giovedì 27 marzo 2025

È NECESSARIO PER RITROVARE LA FEDE MATURA

Ritornassimo all’essenziale?

don Franco Barbero, 1970

 

Dal castello alla casa.

Senza che ce ne accorgiamo nella nostra chiesa avviene storicamente un aumento, un accrescimento continuo. Provo ad  esemplificare. Per ogni “madonna che appare” si stabilisce una nuova festa, una devozione, una celebrazione...

Per ogni santo “canonizzato”, almeno per un certo territorio, si crea un santuario, una festa, un posto nel calendario.

Questo continuo “aumento” è un fenomeno che si è accentuato negli ultimi due secoli: madonne che appaiono, che piangono, che lanciano messaggi attivano santuari e pellegrinaggi, rosari e devozioni. Il Vaticano è una fabbrica di santi e sante, di beati, di “servi di Dio”. Nei sacri palazzi ci sono degli addetti, debitamente stipendiati, per trovare, costruire, spesso inventare le opere sante dei candidati “agli onori degli altari”. Ogni madonna ha i suoi devoti, così come ogni santo.

E poi dal cervello di don Bosco alle mammelle di Santa Eugenia, dal sangue di San Gennaro alla sindone di Torino,.. è un prosperare di ostensioni, processioni, novene, tridui e feste patronali. E tutti fanno miracoli... Chi più ne fa più acquista devoti. E le reliquie?

Dalla croce del calvario ai capelli di San Giuseppe... non manca davvero nulla alla fantasia devota e fanatica.

E poi... non facciamo gli ingenui: le madonne e i vari padre Pio producono affari. E si vendono statuine da quindici centimetri fino a colossi di tre metri. E anche l’industria dei lumini e delle candele non è robetta da nulla.

Mi limito a questo piccolo elenco, ma ci sarebbe da proseguire con pagine e pagine di questo arsenale devozionale.

Confondendo fede e religiosità popolare (spesso con intenzioni non così limpide), ci si illude che il popolo sia educato ad un cammino cristiano. In realtà questo “accumulo” di cose e di pratiche devozionali, è una costruzione in piena espansione.

Quanto più procede la secolarizzazione (spesso il secolarismo) tanto più si riempiono le chiese, i santuari, gli istituti religiosi... di questo emporio sacro anziché affrontare l'impegno di una testimonianza e di una evangelizzazione bibliche e adulte. Poi ogni “congregazione” ha il suo fondatore o la sua fondatrice…

Addobbare una statua di gesso è molto meno impegnativo che preparare un gruppo di lettura biblica. Accendere dei lumini e delle candeline è molto più semplice che sollecitare la comunità ad un incontro biblico.

Ma, senza volere dissennatamente sentenziare sui comportamenti delle persone, è onesto constatare questa adiunctio, questo accrescimento costante dei segni sacri.

C'è di più: questa crescita è avvenuta anche sul piano dogmatico.

Da Nicea fino al 1° novembre 1950, con la definizione del dogma dell’Assunzione, il magistero ha annoverato nell’elenco delle “verità di fede” dottrine per secoli ignorate o discusse. Dal Concilio di Trento fino al 1950 il papato e la figura di Maria hanno ricevuto l’aureola dogmatica con infallibili pronunciamenti.

 

Come ritrovare l’essenziale

Non è tempo di operare una svolta di discernimento? Non si tratta di irridere, disprezzare o buttare via il passato, ma di riconoscere che la storia comporta il superamento di certi linguaggi e che gli studi biblici ci permettono di uscire da alcune concezioni e da alcune prigioni mentali.

Non esiste una vera riforma se ci portiamo dietro tutto questo “inutile fardello”, questo castello di presunte verità di  fede che, in realtà, sono state dottrine che hanno fatto il loro  tempo e ora sono scadute. Anche l’immaginario religioso non può permettersi di essere immutabile, statuario.

Si tratta di avviare un’operazione di abliatio, cioè un togliere, un lasciare cadere, un portare via. Non più un aggiungere, ma una attenta e coraggiosa opera di essenzializzazione: “Riformare allora assomiglia più a un togliere che a un aggiungere. Assomiglia ad un atto di ablatio, analogo a dquello che compie lo scultore che deve solo liberare e far emergere la statua dal masso informe di marmo che ha davanti: il suo lavoro sarà quello di togliere perché si manifesti la nobilis forma già presente nel masso”. Dallo stesso libro da cui ho tratto la citazione riporto due lucide riflessioni di Joseph Ratzinger: “Riforma è sempre nuovamente un'ablatio: un toglier via, affinché divenga visibile... il volto della sposa e insieme con esso anche il volto dello Sposo stesso, il Signore vivente... Quanti più organismi facciamo, siano anche i più moderni, tanto meno c'è spazio per lo Spirito, tanto meno c'’è spazio per il Signore, e tanto meno c'è libertà. Io penso che noi dovremmo... iniziare nella chiesa a tutti i livelli un esame di coscienza... che dovrebbe avere conseguenze assai concrete o recare con sé un'ablatio che lasci di nuovo trasparire il volto autentico della chiesa. Esso potrebbe ridare a tutti noi il senso della libertà e del trovarsi a casa propria in maniera completamente nuova”. Del resto, lo stesso Ratzinger nel 1969 (allora solamente teologo) aveva scritto che “oggigiorno la chiesa è diventata per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono a vedere in essa nient’altro che l’ambizione umana di potere, il meschino teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano ostacolare più di ogni altra cosa il vero spirito del cristianesimo”.

da Confessione di fede di un eretico.