L. Tommaselli, Jacques Gaillot. Un vescovo per il vangelo
Un libro da leggere - Una memoria profetica
«Lei deve imparare a cantare nel coro non fuori dal coro» è l'ammonimento che papa Wojtyla nel 1992 rivolge a Jacques Gaillot, vescovo di Évreux in Normandia, noto in Francia per le sue posizioni a favore di immigrati e omosessuali e contro il riarmo. E’ l'anticipazione di quello che accadrà tre anni dopo, quando Gaillot verrà rimosso da Evreux e nominato vescovo titolare di una diocesi «Fantasma» e senza popolo, Partenia (Algeria), antica sede episcopale della provincia romana della Mauritania Sitifense, dove per trovare l'ultimo vescovo residente bisogna tornare al V secolo. Ma Gaillot non si scoraggia: va ad abitare a Parigi in una casa occupata in rue du Dragon, in mezzo agli irregolari, e continua a esercitare il suo ministero di vescovo dei sans papiers.
Gaillot muore nel 2023, ora la sua originale esperienza viene raccontata in questo prezioso volume.
Nato nel 1935 da una coppia franco-tunisina, prete nel 1961, vescovo di Évreux nel 1982. E l'esperienza della querra di Algeria - dove era stato inviato per il servizio militare - che lo porta su posizioni pacifiste; nel 1983 difende in tribunale un obiettore di coscienza e nel 1988 vota contro un documento approvato a maggioranza dalla conferenza episcopale Fiancese a sostegno della «dissuasione nucleare», con il disappunto dei suoi confratelli vescovi con l’elmetto. Viene bacchettato anche dal ministro dell’Interno, il neogollista Pasqua, quando nel 1994 critica pubblicamente le sue leggi contro gli immigrati. Allergico alle ipocrisie e alle reticenze ecclesiastiche, parla liberamente sui media francesi a sostegno di omosessuali, donne, immigrati e per una chiesa senza preti, sul modello delle prime comunità cristiane. Fino al confinamento a Partenia, che però Gaillot trasforma in una diocesi senza frontiere estesa come il mondo. «Una fin troppo facile tendenza ad etichettare lo ha imprigionato nel comodo cliché del vescovo ribelle, contestatore, mentre non è stato altro che un fedele operaio del Vangelo di quel Gesù di Nazareth che non ha esitato a trasgredire qualsiasi precetto, anche religioso, per il bene irrinunciabile dell'uomo», scrive Tommaselli. «Una straordinaria figura di vescovo quella di Gaillot, il vescovo degli ultimi, dei sans papiers, degli sfruttati. Ma ebbe la disgrazia di operare sotto il papato di Giovanni Paolo II», scrive Alex Zanotelli nella postfazione. Papa Francesco nel 2015 l'ha invitato in Vaticano: non una riabilitazione ma almeno il riconoscimento della sua testimonianza evangelica radicale.
Luca Kocci
Chiesa il “Vangelo-dinamite” del vescovo Gaillot, che fu cacciato da Wojtyla a causa di gay e migranti
La libertà è amore, per un “operaio del Vangelo”. Monsignor Jacques Gaillot era un vescovo francese e sosteneva: “Il Vangelo è pericoloso e, se lo si applicasse alla lettera, provocherebbe uno tsunami. Se lo si vive, è dinamite”. Gaillot si batteva ogni giorno per una Chiesa en plein vent, al vento aperto, che evoca la Chiesa in uscita di Francesco, il papa della misericordia.
Il presule è morto il 12 aprile dell’anno scorso e padre Alex Zanotelli lo descrive così: “Una straordinaria figura di vescovo quella di Jacques Gaillot, il vescovo degli ultimi, dei sans papier, degli sfruttati. Ma ebbe la disgrazia di operare sotto il papato di Giovanni Paolo II. In più non era gradito neanche al governo (francese, ndr) con cui si era scontrato per la legge sull'immigrazione e contro gli armamenti nucleari”. Il 12 gennaio del 1995, monsignor Gaillot, vescovo della diocesi normanna di Évreux, fu infatti convocato in Vaticano e invitato a dare le dimissioni. Lui ritenne di non darle e così venne rimosso. Gli fu assegnata la diocesi soppressa di Partenia, in Africa, una di quelle “sedi titolari” onorifiche della Chiesa che di fatto non hanno più un territorio ecclesiastico.
La figura di Gaillot “operaio del Vangelo” viene adesso ricostruita dallo studioso Lorenzo Tommaselli in Jacques Gaillot, Un vescovo per il Vangelo (Il Pozzo di Giacobbe, 83 pagine, 11,90 euro). Il libro ha una prefazione di padre Raffaele Nogaro, indimenticato vescovo di Caserta, e una postfazione del citato padre Zanotelli. Ordinato vescovo nel 1982, monsignor Gaillot da subito cominciò a essere mal sopportato dai suoi “colleghi” della conferenza episcopale francese. Era il 1983 quando votò no a un testo che legittimava le armi nucleari “per dissuadere gli aggressori”. Da quel momento in poi ebbe una ribalta mediatica nazionale che alla fine scontò con la rimozione da Évreux, provocata anche dalla rabbia dell’allora ministro dell'interno Charles Pasqua per le posizioni pro-migranti di Gaillot.
A parte l'impegno per la pace e per l’accoglienza, il vescovo fu un precursore delle benedizioni alle coppie omosessuali. E quando poi venne nominato pastore fantasma di Partenia, fu pure il primo vescovo internauta, aprendo un sito in sette lingue: “Assumo il rischio di lasciarmi accogliere da tutti quegli uomini e tutte quelle donne di cui non conosco il volto. Partenia evoca queste terre sconosciute e lontane”. Da vescovo di Partenia, Gaillot andò ad abitare a Parigi in un palazzo occupato abusivamente. “Voce profetica e libera di una Chiesa altra”, come scrive Tommaselli, il vescovo rimosso da Giovanni Paolo II fu di fatto riabilitato da Francesco nel 2013. Papa Bergoglio lo invitò a Santa Marta il primo settembre del 2015. Nel libro c'è il resoconto del loro colloquio, riportato da un testimone. In anticipo di otto anni su Fiducia supplicans (la Dichiarazione vaticana sulla benedizione delle coppie omosessuali), Gaillot raccontò a Francesco di aver benedetto coppie di separati e di omosessuali. Questa fu la risposta del papa: “La benedizione di Dio è per tutti”.
Fabrizio D'Esposito (da "Il Fatto Quotidiano”, 30 settembre 2024) (in libreria per Il Pozzo di Giacobbe, 2024, €11,90)