mercoledì 5 marzo 2025

Come la vescova Budde ha smontato Trump

Adista, 15 febbraio 2025

 

Con poche, puntuali indicazioni - per un'«unità del popolo e della nazione» al di là di «diversità e divisioni» che «serva al bene comune» - la vescova episcopale di Washington, DC Mariann Edgar Budde ha smontato tutta la politica aggressiva di Donald Trump per “America First”. È successo il 21 gennaio, nella Cattedrale nazionale di Washington, il giorno dopo che il “nuovo” presidente ha preso possesso della Casa Bianca (v. Adista online del 22/1/25), uno schiaffo invece che una benedizione durante la consueta funzione di preghiera inaugurale. Un avvenimento che ha fatto il giro del mondo in men che non si dica e che ha suscitato, tranne che nei trumpiani di ogni latitudine, un'ondata di ammirazione e di solidarietà.

Osserva, in un editoriale del 24 gennaio, il settimanale statunitense di informazione religiosa National Catolic Reparter Budde «non solo ha approftttato di un incontro» con il comandante in capo che solitamente non frequenta luoghi di culto; «ciò che ha fatto è stato qualcosa che era obbligata a fare come discepola di Cristo che predicava il messaggio cristiano. Ha dato un volto umano» a coloro che - immigrati e Igbt+ - «nell'approccio di un'amministrazione senza cuore, sono un gruppo senza volto, vergognosamente calunniato e trasformato in un capro espiatorio nazionale. Sono diventati il nuovo nemico, l'“altro” disumano su cui sono scati addossati i nostri mali e le nostre ansie sociali».

Sul travisamento intenzionale delle parole di Budde nei titoli dei maggiori media mainstream statunitensi interviene la teologa cattolica e saggista inglese Tina Beattie, sconcertata dall'utilizzo dell’espressione «bambini LGBTQ+», acronimo divisivo che non trova riscontro nel discorso della vescova: «Parlare di bambini LGBTQ+ significa sconfinare in un territorio linguistico ed etico profondamente problematico. Rischia la sessualizzazione adulta dei bambini in modo inappropriato e potenzialmente pericoloso». In realtà Budde parla di «“bambini gay, lesbiche e transgender in famiglie democratiche, repubblicane e indipendenti, alcuni dei quali temono per la propria vita”, Ognuna di queste parole ha un significato. Si riferisce a bambini veri che vivono nella società come la conosciamo oggi, bambini che con ogni probabilirà saranno bullizzati e puniti da persone incitate all'odio da Trump».

Riportiamo di seguito, dopo il testo integrale del sermone di Budde (The Guardian, 24/1), una rassegna di interventi sulle parole della vescova. In una nostra traduzione: un'attestazione di solidarietà di alcune donne cattoliche italiane, un commento dell’associazione statunitense che difende i diritti dei cattolici Legbt New Ways Ministry (29/1), il commento di Tina Beattie pubblicato sul suo blog Through a Glass Darkly: Reflections on Gender (23/1), l’editariale del National Catholic Reporter (24/1), un intervento del teologo colombiano Jairo Alberto Franco Uribe apparso su Religion digital (2/2) e un messaggio alla vescova Budde da parte di un gruppo di cattoliche fermministe spagnole. (l.e.)