domenica 5 gennaio 2025

 

 Comunìtà  cristiana  di base  di  via  Città  di  Gap,  Pinerolo

NOTIZIARIO DELLA CASA DELL’ASCOLTO E DELLA PREGHIERA

Qui puoi sfogliare il nostro notiziario

https://www.sfogliami.it/fl/306665/454tjxemtszn2fnh7kvh2rq9qsrpfe6m

 

N°119 gennaio ‘25


In evidenza:

     INCONTRI COMUNITA’ IN SEDE E SU MEET

- 5 e 19/1 h10: eucarestie on line pag1

- 7, 14, 21 e 28/1 h18: gr. biblici on line

- 10, 17, 24 e 31/1 h17: gr. biblici in sede

- 26/1 h10: assemblea di comunità

    NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

- 18/1 h10: incontro con Laudi e Terracini

     RECENSIONI E SEGNALAZIONI

- Carofiglio, Elogio dell’ignoranza e dell’errore

- AA.VV., La violenza nella Bibbia

     SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

- Bellezza splendore: radice della resistenza

 

APPUNTAMENTI COMUNITA’ IN SEDE (v.Città di Gap) E SU MEET

NB: invitiamo tutte/i a partecipare agli incontri comunitari di gennaio:

- Gruppi biblici: tutti i martedì dalle ore 18 solo on line (ci si può collegare a partire dalle ore 17:45 usando il link https://meet.google.com/ehv-oyaj-iue) e tutti i venerdì dalle ore 17 solo in presenza (presso la sede della comunità di via Città di Gap n.13, a Pinerolo).

- Eucarestie: solo on line la prima e la terza domenica del mese alle ore 10 (collegamento dalle ore 9:45 con lo stesso link del gruppo biblico: https://meet.google.com/ehv-oyaj-iue).

     DOMENICA 5 GENNAIO h 10 – Eucarestia on line (prepara Ines R.)

     MARTEDI’ 7 e 14 GENNAIO h18 e VENERDI’ 10 e 17 h17 – Gr. biblici: su Mt. 14 e 15.

     DOMENICA 19 GENNAIO h 10 – Eucarestia on line (faremo riferimento al canone dell’eucarestia di natale del 22/12/24, a cui solo alcuni/e di noi hanno potuto partecipare)

     MARTEDI’ 21 GENNAIO h18 e VENERDI’ 24 GENNAIO h17 – Gr. biblico: Matteo 16.

     DOMENICA 26 GENNAIO h 10 – Assemblea di comunità: precede momento di preghiera

     MARTEDI’ 28 GENNAIO h18 e VENERDI’ 31 GENNAIO h17 – Gr. biblico: Matteo 17.

NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

Un gran bel finale per un anno difficile!

      Domenica 15 dicembre e domenica 22 dicembre abbiamo condiviso in presenza (il 15 anche on line) la celebrazione del Natale con la comunità di Piossasco e con la comunità Viottoli.

      Sono stati due momenti molto arricchenti e intensi per tutte/i… Speriamo di riproporre presto incontri come questi… ne abbiamo bisogno, in un periodo così complicato dal punto di vista personale, politico e sociale, sia a livello locale che internazionale… Ci accomunano tanti anni di impegno per la pace e la giustizia, alimentati dal cammino di fede e dalla lettura biblica.

18 gennaio – Incontro con Bruna Laudi e David Terracini

      Al termine della celebrazione di Natale abbiamo condiviso con la comunità Viottoli di Pinerolo e con la comunità di Piossasco la proposta di incontrarci con Bruna Laudi e David Terracini per parlare di convivialità delle differenze in un contesto di guerra, quella in Israele e Palestina.

      Ecco alcuni spunti: la polemica per il mancato conferimento della cittadinanza onoraria di Pinerolo a Liliana Segre; i libri di A. Foa (“Il suicidio di Israele”) e di I. Pappé (“Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina”); Ha Keillah, il periodico del Gruppo di Studi Ebraici di Torino, della cui redazione Bruna Laudi è coordinatrice; gli incontri online con Elena Lea Bartolini sul profetismo, terra promessa e messianismo; il prossimo incontro a Pinerolo con Bruno Montesano, curatore del volume collettaneo “Israele-Palestina. Oltre i nazionalismi”, presentato su Viottoli 1/24.

