giovedì 6 febbraio 2025

“Restare dentro” e andare oltre

 

Potete trovare queste pagine che maturai giovanissimo negli anni 1969-1971 e che furono stampate dall'Editore Claudiana nel 1975 nel mio libro “Una fede da reinventare” come traduzione e ipotesi di impegno comunitario di alcune comunità di base “statu nascenti”.

don Franco Barbero 2 febbraio 2025

 

Avere una strategia

Quello che conta, che forse è evangelicamente più crocifiggente e fecondo, è restare umilmente, combattivamente, costruttivamente (senza crederci i puri) dentro la chiesa, nella sua struttura essenziale, senza cedere alle minacce ed ai ricatti dell’ufficialità, cioè alla sua sfera di alleanza coi potenti, restarci fino al giorno in cui l’evangelo non ci comandi di lasciarla.

Uscire oggi significa produrre delle cicatrici che la chiesa ufficiale ricuce molto presto, con estrema facilità: significa soprattutto entrare nella sua logica. Questa chiesa infatti è disposita a perdere uominî anche eccellenti ed in gran numero per « purificare l’aria ». Così ovunque. Pensiamo che Cristo ci chieda di aderire alla sua chiesa, lottando a icempi lunghi e senza illusioni per corroderne, disgregarne la ufficialità, proprio restando ai limiti dell'istituzione, ma nel cuore della comunità cristiana, in stato di perenne conversione, s{ruttando le modeste possibilità rivoluzionarie esistenti e poncndo con la vita qualche segno dell’evangelo. In un'ora in cui la chiesa è disposta ai più crudi « misfatti dell'ortodossia », è importante non fare i ragazzotti indisciplinati.

 

La fede non è idiozia politica

Non appare anche a noi, con dolorosa chiarezza, che nella :hiesa sembra esservi qualcosa come una diffidenza costituzionale “ontro la libertà dello spirito? Noi siamo e restiamo in essa nonostante tutto questo,

Ci pare vera oltre che suggestiva la |‘?MW  cui egli dimostra come nulla, per la fedeltà di Dio, va.peryjulo P  1i quanto si semina profeticamente per il futuro. Egli ricorda « giustamente ci inchiniamo con rispetto e gratitudine di fronte all’impegno cristiano di quegli eroi solitari che lottarono per una nuova veracità, per un futuro della chiesa, che sembrava allora quasi impossibile. Ebbero a soffrire, a gemere peso non veracità, della debolezza, dell'oscurità, della non santità della chiesa, alla quale dedicarono se stessi. Essi soffrirono per la chiesa, ma non si scoraggiarono, né decisero di andarsene.

“Da parte di altri fratelli cristiani, di pastori e teologi nella chiesa, furono sospettati, ostacolati, disonorati, accusati di eresia, perseguitati e condannati, ma cssì continua- rono a lavorare, per quanto potcromo. Passarono per pericolosi, estremisti, troppo radicali, come eretici e rivolurionari, ma andarono tanto avanti, quanto li si lasciò andare, e a volte anche oltre: miti nella parienza, impavidi e coraggiosi contro ogni paura, spesso con una ubbidienza che ai superiori sembrò disubbidienza, perché ubbidirono più a Dio che agli uomini. Come teologi o preti operai, come sacerdoti in cura d'anime o come laici impegnati, si trovarono spesso in prima linca senza copertura umana, con alle spalle soltanto l'evangelo di Gesù Cristo, E così, la loro sofferenza, senza scusare quelli che l’hanno procurala,  è diventata grazia.”(Hans Küng).