ESISTE ANCORA LA “PIETAS”?
Aldo MORRONE*
Tratto da QUALEVITA 2025
Un uomo, Satnam Singh, un bracciante indiano di 31 anni nell'Agro pontino è morto nonostante tutti i tentativi di salvarlo all’ospedale San Camillo di Roma, a causa delle fratture multiple e delle devastanti emorragie. Un macchinario con il quale lavorava gli aveva amputato di netto un braccio. Invece di essere soccorso è stato abbandonato insieme al suo braccio dentro una cassetta della frutta. Lasciata di Fronte alla sua abitazione, accanto alla moglie disperata.
Lunedì scorso 66 migranti fra cui 28 bambini sono annegati nell’ennesimo naufragio di un barcone a un centinaio di miglia dalla costa calabrese. Provenivano dall’Iran, dalla Siria e dal Pakistan.
Domenica a Tor Bella Monaca nella periferia di Roma, un bambino di 12 anni è stato trovato morto e forse poteva essere salvato se gli ascensori del palazzo avessero funzionato. Medici e infermieri tentavano di raggiungere il nono piano con i macchinari e le bombole di ossigeno. Gli ascensori potevano essere riparati prima? Una fatalità?
Vite stroncate senza senso.
Mi chiedo se ancora crediamo alla sacralità della vita. Dopo anni di lavoro a Lampedusa, in Iran, in Siria, in Pakistan e in molti altri Paesi impoveriti ai quali continuiamo a vendere armi e nelle periferie di Roma, mi chiedo se esiste ancora quella “Pietas” che avevamo trovato nei classici studiati a scuola.
Mi chiedo se non abbiamo completamente perso oltre il senso di giustizia o di solidarietà: virtù già da tempo eradicate, come una malattia infettiva, dalla nostra vita, anche la pietà che avevamo imparato a scuola nella lettura dell‘Iliade e dell'Odissea.
Quella pietà che penetra nell’anima quando Achille incontra il padre di Ettore, il vecchio re Priamo, prostrato davanti a lui per chiedere il corpo devastato del figlio, così da dargli degna sepoltura.
In quella lettura tutti noi avremmo dovuto comprendere che la guerra e l'indifferenza sono solo una costruzione di una identità apparente, basata sull’autoaffermazione come ha svelato Simone Weil nel suo libro sull’Iliade, quando cafferma che la giustizia è eternamente in fuga dal campo dei vincitori, mentre la grandezza dell’uomo è nella pietà: un padre che si umilia per avere indietro almeno il corpo del figlio di cui Achille ha fatto scempio.
Chi di noi si “umilierà” per “chiedere” il corpo di Satnam Singh, dei bambini annegati nell’acque calabresi, antica Magna Grecia e del piccolo di Tor Bella Monaca?
Si è parlato di barbarie, ma i “barbari” rispettavano la dignità umana. Qui siamo oltre: alla perdita della dimensione umana, perché abbiamo perso la capacità di “prenderci cura” delle persone più fragili: lavoratori sfruttati nelle nostre campagne, bambini in fuga per le guerre, bambini invisibili nelle nostre periferie.
È il naufragio della nostra coscienza.
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* Già primario all’Ospedale San Gallitano di Roma. Molto impe?nura nella cura dei più poveri. In Italia e «a casa loro».