      L’incontro è programmato in presenza presso la sede del “Fat” (vicolo carceri, 1) a Pinerolo sabato 18 gennaio alle ore 16:45

22-23 febbraio – Assemblea della rete sinodale ad Assisi

      Ci incontreremo on line il 10 gennaio alle 21 per definire gli ultimi dettagli rimasti in sospeso.

Ecco il volantino di convocazione che è stato inviato dal coordinatore della rete Mauro Castagnaro:

“COSTRUENDO LA CHIESA SINODALE DAL BASSO”

Assemblea nazionale della rete sinodale

ASSISI (PRO CIVITATE CHRISTIANA) - 22-23 FEBBRAIO 2025

      La rete che dal 2021 collega una trentina di sigle di base intenzionate a partecipare al Cammino sinodale delle Chiese in Italia promuove per il 22-23 febbraio 2025, presso la Pro Civitate Christiana di Assisi, un’assemblea nazionale aperta a tutte/i (singole/i, parrocchie, associazioni, ecc., comprese persone invitate appartenenti ad altre Chiese cristiane), allo scopo di realizzare un'esperienza sinodale di confronto, ma anche conviviale, di tutte le realtà interessate, rafforzare la convergenza tra i gruppi, far conoscere le proposte finora elaborate e offrire un contributo alla seconda e conclusiva assemblea sinodale italiana (31/3 - 3/4/2025).

 

PROGRAMMA

Sabato 22 febbraio

ore 14: Introduzione in plenaria

ore 14:30-18:30: Riunioni dei tavoli tematici

ore 19: Cena

ore 21: Serata di festa

Domenica 23 febbraio

ore 9:30-11:30: Plenaria conclusiva con approvazione documento finale

ore 11:30-13: Celebrazione eucaristica

ore 13: Pranzo

Tavoli tematici

□ Organizzazione delle comunità cristiane □ Processi decisionali nella Chiesa

□ Centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa e nella pastorale □ Ministeri ecclesiali

□ Ruolo delle donne nrella Chiesa □ Visione della sessualità e presenza delle persone lgbt+

□ Rinnovamento delle modalità celebrative □ Formazione permanente del clero e del laicato

□ Abusi di potere, coscienza e sessuali sulle persone vulnerabili □ Pluralismo religioso

□ Trasparenza delle finanze e gestione dei beni ecclesiastici □ Rapporto con la politica

□ Centralità degli ultimi e delle ultime nella vita ecclesiale □ Presenza delle comunità immigrate

□ Impegno per pace, giustizia e salvaguardia del creato □ Dialogo ecumenico e interreligioso

Per iscriversi

Iscrizioni a retesinodalechiesait@libero.it (contributo per le spese di organizzazione: € 10 a testa)

Prenotazione e pagamento pernottamento e pasti a Cittadella di Assisi (tel 075-813231 –

ospitalita@cittadella.org – Gian Luca).

Associazioni e gruppi che promuovono l’assemblea

Adista, Associazione comunità Emmaus, Cammini di speranza, Centro italiano femminile-Lombardia, Centro interconfessionale per la pace-Cipax, Comunità cristiane di base, Comunità di via Germanasca-Torino, Coordinamento 9 marzo.-Milano, Coordinamento teologhe italiane, Costituzione, Concilio e cittadianza-C3dem, Decapoli, Donne per la Chiesa, Fraternità Arché, Il faro, Il foglio-Torino, Il gibbo-Gubbio, La tenda di Gionata, Noi siamo Chiesa, Noi siamo il cambiamento, Ordine della sororità, Pax Christi, Per una Chiesa diversa-Gubbio, Ponti da costruire-Napoli, Pretioperai, Pro civitate christiana, Progetto adulti cristiani lgbt, Progetto giovani cristiani lgbt, 3Volte genitori, Viandanti

RECENSIONI E SEGNALAZIONI (a cura di Franco Barbero)

Gianrico Carofiglio, Elogio dell’ignoranza e dell’errore

Chi lo legge con attenzione e lentezza capisce subito che non si tratta affatto di una semplice celebrazione dell'ignoranza e dell'errore.

