RICONOSCERE, TUFFARSI, AMARE
Vangelo di Giovanni 21,1-10
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con Te».
Se Dio ha reso feconda l’opera di Gesù e, risuscitandolo, ha confermato la validità del suo operato, possiamo essere sicuri che i semi di speranza, di giustizia e di solidarietà che anche noi gettiamo nel solco delle nostre piccole vite non saranno dimenticati o destinati al nulla.
Tuffarsi
Riconoscere la vitalità e la validità del messaggio di Gesù, misurarne la profondità e apprezzarne le prospeitive che apre per la nostra vita non è cosa di poco conto. Eppure resta essenziale un passo ulteriore senza il quale diventiamo ammiratori di Gesù. ma non suoi discepoli e discepole. Pietro “si getta nel mare” (versetto 7). Questo tuffo di Pietro è un'immagine straordinariamente espressiva e costituisce una testimonianza esplicita: occorre saper decidere, coinvolgersi, buttarsi.
L’incontro con l'esperienza e la persona di Gesù diventa vivo e reale solo quando maturiamo qualche “tuffo” qualche decisione che davvero incide in profondità e in concretezza nella nostra vita quotidiana. Senza questa incisività la fede corre sempre il rischio di ridursi ad un gioco di parole, di riti, di pratiche religiose prive di ogni reale forza di trasformazione delle nostre scelte. Quante volte l’attaccamento alle nostre “terreferme” oppure alle nostre infeconde ma ben protette “navicelle”, ci impedisce di buttarci. Per una comunità cristiana è certo più tranquillizzante gestire la routine catechistica, sacramentale e pastorale anzichè tentare nuovi sentieri.
Amare
Il brano giunge al vertice nel dialogo tra Gesù e Pietro: “Mi ami tu?”. Possiamo riconoscere, possiamo “tuffarci”... ma l'elemento decisivo della nostra vita e della nostra fede resta sempre l’amore. L’amore che qui viene riferito nella direzione del dlscepolo verso il maestro, per noi può essere il cartello che indica la direzione da realizzare in tutte le esperienze della vita.
Ho fiducia in Te, o Dio,
perchè Tu sei la forza
che mi guida verso l'amore.
Giorno dopo giorno
mi rendo conto che anch’io posso amare,
che l’amore può trasformare la mia vita
e dentro le speranze, i progetti e le lotte di ogni giorno
voglio mettere al primo posto la mia conversione all’amore.
Voglio fare mia, o Dio,
la convinzione dell’apostolo Paolo:
“Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e l’amore.
Ma la più grande di esse è l’amore” (1 Corinzi 13,13).
don Franco Barbero, 25 aprile 2004 in Olio per la lampada.