umano da diventare traduzione del progetto che Dio ha dell'uomo, era diventato così trasparente alla presenza di Dio da consentirne la piena manifestazione nella carne" (Carlo Molari).

Certo, tutto questo ad intra per noi cristiani, senza vantare nessun monopolio dell'epifania, delle testimonianze di Dio in altre vie di salvezza.

Chi più di Gesù ci ha insegnato a guardare oltre la sua persona? Chi più di lui ha messo i suoi discepoli sulla strada del "Dio-centralità?"

Il riformatore saluzzese Giorgio Biandrata cercò di dire la sua fede senza accontentarsi di formule catechistiche che sentiva vuote o dissonanti dalle Scritture.

Forse avrebbe condiviso la convinzione di Tillich secondo il quale "poche cose hanno contribuito all'irrilevanza del Cristianesimo come la scuola di catechismo.... La potenza originaria dei grandi simboli cristiani è andata perduta...Ora sono delle pietre di inciampo..... L'impossibilità della persona moderna di comprendere il linguaggio della tradizione riguarda quasi tutti i simboli cristiani....Essi hanno perso il potere di trafiggere l'anima".

Se noi continuiamo a ripetere pigramente quelle formulazioni dogmatiche, storicamente situate e linguisticamente contingenti, aggrappandoci ad esse come reliquie intangibili, offendiamo lo spirito di ricerca di quelle generazioni di credenti che, per il loro tempo, in bene e in male agirono creativamente.

Apprezzare il loro il loro percorso non significa imbalsamare quelle formule ma proseguire il loro cammino e la gioiosa impresa di "narrare" l'opera di Dio dei linguaggi del nostro tempo.

 

Franco Barbero,

da Tonificanti profumi di eresia, 2001