Si tratta piuttosto di un inoltro nel profondo del nostro io, con cui bisogna fare i conti fino in fondo e su mille piani, e nella nostra umanità, che bisogna accettare per poter vivere serenamente fuori dall'illusione di un sapere che governa la nostra vita, imparando che la possibile serenità comincia proprio quando nella ricerca del buono e del giusto inciampiamo in mille incertezze e lentamente a fatica impariamo a riconoscere i limiti.

Quante cadute e quanti errori nella mia vita, ma ho imparato a prenderli come compagni di viaggio. Ho espulso totalmente l'idea della perfezione. Nel settore delle mie conoscenze ho puntellato il cammino con il dubbio e con l'accoglienza più dolce e profonda dell'alterità.

Solo con l'umiltà si riconoscono le nostre fragilità, ma in questo cammino si diventa più disponibili a tentare ancora di provare strade nuove e ci si perdona tante cadute che diventano officine spirituali per scoprire anche le nostre risorse spirituali e le nostre potenzialità sepolte.

Cerco ogni giorno di non attivare la memoria degli errori e provo a godere del fatto che talvolta li ho riconosciuti e sono diventati quasi amici di alcune svolte. Sono un uomo molto fragile, ma ora questa montagna di fragilità e di errori, questo oceano di ignoranza non mi spengono più la gioia sia pure con alti e bassi. Conservo amore per questa vita e per quella che Dio mi darà con quel profumo della fioritura primaverile che per 43 anni è stata il mio Amore rapitomi da un brutto intervento chirurgico.

Adesso non riesco, come scrive l'Autore, a fare sempre un’allegra celebrazione della nostra umanità, ma amo questa altalena e ho acquistato tanto ascolto del bene che vedo fiorire nelle relazioni più varie e il mio cuore, trafitto dalle violenze e dalle guerre, ha conservato tanto spazio al sorriso e agli abbracci.

Quanto mi hanno fatto bene queste pagine… Grazie Carofiglio. Auguro una bella lettura natalizia: e questo forse in pagine che contengono la vita e non spengono i sogni.

(in libreria per Einaudi, 2024, pp.88, €12,50)

AA.VV., La violenza nella Bibbia

Si tratta di un numero monografico su “La violenza nella Bibbia. Dall'Antico Testamento alla vita contemporanea” a cura di Ernesto Borghi, Olga Gianini, Nicoletta Gatti, Andrea Hoiman da ABSI periodico dell'Associazione Biblica della Svizzera Italiana, via Cantonale 2/a CH6900 Lugano.

Si tratta di apporti che aprono ad una lettura che rispetta l'ebraismo del testo e fa luce sui metodi necessari per una lettura odierna.

Esistono passi della collera divina, il Dio geloso, il Dio che fa la giustizia, un Dio geloso e giustiziere, un popolo infedele e zelanti leviti.

Importanti sono le considerazioni metodologiche e la considerazione ermeneutica.

La lettura di queste pagine può stimolare ad alcuni approfondimenti che la lettrice e il lettore possono trovare tra i volumi che sono stati portati nella sede della nostra comunità nel reparto biblioteca.

Sono temi molto diffusi ed elaborati, certamente molto presenti anche in alcuni dei miei 3000 libri che ho, come gli altri 9000, ho regalato alla comunità con l'invito di collocarli presto e l'esortazione alla lettura, prelevandoli dalla cantina di via Porro 16 e dal garage ove ancora giacciono in attesa di una sistemazione definitiva, come io ripeto e richiedo da nove mesi.

Buona lettura, dunque a tutti e tutte.

 

SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

Bellezza e splendore: la radice della resistenza

“Poi il re d’Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Scifra e l’altra Pua: ‘Quando assistete al parto delle donne ebree, osservate quando il neonato è ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo farete morire; se è una femmina, potrà vivere’. Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini. Il re d’Egitto chiamò le levatrici e disse loro: ‘Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?’. Le levatrici risposero al faraone: ‘Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice, hanno già partorito’. Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. E poichè le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una numerosa famiglia. Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: ‘Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia’" (Esodo, 1,15-22)...

