mercoledì 5 febbraio 2025

Lo strabismo cattolico di JD Vance: deportare gli immigrati è da cristiani


Il vicepresidente di Donal Trump, JD Vance, è determinato a portare i dettami della dottrina sociale della Chiesa nella politica che insieme al presidente sta conducendo. Nato in una famiglia protestante evangelica conservatrice, si è convertito al cattolicesimo nel 2019, influenzato, a quanto lui stesso dice, da Sant’Agostino di Ippona.

In un'intervista del 29 gennaio a Fox News http://www.foxnews.com/video/6367976490112, ha sostenuto che il piano del presidente di deportare milioni di persone non è in conflitto con le sue convinzioni religiose. «C'è questa vecchia scuola - e penso che sia un concetto molto cristiano, tra l'altro - secondo cui ami la tua famiglia, poi ami il tuo vicino, poi ami la tua comunità, poi ami i tuoi concittadini e il tuo Paese, e poi dopo puoi concentrarti e dare priorità al resto del mondo», ha spiegato. Secondo Vance, «Molti esponenti dell'estrema sinistra hanno completamente invertito questa tendenza. Sembrano odiare i cittadini del loro stesso Paese e preoccuparsi di più delle persone al di fuori dei loro confini. Non è questo il modo di gestire una società». Eccolo il modo: «Penso che la profonda differenza che Donald Trump porta alla leadership di questo Paese sia il semplice concetto di America First. Non significa che odi qualcun altro; significa che hai una leadership - e il presidente Trump è stato molto chiaro su questo - che mette al primo posto gli interessi dei cittadini americani. Allo stesso modo in cui il primo ministro britannico dovrebbe preoccuparsi degli inglesi e i francesi dovrebbero preoccuparsi dei francesi, abbiamo un presidente americano che si preoccupa principalmente degli americani, e questo è un cambiamento molto gradito».

Il noto padre gesuita James Martin – riferisce il settimanale cattolico britannico Catholic Herald (1/2) – è intervenuto sulle affermazioni di Vance sottolineando che il vicepresidente non ha colto il significato della parabola del Buon Samaritano. Gesù per spiegare il suo dettame «ama il prossimo tuo come te stesso», racconta che solo un samaritano soccorre l’ebreo malmenato dai ladri . «L'uomo – riassume Martin – non viene aiutato da coloro che gli sono più vicini (un 'sacerdote' e un 'levita'), ma da un samaritano. A quel tempo, ebrei e samaritani si sarebbero considerati nemici». «Quindi, il messaggio fondamentale di Gesù – spiega il padre gesuita – è che tutti sono il tuo prossimo, e che non si tratta di aiutare solo la tua famiglia o le persone a te più vicine. Si tratta specificamente di aiutare coloro che sembrano diversi, stranieri, altri. Sono tutti i nostri “prossimi”. Ma il punto più profondo di Gesù può essere compreso solo dal punto di vista dell'uomo sconfitto: la nostra salvezza finale dipende, come è successo a quell'uomo, da coloro che spesso consideriamo “stranieri”».

«I conservatori, tuttavia – scrive il Catholic Herald – si sono affrettati a sottolineare che Vance stava semplicemente parlando dell’ordo amoris – la “gerarchia dell’amore” – un’idea notoriamente formulata da Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino. “Nelle questioni che riguardano la natura, dovremmo amare di più i nostri simili; nelle questioni che riguardano i rapporti tra cittadini, dovremmo preferire i nostri concittadini; e sul campo di battaglia, i nostri commilitoni”, scrisse Tommaso nella sua Summa Theologica».

Che un certo strabismo non sia solo di Vance?

Da ADISTA, 4 febbraio 2025