domenica 23 febbraio 2025

Il Battito del cuore di Abramo

 

La causa di Dio è crocifissa

Tessere l'elogio del nostro tempo per molti aspetti è davvero difficile. Molti, troppi sono i “crocifissi” e le “crocifisse” nella storia di oggi. A tal punto che qualcuno, con linguaggio ardito e non privo di ambiguità, parla di un “Dio crocifisso". Non nel senso che Dio sia stato affisso ad una croce, ma nel senso che molti testimoni di Dio, a partire dai profeti fino a Gesù, fino a tantissime altre persone, sono stati combattuti e “liquidati’” dal potere dei "grandi"o ”sepolti” dall’'indifferenza dei più.

La “causa di Dio" è troppo spesso crocifissa. Anche per noi cristiani sulla croce non muore un Dio, ma il testimone di Dio per eccellenza. Ma, nonostante questo, non possiamo perderci nella nostalgia e diventare cantori del buon tempo antico. 

 

Costruite le case ed abitatele

Forse, proprio per fare gli occhi alle nuove aurore, alle ventate di novità che, più o meno silenziosamente, emergono nel mondo e nelle chiese, bisogna abituarsi a guardare molti tramonti, senza per questo pensare che scompaia il sole. Bisogna che accetti il tramonto di oggi per gustare l'aurora di domani.

 

Le prigioni dell'io

La sapienza biblica ci mette in guardia da quella idolatria di sè che rompe i ponti con Dio e con la  “comunità" umana e cosmica di cui siamo parte o, meglio, partners. La fede ebraico-cristiana lacera questo incurvamento del soggetto su se stesso che, spesso, oggi si esprime anche con suggestive pratiche di “meditazione”. Questo dolce ripiegamento “meditativo”", quando prescinde dal liberante rapporto con Dio, può condurre a rinchiudersi nella splendida prigione dei propri bisogni, dei propri desideri e dei propri progetti.

“C’era una volta un uomo intento a costruirsi la casa. Voleva che fosse la più bella, calda e accogliente del mondo.

Vennero a chiedere il suo aiuto perché il mondo stava  andando a fuoco.

Ma a lui interessava soltanto la sua casa, non il mondo.

Quando finalmente ebbe finito di costruire la casa, scoprì che non c'era più il mondo...”.

 

Dio rompe la gabbia dell'io

Per vivere e combattere, per sperare e resistere, per poter ancora piantare alberi e mangiarne i frutti, la  fede cristiana apre un orizzonte; “vivi al cospetto di Dio!". Per la Bibbia questo vivere al cospetto di Dio viene chiamato “timor di Dio”.

“Nessun moderno è in grado di avvertire, con intensità paragonabile all'uomo antico, il timor di Dio; nessuno ha più la capacità di cogliere con tanta forza prossmità e distanza. ‘Il battito del cuore di Abramo, l’amico  del Misericordioso, si udiva, allorché si levava la preghiera, alla distanza di un miglio, tanto temeva il suo  Signore’. Nulla di più errato che intendere questo  detto islamico come espressione di una religione di  pura paura di un giudice severo. E' ben chiaro infatti che quel timore, che invade il petto di Abramo, fa  tutt'uno con il suo essere qualificato ‘amico del Misericordioso’ e con la capacità di instaurare un intimo, intenso colloquio con ‘il suo Signore’. A rendere insolita la frase non è il passaggio da una religione del timore a una dell’amore, ma il fatto che il cuore  dell'uomo moderno batte in un modo incomparabilmente meno tumultuoso” (Piero Stefani, Il Regno,  15/9/95, pag. 506).

Forse, dice la Bibbia, se vuoi resistere alla musica del nulla, alla seduzione degli idoli, se non vuoi cadere nelle illusioni della “meditazione” egocentrica, fa’ in  modo che “il battito del tuo cuore verso l'Eterno si oda ad un miglio di distanza quando ti rivolgi a Lui in preghiera”.

Si può non essere fanatici ed ingenui eppure essere appassionati e pazzi di speranza anche in un tempo  che non concede nulla all'utopia.

Cercansi donne e uomini di grande passione!

Franco Barbero 1999, da “Il giubileo di ogni giorno”.