      Scifra e Pua: due nomi che profumano di poesia. Scifra vuol dire “Bellezza” e Pua significa “Splendore”.

      In questi anni, dopo secoli di completa dimenticanza, queste due donne balzano all'attenzione di molti interpreti della Bibbia. A dire il vero sono altre donne che le hanno sottratte all’oblio e le hanno “riscoperte”.

Progetti di morte

      Il faraone, il “re d’Egitto”, si arroga il diritto di decidere sulla vita e sulla morte di chi abita nei confini del suo impero. Tutti debbono obbedire e stare agli ordini.

      Gli israeliti sono ora agli occhi del faraone una minaccia. Il quadro è rovesciato rispetto ai tempi di Giuseppe, come racconta l’ultima parte di Genesi. Chi oserà opporsi ad un ordine preciso e perentorio, ad un ordine “sovrano”?

      Solo due disarmatissime donne, due levatrici ebree sanno resistere, rispondere, interloquire con astuzia e lucidità. A loro non mancano né il coraggio, né l'intelligenza, né l'amore alla vita.

      “E’ singolare che in una società non certo femminista siano proprio due donne a iniziare una forma di resistenza contro il progetto di morte del faraone. Anche altre volte nella Bibbia è una donna che in un momento cruciale e difficile interviene per salvare Israele” (S. Spreafico, Il libro dell’Esodo, Città Nuova). Basti pensare a Debora, Ester, Giuditta, Giaele e alle donne che in Esodo 2,1-10 salvano la vita di Mosè.

      Oggi gran parte dell’interpretazione biblica comincia a mettere cuore e occhi per vedere nei testi biblici la presenza attiva delle donne e raccoglierne la testimonianza. Questo è noto.

Tre verbi in fila

      Io vorrei soffermarmi su un altro elemento caratteristico del testo. Il versetto 17 è pregnante: “Le levatrici temettero Dio, non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini”.

      Prestiamo attenzione alle parole, anzi ai verbi. Che cos'è nella scrittura ebraica il timor di Dio? Esso connota l’atteggiamento della creatura che è docile alla volontà di Dio, che si pone davanti a Dio nel giusto rapporto, che cerca di accogliere dentro la sua vita il volere di Dio, di obbedire a Lui come chi non ha altro Dio al suo cospetto. Timor di Dio è tutt'altra cosa dalla paura di Dio che certo terrorismo teologico e pastorale ha diffuso.

      Ebbene, donde nasce la forza per rifiutare l’ordine del faraone in queste due donne?

      Nasce esattamente dal fatto che “temettero Dio”. Scifra e Pua non hanno in serbo da qualche parte, in uno zainetto interiore, delle risorse eroiche, delle sovrumane energie. Esse possono resistere, opporsi, dire di no, perché stanno nel giusto rapporto con Dio, si fidano di Dio, attingono da Lui.

      Queste due donne mi testimoniano, come Pietro e Giovanni nel libro degli Atti degli Apostoli (4,19), che resistere è possibile, che nessun vecchio o nuovo faraone o idolo sono signori della nostra vita, se noi stiamo in un rapporto fiduciale con Dio.

Franco Barbero (24 dicembre 2024)

Natale: non ci sono poteri buoni

«Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò grandemente e mandò a far uccidere tutti i bambini che erano in Betlemme e in tutti i suoi dintorni, dall’età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era diligentemente informato dai magi. Allora si adempì quello che fu detto dal profeta Geremia che dice: “Un grido è stato udito in Rama, un lamento, un pianto e un grande cordoglio; Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più“» (Matteo, 2, 16-18). La prima conseguenza “politica” della nascita del Dio bambino è un eccidio di bambini. I poveri (i pastori) e coloro che coltivano la conoscenza (i magi) non temono per il loro potere: perché non ne hanno. Ma il re, il potere politico, si sente – a torto nella realtà contingente, a ragione a un livello più profondo – minacciato, e reagisce con violenza inaudita.

