ELOGIO DELLA FOLLIA
a cura di Gianfranco Monaca
I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift si conclude, dopo oltre cinque anni, con il ritorno del protagonista nel mondo degli umani, di cui non sopporta neppure più l’odore.
Ritrova la moglie e i figli e non si perdona di aver generato degli Yahoo, la razza spregevole di cui ha imparato tutti i difetti stando al servizio degli Houyhnhnm.
La sua misantropia lo obbliga ad abitare all’ultimo piano della casa. Gradualmente si adatta perché ha deciso di comprarsi due cavalli con cui si intende molto bene, oltre che con lo stalliere che ne conserva l’odore di stalla.
Alcuni commentatori hanno creduto di interpretare questo come un segno dell’immaturità emotiva dello stesso Swift, l'autore del romanzo.
Comunque il fenomeno della difficoltà di riadattamento è tipico del rientro di ogni emigrato, che si sente straniero dovunque, come dice il primo capitolo del vangelo di Giovanni, 11: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
La stessa cosa capita a chi ha elaborato una cultura alternativa a quella data per scontata, dominante nel proprio ambiente. È il senso laicale di ogni conversione, che è la conclusione di ogni percorso autenticamente formativo. La rivoluzione della classe capovolta: l’alunno protagonista della propria formazione.
“Il mondo alla rovescia” non è solo una favola di Gianni Rodari ma è la realtà in cui viviamo. Il mondo alla rovescia è qui, nel nostro mondo, nella “nostra” Italia.
ll mondo alla rovescia ce lo raccontano tutti i giorni le televisioni e i giornali. Un mondo opaco, meschino, insignificante. Chi non si adatta viene bollato come “disadattato” e curato come “ribelle”, o almeno come poco virtuoso: così si difende il mondo dei normali.
Nel mondo alla rovescia può accadere di tutto. Sembra di stare in uno specchio in cui tutto è capovolto. E così il mondo alla rovescia va avanti al di là dell’immaginazione e della fantasia.
Tempi di fraternità, ottobre ‘24