martedì 18 marzo 2025

Tempi di fraternità

HANNO SCRITTO

a cura di Giorgio Bianichi

Etty Hillesum era una giovane ebrea nata in Olanda nel 1914. Con l'occupazione tedesca dell’Olanda durante la seconda guerra mondiale, dovette subire le vessazioni alle quali il nazismo sottoponeva gli ebrei. Venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove morirà il 30 novembre 1943.

Fra il 1941 e il 1943 tenne un diario dal quale traspare un appassionato e complesso percorso interiore, capace di superare dogmatismi, rigidi schematismi interpretativi, assumendo una visione universale capace di unire gli esseri umani, qualunque essi siano.

Brani tratti dal suo diario

Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su di un popolo intero. (15 marzo 1941, ore 9 e mezza)

La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico potente insieme e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio. Mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo, per poterlo spiegare agli altri. (9 giugno 1942 martedì sera ore 10)

Un barlume di eternità filtra sempre più nelle mie più piccole azioni e percezioni quotidiane. Io non sono sola nella mia stanchezza, malattia, tristezza o paura, ma sono insieme con milioni di persone, di tanti secoli: anche questo fa parte della vita che è pur bella e ricca di significato nella sua assurdità, se vi si fa posto per tutto e se la si sente come un'unità indivisibile.

Così in un modo o nell’altro, la vita diventa un insieme compiuto. Ma si fa veramente assurda non appena se ne accetta o rifiuta una parte a piacere, proprio perché essa perde allora la sua globalità e diventa tutta quanta arbitraria. (3 luglio 1942 sabato ore 9)

Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, è anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. (11 luglio 1942 sabato ore 11)

Sano seduta per terra, in un angolino della stanza dell’uomo che amo, rammendo delle calze e allo stesso tempo sono seduta sulla riva di un mare immenso e questo mare è così limpido e trasparente che puoi distinguerne il fondo. Ad un certo momento sento la vita così ed è una cosa indimenticabile. (29 luglio 1942 mercoledì ore 8)

Un ufficiale della gendarmeria raccoglie dei lupini violetti con aria rapita, il fucile gli penzola sulla schiena. Se guardo a sinistra vedo innalzarsi bianche nuvole di fumo e sento sbuffare una locomotiva. La gente è già stata caricata sui vagoni merci, le porte stanno per chiudersi. La locomotiva manda un fischio terribile, tutto il campo trattiene il fiato, partono altri tremila ebrei. In quei vagoni merci giacciono diversi bambini piccoli con la polmonite. (8 giugno 1943. Martedi mattina. Campo di transito di Westerbork)

Marzo 2025, Etty Hillesum