La fede di Dio negli esseri umani
(Mt 28,16-20)
Una traduzione
«Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva ordinato loro. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però ebbero dei dubbi. “E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. "Andate dunque e fate discepoli in tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi avevo comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino al compimento del tempo».
Linee di analisi e d’interpretazione
Le apparizioni del Risuscitato che, nella versione lucana, avvengono soltanto a Gerusalemme, hanno una conclusione galilaica nella versione secondo Matteo.
Il primo dato simbolico soltanto matteano è fondato su un'aggiunta di questi ultimi versetti matteani rispetto all’inizio stesso del cap. 28. Né l’angelo né il Risuscitato avevano parlato della necessità che i discepoli si recassero su una montagna per incontrare Gesù in Galilea. Nel v. 16 si parla, invece, di monte espressamente “ordinato” da Gesù.
D'altra parte, proprio nel primo libro del Nuovo Testamento, il primo discorso del Nazareno, quello programmatico del suo evangelo (capp. 5-7), avviene su un monte, in una prospettiva di continuità culturale rispetto alla presenza di Mosè sul Sinai e alla ricezione in quel luogo del contenuto basilare della Toràh. Il fatto che le ultime volontà del Risuscitato matteano vengano comunicate su un monte lo pone ancora una volta in continuità culturale giudaica.
L'atteggiamento dei discepoli è molto simile a quello delle donne: la visione porta all'umile adorazione, ma...non tutto è ancora chiaro. Evidentemente le parole delle testimoni che avevano loro annunciato gli eventi vissuti dal Risuscitato non erano state del tutto persuasive. Da qui le seguenti affermazioni di Gesù, che contengono una rivelazione, un mandato e una promessa:
• egli rivela che ogni potere - la capacità di amare, di fare il bene - è a disposizione sua, cioè di colui che è vera e propria presenza divina, fatta essere umano;
• in quanto discepoli di tale presenza divina totalizzante, persone alla sequela di Gesù Cristo crocifisso e risuscitato, essi sono invitati a essere discepoli proprio nel fare proseliti nel discepolato, senza indugio, tra tutti i popoli;
• tale azione integrativa è descritta secondo i criteri delle origini cristiane, cioè tramite il battesimo che sancisce il percorso di coinvolgimento in atto, battesimo che è un’immersione nel dialogo eterno d'amore tra Padre, Figlio e Spirito.
Una relazione esistenziale con Dio fondata sull'ascolto attuativo di tutto quanto detto dal Nazareno durante la sua vita, in una logica eticamente pratica, non dottrinale: questo significa essere discepoli di Gesù Cristo e in questa prospettiva i discepoli sono chiamati a fare di tutto per ampliare il loro novero.
Dallo spazio al tempo, giorno dopo giorno, il Dio di Gesù Cristo crocifisso e risuscitato garantisce, in coerenza diretta con la “promessa” contenuta nel suo nome (cfr. 1,23), la sua presenza accanto a loro. E il Vangelo non si conclude, ma resta aperto al mondo intero.
La vita del Dio di Gesù Cristo è il Vangelo in atto: questo è il contenuto fondamentale a cui i discepoli sono invitati a guardare. Dalla risurrezione di Gesù di Nazareth come culmine dell'attenzione divina per gli uomini nel Figlio si giunge alla scelta di diffondere la logica e i valori del discepolato.
Parole e azioni diventano parole divenute azioni: dai primi capitoli della versione matteana sino alla fine di essa questa situazione ha connotati precisi, visto che in essa non trovano spazio proselitismi soffocanti, forme di adorazione devozionalistica, magie stupefacenti, idee padronali del divino ed è possibile dubitare in modo intelligente e costruttivo.
«L’etica che Matteo propone è un’etica della responsabilità. La Chiesa dei discepoli è al servizio dell'uomo. Il servizio di Dio è imprescindibile dal servizio dell'uomo... Non si può separare l’ortodossia dall’ortoprassi. Solo chi fa il bene è il perfetto ortodosso. Non si tratta, tuttavia, solo di un fare: non basta fare ciò che il comandamento dice, ma occorre chiedersi che cosa il comandamento in ultima analisi vuole. In alcune situazioni osservare la legge potrebbe essere un comodo alibi per non fare la volontà di Dio. Matteo dice che l'osservanza del comandamento è fare la volontà divina così come Dio l'ha intesa e non come spesso la tradizione degli uomini la trasmette... Matteo vuole cristiani maturi e non infantili».
E questo cap. 28 dice qualcosa di molto preciso a proposito di Dio. La croce è il centro della storia della salvezza, in quanto apice della dedizione divina verso gli esseri umani, e il valore dell’amore, movente di tale donazione, va oltre la morte nella risurrezione. Il discepolato nella morte e risurrezione di Gesù Cristo supera gli scetticismi e i bigottismi privi di intelligenza, facendo appello alla libera fiducia nella verità dell’amore del Nazareno crocifisso e risuscitato.
Spunti di approfondimento formativo
• Esaminate tutti i passi del vangelo secondo Matteo in cui il Nazareno comanda/ordina/prescrive qualcosa e trovate il/i comune/i denominatore/i di tali comandi/insegnamenti.
• Che cosa significa “fare discepoli... nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” nel vangelo secondo Matteo? E nella vita di oggi?
• Che cosa vuol dire, per la mia vita, che Gesù Cristo risuscitato è “con me”? Quale conseguenza deve avere questa consapevolezza nella mia quotidianità?