La nostra fede si regge solo fidando in Dio
Svegliaci o Signore: dalle preghiere di Barth
Inizio sperando di non aver deformato la preghiera di Barth. Vorrei per me e per coloro che cercano di seguire la strada di Gesù, ricordare ancora una volta, che non possiamo che confidare nel Signore. Pregare non è un’azione pia, una pratica salvifica. Significa accogliere l’azione trasformatrice di Dio ed affidarci ad essa. Sarà lui a scaraventarci nel mondo, se noi dormiamo i sonni dell’egoismo, della indifferenza o della presunzione: «Nostro Padre in Gesù Cristo, non consentire che noi induriamo i nostri cuori… Destaci dal sonno dell’indifferenza e dai cattivi sogni delle nostre passioni e concupiscenze pie e profane. Non stancarti di ricondurci sempre nel tuo cammino» (pag. 21).
La fede tremula
Non possiamo illuderci su noi stessi: «Noi siamo dei cristiani ben miserabili...Ma la tua grazia ci basta. Risveglia in noi la povera gioia e la riconoscenza irrisoria di cui siamo capaci, la fede tremula che possiamo offrire...» (pag. 51). Sì, siamo proprio gente dalla fede tremula, intermittente, ma Dio non si stanca di noi, e continua a servirsi di noi.
Secondo me, stanno qui le radici della gioia cristiana, cioè nell’azione di Dio che fa cadere dentro di noi l’illusione di fondare su noi stessi il senso della nostra vita e di trovare in noi stessi le sorgenti della salvezza.
La preghiera mette la creatura nel giusto rapporto con Dio, con se stessa e con il mondo. Siamo tutti sazi di teologia che possiede Dio, che lo ha imbalsamato, che ha confezionato tante «pillole dogmatiche» e le distribuisce come predicazione dell’evangelo.
È questa preghiera che, per dirla ancora con Barth, «ci rende capaci di rischiare il passo», di fidarci totalmente di Dio e di giocare le «carte» che Egli ci ha dato a servizio dei fratelli.
Trovo così efficace l’espressione di Barth! La vita intesa come sequela di Gesù non è forse ogni giorno un «rischiare il passo?». Eppure siamo sempre ai «primi passi sulla via della libertà che è stata conquistata» (pag. 102). È in questo cammino che possiamo confidare nel «Dio che non è lontano, ma vicinissimo a ciascuno di noi» (pag. 30): «Tu sei vicino a noi e rivolgi a tutti noi i tuoi appelli. Dacci di sentirlo...» (pag. 73).
don Franco Barbero 1969