per te il silenzio è lode
Lidia Maggi, Angelo Reginato
Salmo 65
A te spetta la lode,
o Dio che dimori in Sion!
A te il compimento
delle promesse.
A te, che esaudisci
la preghiera,
verrà ogni creatura.
Mi opprime il peso
delle mie colpe,
ma tu perdonerai i
miei peccati...
Tu percorri la terra
e la irrighi,
la fai produrre
abbondantemente...
I pascoli si rivestono
di greggi
e le valli si coprono
di frumento;
essi prorompono
in grida di gioia e cantano.
Lidia: l'attacco iniziale di questo Salmo ha un significato differente nell’originale ebraico.
Quell'invito ad aprire la bocca per magnificare i prodigi di Dio, quella lode dovuta al Creatore, lascia posto al silenzio. Suona proprio così, alla lettera: “per te il silenzio è lode". Quella lode che è un'esplosione della voce, mossa dall’entusiasmo, voce riconoscente, che riconosce i doni ricevuti ed è piena di riconoscenza, qui è chiamata ad ammutolire. Un’affermazione paradossale, su cui vale la pena cercarne il senso. Quel silenzio fotografa la premessa della lode, l'attimo di stupore, che precede il parlare? Oppure è una radicale messa a tacere dei tanti discorsi con cui riteniamo di dare lode a Dio, mentre in realtà non fanno che appannarne l'immagine? Che relazione c'è tra il silenzio e la lode?
Angelo: forse, il testo è volutamente ambiguo e non è bene risolverlo in un significato univoco. Può essere il silenzio di chi è senza parole di fronte alle meraviglie e si sente inadeguato al cospetto di Dio. Quel silenzio invita pure ad un'attenzione per vedere a fondo ciò che accade in una vita. Lo stesso linguaggio silenzioso è fatto proprio da Dio, che risponde alla preghiera umana non con parole ma con prodigi di giustizia. Il dialogo con Dio prende forma solo grazie all’attenzione a quanto avviene attorno a noi. Ma l'invito al silenzio risuona anche come monito a tacere, a smettere i nostri troppi discorsi fatti per lodare Dio, per esaltarlo, mentre in realtà le nostre parole soffocano il suo manifestarsi, proiettando sul divino i nostri pensieri. Come dice il Qohelet: “Dio è in cielo e tu sulla terra. Perciò le tue parole siano poche”.
Lidia: insieme al silenzio dello stupore o dell’inadeguatezza, il salmista ci fa intravedere il silenzio che opprime il colpevole. Com'è possibile che abbia tradito quel modo d'essere ideale, con cui mi identificavo? In questo caso, solo il perdono può far fiorire di nuovo la parola. Sentendo che quanto giudicava irreparabile in realtà non ha allontanato il Dio ricco di grazia, sgorgano parole che esaltano la bellezza del sentirsi a casa con Dio. Allora cambi l’esperienza che si fa del mondo: lo si percepisce stabile, affidabile, saldamente nelle mani di un Dio che se ne prende cura.
Angelo: come fare proprie queste parole che esultano per una realtà redenta, dove tutto canta e grida di gioia? Il presente della lode anticipa quanto possiamo solo desiderare nel futuro di una storia giunta a compimento. Allora, non solo l’oppressione della colpa sarà tolta grazie al perdono: tutta la creazione smetterà di gemere e la vita buona giungerà a realizzare la propria giustizia. Ma prima di quel giorno solo il silenzio potrà custodire quel sogno. Perché è il silenzio a far tacere le parole dei salvati che dimenticano i sommersi. È solo quel silenzio che dà voce all’assenza e all’attesa a dettare il tono giusto della lode a Dio
ROCCA 15 GENNAIO 2025