Nella Maestà dipinta per il Duomo di Siena, dipinta negli anni in cui Dante scriveva la Commedia, Duccio veste Erode come un imperatore dei suoi tempi: la corona, le scarpe, il trono non lo confinano in un passato fiabesco in cui ogni orrore è possibile, ma lo proiettano nel presente, così svelando il volto mostruoso e inumano di ogni potere. Terribili sono i due consiglieri, che seggono accanto al re infanticida tenendo in mano i libri dei codici: trasparente allusione al fatto che le leggi e chi le interpreta si riducono sovente a docili strumenti del potere. Atroci i volti dei soldati: vi si legge un’angoscia che non riesce a trasformarsi in insubordinazione e diserzione. Padri essi stessi: ma alla fine disposti ad uccidere i figli degli altri. Come troppo spesso nella storia, le uniche figure umane sono quelle femminili: queste madri scarmigliate e disperate, che provano inutilmente a difendere i loro bambini, o li piangono quando ormai sono stati trucidati.

Uno dei messaggi del Natale è che «non ci sono poteri buoni», come cantava Fabrizio De André: non nella Chiesa, non nella società. L’Onnipotente entra nella storia come colui che è privo di ogni potere: un bambino inerme, senza casa in cui nascere, profugo in fuga da un re omicida. Divenuto adulto, quel bambino pronuncerà una dura condanna, dando per scontato che i governanti, i capi, siano per natura gli oppressori delle loro nazioni: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Marco 10, 42-45).

È un ribaltamento inaudito: allora, e anche oggi. Nel mondo del successo, della competitività, del potere assoluto del denaro, il Natale va in direzione ostinata e contraria. Sappiamo come è andata: il primo tra i cristiani, il papa, ha rappresentato per millenni l’apice di un potere assoluto e arbitrario, e il titolo di «servo dei servi» (ispirato proprio a questa pagina del Vangelo) è stato quasi sempre vuota ipocrisia. Nonostante questo tradimento, nonostante una infinita serie di tradimenti (anche in ognuno di noi), il Natale continua a proclamare che no, non esistono poteri buoni. E lo fa con forza dirompente perché non rappresenta la nascita di una idea, ma di una persona: un bambino, un piccolo corpo caldo in comunione con altri corpi: quelli dei suoi genitori, degli animali della stalla, dei pastori. Non esistono poteri buoni, ma esistono persone che – cercando di restare ‘buone’ – possono contestare, spezzare, suddividere, controllare quei poteri, di cui non riusciamo a fare a meno. In tempi in cui la politica come impresa collettiva cede all’idea del potere di uomini così ricchi da poter comprare interi Stati; in cui la riforma che si vorrebbe è quella che attribuisce a un singolo capo ‘i pieni poteri’; in tempi in cui chi dissente e si oppone al potere viene colpito, sorvegliato, punito; in tempi in cui ‘buonismo’ è un’offesa; in cui le persone e i loro corpi sono carne da cannone sui campi di battaglia, nelle mani di un potere omicida come quello di Erode, ecco che il Natale torna a dirci: non esistono poteri buoni, esistono (sì, possono ancora esistere) persone buone. Persone che cercano – tra mille errori, incoerenze e sconfitte – non di opprimere altre persone, ma di comprendere, accoglierle, servirle. Persone che cercano di ricordarsi che hanno un cuore di carne, e un corpo come quello di tutti gli altri. Persone che si prendono cura del loro prossimo, cioè «dell’altro uomo, che ti è estraneo culturalmente, che ti è straniero linguisticamente e che – per volontà della provvidenza, o per puro caso – giace da qualche parte nell’erba sulla tua strada: e con esso creano la suprema forma di vicinanza, non già data dalla creazione, ma creata da te» (Ivan Illich).

Al potere il Natale oppone la comprensione e la cura. Al governo, il servizio. Alle nazioni, le persone. La via stretta per avere un futuro collettivo passa da qui: da questa ‘incarnazione’.

