Una strana ossessione: scommettere su un’energia divenuta marginale nel mondo, più costosa delle rinnovabili e causa di rischi incommensurabili. Ma il nucleare non è solo il segno del fallimento di una classe dirigente. Esso esprime una visione del mondo superata, che sogna una crescita senza limiti. Di fronte al clima che cambia ci serve un’economia sobria fondata sulle energie rinnovabili.
In Europa, dimentichi delle catastrofi di Cernobyl e di Fukushima e dei rischi a Zaporižžja in Ucraina, i lobbisti del nucleare rialzano la lesta, provando a dire che è una soluzione per il clima. Ma non lo è. Per almeno quattro ragioni valide e convincenti. Innanzitutto, decidere oggi di costruire nuove centrali significa realizzarle tra dieci anni come minimo; troppo poco e troppo tardi, rispetto agli obiettivi del 2030 per ridurre le emissioni. In secondo lupgo i problemi di sicurezza sono enormi. I rischi di un incidente sono bassi? Lo erano anche per le catastrofi che abbiamo menzionato. Ma se dovesse accadere un nuovo incidente, gli effetti sarebbero devastanti per anni per la salute, l’ambiente e il Pil. In terzo luogo, i costi previsionali sono altissimi e praticamente a consuntivo raddoppiano sempre. Significa sprecare risorse utili per-energie pulite rinnovabili. Quarto: le criticità delle scorie radioattive sono immense ancora adesso per le centrali esistenti. E non faranno che crescere con la realizzazione di nuove centrali. Il nucleare riassume così l’idea, superata, di una crescita senza limiti. Dobbiamo pensare a un'economia sobria fondata sulle energie rinnovabili.
Hervé Kempf, importante giornalista francese, dopo aver lavorato per «Le Monde» lo ha lasciato perché aveva rifiutato di pubblicare un reportage sul contestato aeroporto di Notre-Dame-des-Landes. Ha fondato, con altri, il quotidiano ecologista «Reporterre», di cui è caporedattone. Noto per la sua militanza ambientalista, ha rifiutato la Legion d’onore. Tra i suoi libri ricordiamo: Perché i mega-ricchi stanno distruggerudo il pianeta (2008) e Per salvare il pianeta dobbiamo farla finita con il capitalismo (2010).