Nell'ultimo numero di Rocca 4-15 febbraio ‘25
ho letto il secondo articolo del signor Giuseppe Grampa. Sono in totale dissenso teologico da questo signore. Penso ai vent'anni (parlo di 50 anni fa) trascorsi con Hans Küng, e tutti i teologi, teologhe della liberazione in Olanda, Giappone Francia, Germania, Belgio e in 30 città italiane. Ma dieci anni interi li ho dedicati allo studio dei concili (24) che sono la fabbrica dei dogmi della divinità di Gesù, della Trinità, della verginità di Maria, della “creazione” del peccato originale, di inferno e pene eterne, dell'invito a sterminare i fuori regola cioè gli eretici, “Dictatus papae” e simili baggianate.
In questo secondo articolo del Signor Giuseppe Grampa trovo due affermazioni su cui devo esprimere il mio totale dissenso. Il primo dissenso sta dalla falsa affermazione che tutte le chiese cristiane d'Oriente e di Occidente si riconoscono nella fede proclamata a Nicea (anno 325), cioè la fede in Gesù “vero uomo e vero Dio” e ricordando Paolo VI perché ci dona la chiave per leggere l'ultimo Concilio nel suo nucleo cristocentrico affermando la Fede di Nicea ed evitando la deriva ecclesiocentrica che crea la fede per cui l’ebreo Gesù viene eclissato nella sua umanità totalmente ebraica, e riconosciuto come “figlio di Dio” che in ebraico viene reso affine a quanti anni una missione affidata da Dio e in essa si sono coinvolti.
Ma, caro signor Giuseppe Grampa, lei nei suoi scritti ignora del tutto Ario, il martire della fede originaria, e non lo cita nemmeno. Oggi esiste una documentazione di altissimo livello nella storiografia che ci dimostra che Ario non fu un teologo isolato e che fino al IV secolo si poteva essere ariani come sono io che credo in un Dio solo con nomi diversi nelle varie religioni, ma il mistero riconosce un Dio solo, il principio e il centro. Questa dimenticanza di Ario e delle molteplici espressioni cristologiche di Gesù nei primi quattro secoli mi sembra assai grave. Oggi non mancano gli studi storici, ma lei, caro Signor Grampa, torna solo sempre alla dogmatica dei concili che sono una prigione più che non un dibattito. Mi permetto di consigliare la lettura di due testi storici: “Nel nome della Croce” di Catherin Nixey e “Gli altri figli di Dio” della stessa studiosa (Bollati Boringhieri) e aggiungo il libro di Luigi Sandri “Dire oggi il Dio di Gesù” (a 1700 anni dal concilio di Nicea) Edizioni Paoline. ma tra i miei 32 libri troverà ad accunga scillabeth ad altri 190 autori citati da Alberto contrasto con Nicea.
Ma lei dice bene che la chiesa non è il centro, ma subito, a mio avviso, lei mette Cristo al Centro. Più che mai sono in dissenso da Lei, caro Signor Grampa, perché al centro c'è solo Dio e Gesù è il fedele testimone della sua volontà. Prego molto e solo Dio affinché mi dia la speranza e il coraggio, la gioia e la forza e la perseveranza di camminare sulla strada di Gesù, il profeta e il maestro di vita che non ha mai messo al centro se stesso ma il Dio del creato, dell'amore, della speranza e dell'impegno per un mondo più giusto e disarmato.
Dio resta colui che ci dà la forza per seguire le orme del suo profeta che nell’ebraismo è chiamato anche figlio di Dio, per indicare colui che ha adempiuto e insegnato il cammino del regno di Dio con la sua vita.
Franco Barbero, 16 febbraio 2025