Tomaso Montanari

(da “Volerelaluna”, 24/12/24)

Una scala tra cielo e terra (Genesi 28,10-22)

Che si tratti di una scala o di una scalinata poco importa. Sta di fatto che questo sogno simboleggia una realtà fondante per la nostra vita di credenti: tra cielo e terra, tra Dio e noi esiste una comunicazione. Il cielo è aperto e la terra, cioè tutta la nostra realtà, non è destinata a rimanere chiusa in se stessa. Gesù, che nei vangeli vede i cieli aperti, come la felice metafora recita, esprime la stessa realtà. I cieli si aprono sopra di noi.

I patriarchi, le donne e gli uomini che ci hanno preceduto in questo cammino di fede, fino ai profeti e a Gesù, ci attestano questo fatto che non sempre risulta evidente: i cieli sono aperti, lo sguardo buono e perdonante di Dio non si allontana da questa umanità.

Qualche volta noi stessi siamo indotti a credere che i cieli si chiudano e che Dio si sia stancato di noi e dell’umanità. Niente di più falso.

Questa scala resta luogo di “vai e vieni” tra cielo e terra. Noi possiamo fare affidamento su questa comunicazione, anche se ci saranno dei momenti in cui essa ci sembrerà difficile, interrotta o inesistente.

La metafora degli angeli che salgono e scendono è il segno che Dio comunica con l'umanità e noi con Lui.

 

“Questa è la porta del cielo!”

Forse la “porta del cielo”, alla quale badiamo troppo poco, è proprio la vita quotidiana. Lì Dio viene, se noi lo lasciamo venire; lì egli ci apre sentieri e spiragli; lì egli ci raggiunge con i suoi raggi di sole. Spesso la vita quotidiana, per la nostra disattenzione, è una porta aperta che non riusciamo nemmeno a vedere, attraverso la quale ci ostiniamo a non entrare. Certo, non si tratta di dipingere la vita quotidiana, in modo illusorio, con i più bei colori dell’iride. Sovente essa è piena di grigiore e di finestre sbarrate. Sovente ci sono i rovi con la loro abbondante corona di spine. La realtà non può essere idealizzata. Ma spesso una voce arriva anche dal roveto ardente (Esodo 3).

In un certo senso, possiamo dire che la vita quotidiana è un ”luogo terribile”, non solo per ciò che di tragico essa comporta assai di frequente, ma anche perché noi ci carichiamo della responsabilità di chi non sa vedere, prestare attenzione, ascoltare, capire.

Noi sovente siamo davanti alla “porta del cielo” e non vediamo che angosce e chiusure. Gli ebrei antichi dicevano che camminiamo tra i miracoli e non sappiamo vederli. Ecco il vero miracolo: la nostra piccola vita quotidiana, irrorata dalla rugiada della Parola di Dio, concentrata sul “pregare e fare la giustizia”. Una vita sempre aperta al dialogo, attenta a costruire ponti, desiderosa di vivere il proprio “essere chiesa” nella responsabilità e nella libertà, senza chiedere autorizzazioni e permessi a gerarchi di nessun genere.

 

O Dio di Gesù, Tu che ci accompagni nella “ferialità” dei nostri giorni regala anche a noi il sogno di Giacobbe perché possiamo amare appassionatamente questa vita di tutti i giorni, fatta di silenzio e di parola, di preghiera e di azione, di fatica e di gioia.

“Ti è stato annunziato, o uomo, o donna, ciò che è bene e ciò che Dio cerca da te: nient’altro che compiere la giustizia, amare con tenerezza, camminare umilmente con il tuo Dio” (Michea 6, 8).

Forse questi brani trovano in me una eco profonda perché nella mia vita non ho mai fatto nulla di grande, non ho mai desiderato cose grandiose, non ho mai creduto nei “grandi gesti” e nelle “grandi costruzioni”.

Ho, invece, incontrato le tracce di Dio nei piccoli sentieri del quotidiano, nei viottoli che sono appena visibili e credo che valga la pena ogni giorno di più scommettere dalla parte e in compagnia di chi è piccolo/a, marginale, escluso/a.

Franco Barbero

 

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