mercoledì 12 marzo 2025

TACERE NON È PIÙ UNA VIRTÙ

Per un dialogo vero nella Chiesa di oggi. Un cammino ancora raro.

 

Che strano periodo stiamo vivendo oggi nella Chiesa! Tanti di noi hanno l’impressione che per conservare e far riscoprire la bellezza straordinaria del Cristianesimo occorra fare e dire qualcosa che porti soccorso ad una situazione che sta franando pericolosamente sotto gli occhi di tutti.

I giovani si sono dileguati dalle nostre chiese, le persone di cultura si sentono sempre più a disagio, la gente sta cercando risposte spirituali lontano da noi, le messe, le funzioni religiose e il linguaggio di noi preti é a stento comprensibile da tutti, la cultura cambia con grande velocità e la Chiesa non si aggiorna.

La mia netta impressione è che “Nostra Madre” é ammalata. Altri, invece, diranno che la Chiesa gode di buona salute e che è l’uomo di oggi, edonista e materialista, ad essere l’unico responsabile del crescente disinteresse nei suoi riguardi. Ma questa opinione, a mio avviso, finisce per addossare la responsabilità ad altri, e non aiuta la comunità cristiana a fare il suo esame di coscienza, a confrontarsi seriamente, a crescere.

Ora, si badi bene che quell’analisi dura che ho appena fatto dello stato della Chiesa oggi, tra noi addetti ai lavori sovente la facciamo, e spesso ci trova d'accordo. Anche per strada, nei posti di lavoro si condividono simili diagnosi. A scuola, tra i giovani, dove insegno religione per dieci ore a settimana, il dissenso e la contestazione sono lampanti; i giovani, che “non hanno peli sulla lingua”, ci interpellano duramente con le “loro verità”, e dicono con schiettezza tutto ciò che gli adulti, per tattica, falsa prudenza e amore del quieto vivere tacciono e nascondono.

Insomma, la mia netta impressione è che qui, da noi, nelle nostre chiese del Sud d'Italia, con l’eccezione dei giovani e di pochi altri spiriti implacabili, tanti cattolici vivono un forte disagio, ne parlano con i propri intimi, ma poi, a motivo del nostro tipico perbenismo, ufficialmente non rivelano nulla e si allineano sulle direttive che vengono dall’alto. Quelli che hanno punti di vista diversi spesso non ricevono diritto di parola sia nelle comunità che nei mezzi di comunicazione ecclesiali, e quindi emigrano verso altre braccia, quelle sì pericolose per la Chiesa, che spesso, se da una parte gli permettono di parlare e scrivere, dall’altra sono pronti a strumentalizzarli a loro piacimento. Alla fine, quelli che volevano apportare un aiuto con il loro parere, diventano, anche per colpa nostra, nostri nemici e accusatori.

Ma perché mai questo silenzio davanti a una situazione «Che ha bisogno subito di intervento e di collaborazione? Alcuni, in buona fede, dicono che i panni sporchi sì lavano in famiglia, e vogliono dire che di certi problemi si deve parlare solo tra preti, vescovi e addetti ai lavori. Ma io so che la Chiesa, che è una famiglia, è formata da tutti i battezzati e non solo dalla gerarchia. Tutti devono essere coinvolti e partecipare al dialogo e al confronto. Altri poi pensano che non tutti i battezzati sono capaci di seguire, senza danno per se stessi, il dibattito nella Chiesa e che quindi rimarrebbero confusi, e forse se ne allontanerebbero.

Ma, se si confondono facilmente davanti a un dibattito, è perché sono rimasti “bambini” nelle questioni di fede e se vogliamo che quest’infantilismo cessi occorre aiutare tutti a riflettere e ad orientarsi nella complessità delle visioni e delle teologie diverse. Altrimenti come faranno ad acceltare il dialogo (e non il combattimento!) con i testimoni di Geova, gli evangelici e i fedeli di altre grandi religioni che ormai bussano alle nostre porte?

E poi, dobbiamo pensare che favorendo il libero e rispettoso dialogo, tanti si avvicinerebbero e ritroverebbero il gusto di essere corresponsabili nella comunità dei credenti, sentendosi di nuovo a casa.

Sì, c'’è bisogno di dialogo nella Chiesa. Senza paura. Ma perché mai in una famiglia di amore si dovrebbe aver paura di parlare? Se non si potesse parlare allora non sarebbe né vera famiglia, né vero amore. Le famiglie in cui i figli non possono dire quello che pensano ai genitori e i genitori non permettono che si esprimano opinioni diverse dalle loro, io non le rispetto e non le ritengo fondate sull’amore. A maggior ragione non mi aspetto questa chiusura al dialogo nella Chiesa che si ispira all’amore mansueto di Gesù.

Parafrasando don Lorenzo Milani dico che “tacere non è più una virtù”; oppure, secondo il proverbio, dico che “chi tace acconsente” e forse nasconde, dietro una falsa obbedienza e una falsa prudenza, solo la paura di esporsi in prima persona.

Ci sono poi nella Chiesa anche coloro che tacciono perché vogliono in questa modo evitarle crisi e sconvolgimenti, ma a mio avviso, così, senza volerlo, le impediscono di fatto di crescere.

Se Galileo Galilei non avesse parlato delle sue scoperte scientifiche e del suo nuovo modo di interpretare la Bibbia, lui avrebbe evitato il carcere a vita, e noi oggi crederemmo ancora che il sole giri intorno alla terra. Ed ora, giudicate da voi stessi!

don Dino d’Aloia                                                  su    Viottoli 2004