domenica 9 febbraio 2025

HAKEILLAH (LA COMUNITA’] - BIMESTRALE - ORGANO DEL GRUPPO STUDI EBRAICI DI TORINO

Giacobbe lotta con l'Angelo [(Genes, 32,26)

APPUNTI DI VIAGGIO NELLO STERMINIO

di Michele Sarfatti

In ottobre ho compiuto un breve intenso viaggio di comprensione negli ex-lager nazisti di Treblinka, Sobibór, Bełżec e Majdanek, con una prima rapida tappa a Varsavia. I primi tre campi furono sede dell’immenso ebreicidio denominato Aktion Reinhardt (forse un milione e settecentomila uccisi). Eravamo in cinque: Elżbieta Janicka, Elena Pirazzoli, Laura Quercioli Mincer, responsabile di una ricerca universitaria sui monumenti e memoriali in Polonia e Anna Jagiello, responsabile arte dell’Istituto Polacco di Roma, grazie alla quale il Ministero della cultura di Polonia aveva provveduto agli alberghi e ci aveva messo a disposizione un pulmino.

A Varsavia abbiamo visitato il cimitero ebraico e l’Istituto Storico Ebraico (Żydowski Instytut Historyczny). Nel primo, ci siamo fermati tra l’altro alla tomba del creatore dell’Esperanto Ludwik Lejzer Zamenhof, morto nel 1917, e al monumento per il pedagogo Janusz Korczak, ucciso nel 1942. Quest’ultimo è molto noto in tutto il mondo, e giustamente; ma sul posto sottolineano – sempre giustamente – che non fu l’unico curatore di bambini ebrei polacchi rimasto con loro fino alla morte collettiva. Avevo già visitato nel ZIH l’esposizione dei documenti del ghetto di Varsavia dall’Archivio Ringelblum, un’esposizione gonfia di storia e priva di perline colorate, contenente le voci del ghetto prima della morte per fame, o della rivolta senza lieto fine, o della deportazione a Treblinka. Anche il cimitero ha costituito un’introduzione al campo di Treblinka, che abbiamo raggiunto il giorno dopo. Nel primo, ciascun defunto ha una lapide; nel secondo, sulle pietre sono scritti solo i nomi di località. Mentre camminavamo in questa area, ci è stato fatto notare che, per terra, non tutto ciò che appariva pietrisco lo era; alcune cose dure dovevano essere frantumi di ossa bruciate. E, nel vecchio punto di raccolta delle bottiglie, il lavorio delle talpe e l’azione della pioggia avevano fatto riemergere pezzi di vetro dell’epoca. No, le morti e le vite prima delle morti non se ne vanno da quell’area. A pochissima distanza da questa, si stagliano crocefissi, molto alti come usa costà. E la limitrofa area del campo di lavoro punitivo è dotata di un itinerario denominato ‘via crucis’.