martedì 11 marzo 2025

 CHI PUÒ GODERE SENZA DI LUI?

 

Solo con il trascorrere degli anni ci penetra nel cuore la consapevolezza che Dio è la presenza accompagnatrice che si nasconde ma non ci abbandona.

Michael Walzer, in Esodo e Rivoluzione (Feltrinelli),  scrive che “l’Alleanza è l'invenzione politica dell'Esodo", ma la parola alleanza oggi necessita di una nuova interpretazione. Direi che oggi potremmo in qualche misura tradurla così: Dio ofire alle donne e agli uomini, anzi al creato, la Sua compagnia, la Sua amicizia.

Il libro dell’Esodo, “storia delle storie”, è la metafora per eccellenza nel nostro cammino nel presente. Come Israele non poteva conquistarsi da solo la libertà dall'Egitto, così nessuno di noi può progettare la propria liberazione senza la compagnia di Dio: ecco il cuore del messaggio.

Dio non perde occasione per ricordarlo: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, della casa di schiavitù" (Es 20,2). Ricordati: non sei uscito da solo, non sei uscito per la forza dei tuoi muscoli o per l'intelligenza dei tuoi progetti.

 

Ma noi...

E' qui che entra in gioco la nostra libertà. Possiamo illuderci di farcela da soli e pensare che Dio, girate le spalle al faraone oppressivo e visibile, sia diventato ormai superfluo per noi: diremmo un compagno di viaggio inutile, un retaggio della nostra infanzia “interiore”.

Il Deuteronomio, in uno stupendo capitolo, ricorda questa “tentazione” più che possibile: “Quando non ti mancherà più nulla, nei giorni della sazietà, guarda bene che non ti capiti di dimenticare Colui che ti ha liberato..." (Dt 8).

Siccome Dio è una compagnia esigente che ci spinge incessantemente verso la libertà bella ma scomoda, che non si accontenta di una primavera di liberazione, ecco che spunta la tentazione di disfarci di un liberatore così poco accondiscendente. Egli vuole portare noi fuori dall'Egitto e, più ancora, vuole portare l’Egitto fuori da noi. Non gli basta liberarci dal faraone esteriore, ma vuole scovare e cacciare i faraoni interiori.

 

"Non avrai altri dei..."

La storia di Israele e le nostre vicende personali lo dimostrano chiaramente: lungo il cammino della vita ricompaiono gli idoli. Non ci vuole molto acume a riconoscerli. E' sufficiente un pizzico di onestà con se stessi. Gli idoli si addensano come moscerini attorno alla lampada. La casa, svuotata di Dio, non tarda a riempirsi di una “legione di spiriti maligni", per dirla con Marco. Ma noi sembriamo piuttosto contenti e accoglienti verso questi inquilini che, lentamente, diventano i veri padroni di casa, della nostra casa. E così, tradendo il comandamento “Non avrai altri dei di fronte a me" (Es 20,3), siamo ritornati alla schiavitù delle cose e del superfluo non condiviso che diventa faraonico.

Franco Barbero, 1971