NEL SEGNO DI RUT - 19
A Sara
“In un altro incontro con donne leader di ambiente popolare, nel quale riflettevamo sulla colpevolezza delle donne, ho potuto analizzare con loro il mito di Adamo sull'origine del male. Ho iniziato a piccoli passi, perché loro potessero appropriarsi di un altro modo di leggere il testo e insieme abbiamo via via scoperto che la figura di Eva appariva molto più simpatica e attiva...La figura di Adamo sembrava quella di un uomo senza molta iniziativa, abbastanza timoroso e dipendente. Una di queste donne disse ad alta voce: “Il nostro cuore sentiva che questa storia di Adamo ed Eva non era stata ben raccontata” (Ivone Gebara).
Alla voce Sara, sul dizionario delle Dee e delle eroine, leggo: “La più grande delle antiche matriarche ebree aveva anche molte cose in comune con le dee ancestrali delle tribù non ebree dell’antico Vicino Oriente. Dai suoi attributi e dalla leggenda risulta evidente che essa vada considerata come una traccia di un'antica Dea degli ebrei patriarcali”.
Leggo e rileggo la sua storia. Mi sembra impossibile!
No, dico, come la donna latino americana di fronte al racconto di Adamo ed Eva, il mio cuore sente che questa storia non è stata ben raccontata.
Dove sei sepolta Sara in questa leggenda patriarcale? Quanto bisogna scavare per ritrovare pezzi di una storia diversa?
Non mi piace immaginarti nella tenda, isolata, separata dal diretto fluire degli eventi. E' rivolta ad Abramo la promessa del figlio. Tu, protagonista di questo miracolo, odi il messaggio da dietro la tenda. La tua risata, in questo contesto ha un sapore amaro. Faccio fatica ad accettarti come matriarca, mi resta più facile pensarti come la “donna del patriarca”.
Questo è l’effetto che ha su di me la tua storia, così com'è narrata.
Risuona la tua risata sarcastica di moglie e madre di patriarchi, grandi uomini, uomini chiave nella storia di fede di un popolo.
Non riesco a fare a meno di provare un leggero voltastomaco quando Abramo ti caccia nel letto del faraone chiedendoti, con vile gentilezza, di mentire per salvargli la vita, fingendo di essergli sorella e non sposa.
In questo percorso di fede, tutto al maschile, tu sperimenti sulla tua pelle la gioia di generare la vita quando il tuo corpo è ormai spento, tuttavia non ti è data nessuna voce in capitolo nell’avventura spirituale tra Abramo il patriarca e il Dio padre. Qui il mistero divino si svela attraverso l'obbedienza totale, forse un po’ ottusa, di Abramo. Si svela attraverso la richiesta del sacrificio di tuo figlio.
Tu, sua madre, unica assente dal dramma. No, il mio cuore sente che questa storia non è stata ben raccontata!
Ma ciò che più mi brucia è il tuo tradimento nei confronti di Agar.
L’hai messa nel letto del patriarca, per assicurarti il tuo posto al suo fianco.
Sei stata, oltre che padrona, sua rivale. Con crudeltà l’hai cacciata insieme al figlio, condannandoli a morte sicura.
Con quanta determinazione hai salvaguardato i tuoi privilegi e quelli di tuo figlio? In questo modo hai pagato il tuo debito di riconoscenza all’ordine patriarcale, senza però poter trovar pace tra le donne che hai avuto vicine.
In questa storia, così come è narrata, tu rappresenti soprattutto ciò di cui, come donna, sono chiamata a liberarmi.
E allora ben vengano nuove muse a rinarrare storie altrimenti così tristi e sofferte.
Siano Benedette!
Per me e per te Sara.
Doranna Lupi
(continua)