mercoledì 12 marzo 2025

Immergersi nel Giordano

 

Poiché il popolo era in attesa e tutti si damandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni risose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodiade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione. Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza coeporea, come di colomba, e vi fi una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Luca 3, 15-22).

 

Ancora una volta la Scrittura ci propone in questi giorni la straordinaria figura del Battista e di lui dice che “annunciava al popolo la buona novella” (versetto 18). Conosciamo già lo stratagemma teologico che fa del Battista il precursore intenzionale di Gesù. Era il modo con cui gli evangelisti volevano esprimere la scelta delle prime comunità che ben presto collocarono la figura, l'opera e il messaggio di Gesù al di sopra di ogni altra testimonianza.

Ma è evidente che queste righe in qualche modo “rendono omaggio”, riconoscono la testimonianza profetica di colui che, con ogni probabilità, fu il maestro di Gesù, colui che lasciò un segno profondissimo nel cuore del nazareno. Tutti i vangeli parlano con ammirazione e con affetto di questo grande profeta di cui anche alcuni documenti extrabiblici descrivono la coerenza fino al martirio.

Fu un atto di grave irriverenza, soprattutto un falso storico, sicuramente dettato da buone intenzioni, l’averne fatto un santo cattolico, “San Giovanni Battista”.

E' una “cantonata” dettata dalla consueta mania di annessione. Il Battista nacque, visse e morì da ebreo e noi ne abbiamo fatto un santo cattolico... E' addirittura ridicolo il fatto in sé, ma l’intenzione fu quella di esaltarne la virtù.

La bontà, la profezia, la coerenza fioriscono in ogni religione e in mille luoghi del mondo: non è proprio il caso di “annetterli” alla nostra religione e di farne dei santi.

 

La voce dal cielo

Questo brano, che più e più volte ho commentato in questi anni, solitamente viene letto come la eco di quella “investitura” che Gesù ricevette da Dio. Non fu lui ad aprirsi eroicamente un orizzonte, a crearsi il compito profetico.

Fu il cielo, la voce dal cielo, a condurlo verso la sua missione. Fu lo Spirito santo, cioè la forza che viene da Dio, che “scende” da Colui che è “sopra” di noi (secondo un ricorrente linguaggio biblico) a sospingerlo, ad accompagnarlo, a illuminare il suo pensiero. Quello che qui viene letterariamente condensato in un “episodio”, fu certamente la realtà di tutta l'esistenza di Gesù.

Egli fece sempre riferimento a Dio e, tanto nella preghiera quanto nell’azione, egli cercò sempre di compiere la volontà di Colui che invocava come Dio suo e Dio nostro. Gesù non è mai sfiorato dalla tentazione dell’autosufficienza e attinge continuamente da Dio la forza e la luce. Per quanto egli viva una relazione di profonda intimità con Dio, l’intimità non si tradusse mai in identità: “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Marco 10,18). Dio è il punto fermo, la stella polare della vita di Gesù. Egli fa sua con tutto il cuore la ‘“causa” di Dio, il Suo Regno.

Questo ‘“scenario biblico” della voce dal cielo è davvero prezioso e significativo: non si spiega nulla della vita di Gesù se non si prende coscienza che tutta la sua esistenza fu a servizio del regno di Dio e che per lui il Padre, il Dio del suo popolo, era la fonte di ogni bene. Egli è stato sempre il torrente collegato alla “Sorgente”.

 

Nel Giordano

Questo “connotato" segna in profondità tutta la vita di Gesù e sarebbe deviante dimenticarlo o sottovalutarlo. Ma il racconto di ciò che avvenne nelle acque, del Giordano nelle quali Gesù scese con i figli e le figlie del suo popolo per essere battezzato, ha rappresentato uno scoglio per gli evangelisti, tanto che Giovanni lo tralasciò.

Sembrava scandaloso che Gesù fosse assimilato e accomunato con la gente che veniva a farsi baltezzare per un rinnovamento della vita. Ma, come oggi gli studiosi ci illustrano, Gesù si immerse nelle acque del Giordano anche lui bisognoso di conversione, anche lui desideroso di capire quale fosse il progetto di Dio, il sentiero da imboccare...

Uomo di fede, educato in una tradizione religiosa come l’ebraismo in cui la vita è cammino (Abramo, l’Esodo, deportazione e il ritorno dall’esilio...), egli sa che l’incontro profondo con Dio è sempre invito al cambiamento. Dio ci lancia i Suoi messaggi, ma essi per lo più non giungono a noi come una telefonata, un chiarore improvviso ed abbagliante.

E' un Gesù vivo, palpitante di vita e di fede, quello che scende nelle acque del Giordano, C'è qualcuno più insonne dei profeti? Chi più di un credente dovrebbe essere in continua conversione?

A me sembra possibile raccogliere da questa “immersione nel Giordano” una lezione molto concreta: se non ci buttiamo decisamente nelle acque che scorrono (Giordano in ebraico significa scorrere), se non ci immergiamo realmente nella direzione del Vangelo, la nostra vita rimane prigioniera della vanità e dell’egoismo. Il cuore del messaggio biblico è questa “interpellazione” per cui siamo posti di fronte all’esigenza di “cambiare vita”.

Anche la fede può ridursi per ciascuna/o di noi ad una vernice religiosa, ad una serie di adempimenti e di feste rituali con qualche opera buona usata come cacio sui maccheroni.

Gesù che si immerge, che scende nelle acque del Giordano, ci trasmette un messaggio ed un avvertimento. Non possiamo restare ai margini della vita, senza coinvolgerci nelle sue lotte e nelle sue gioie, semplici spettatori. Ogni giorno, secondo le mie possibilità, voglio davvero esserci dove scorre l'acqua della vita con i suoi tormenti e le sue speranze.

Voglio “scendere nel Giordano”, andare in profondità perchè non mi capiti che l’acqua viva della parola di Dio mi passi accanto o scorra via veloce senza irrigare il mio cuore.

Penso spesso che la chiesa di domani, se vorrà dirsi discepola di Gesù, dovrà scendere dai troni del dirigismo e “immergersi”’ nell’acqua corrente della vita e delle Scritture anzichè inchinarsi dall’alto al basso. Senza immersione reale non c’è possibilità alcuna per la testimonianza e la predicazione del Vangelo.

Franco Barbero, 1973

 

Signore,

mentre nel mondo continua a regnare il caos,

Ti chiedo di donarci la Tua pace,

tanto necessaria ai nostri cuori

e così diversa dalla nostra.

Rendici attenti a chi è di turno nel dolore,

nella solitudine, nello smarrimento.

Spronaci a regalare quell’amore

di cui ognuno di noi ha bisogno

e ricordaci che non dobbiamo indugiare troppo.

Perciò, mio Dio,

guidaci verso ogni cuore in attesa e fa’ che vi giungiamo prima che il gelo della disperazione sia penetrato troppo in fondo; affinché nessuno soffra o muoia perché gli sarà mancato quell’amore che gli era necessario per vivere.

Elsa Gelso