giovedì 20 marzo 2025

1969: Prmo Matrimonio omosessuale che celebrammo un po’ in sordina.

Pinerolo: gruppo biblico di omosessuali che fondai nel salotto di corso Torino 289.

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Trent’anni ormai compiuti

 

Scrivo queste righe mentre giungono da ogni parte notizie ed immagini di guerra. Il delirio assassino del governo USA e del governo israeliano semina morte mentre si pretende di esportare democrazia e libertà, senza parlare delle guerre non dichiarate e di quelle dimenticate che devastano il mondo.

Intanto la nostra “civilissima” Europa non riesce a rappresentare un'alternativa alla politica delle armi e l'Italia è governata da cialtroni e disonesti.

E' in questo contesto che nei giorni 28 - 29 - 30 maggio la comunità cristiana di base di Pinerolo riflette sui trent'anni della sua storia.

La redazione di Viottoli, in attesa di una riflessione più corale ed approfondita, mi invita ad esprimere alcuni pensieri, così come li ritrovo nel mio cuore in questa occasione.

 

Benedico Dio

Sono pieno di gratitudine a Dio per questa esperienza comunitaria dentro la chiesa di base. Ne vedo i limiti, ne constato ed esperimento la fragilità, la precarietà e la provvisorietà, ricaonosco nel mio ministero di presbitero tante deficienze, ma ravviso in questa esperienza uno straordinario regalo che Dio mi ha fatto perché la mia fede potesse diventare un'esperienza coinvolgente, appassionata.

E' in questo cammino che ogni giorno ricevo olio per la mia lampada attraverso l’ascolto della parola di Dio, la pluralità delle voci, le tensioni e le gioie delle differenze, la preghiera, lo studio, il confronto.

Per me oggi la comunità rappresenta anche lo spazio in cui migliaia di persone ci regalano la loro visita, ci comunicano la loro esperienza, condividono dubbi, progetti e speranze. Penso ai gruppi, alle parrocchie, alle associazioni, alle singole persone che abbiamo la possibilità di incontrare in un dialogo schietto ed affettuoso. Con particolare affetto penso ai preti, ai frati, alle suore, ai separati, alle divorziate, ai gay e alle lesbiche, ai teologi e alle teologhe con cui la comunità ha l'opportunità di incontrarsi e confrontarsi quotidianamente anche attraverso “Il Foglio di comunità”, la rivista Viottoli, il sito internet, le nostre piccole pubblicazioni, le telefonate, le lettere, la posta elettronica.

Mi domando spesso se so e sappiamo ringraziare Dio di tutto questa intreccio di relazioni. Oggi per me questa “rete” è la compagnia che sento più concreta dentro i!l cammino di liberazione dagli idoli.

 

Conversione e impegno

Per me ricordare questi trent'anni significa soprattutto rilanciare ed approfondire la mia conversione e il mio impegno nel mondo e nelle chiese cristiane in atteggiamento di dialogo con l’Islam e con tunte le tradizioni religiose.

Abbiamo rivolto l’invito a quelle esperienze che sentiamo più consonanti, ma non abbiamo voluto escludere nessuna voce. Il senso dell’invito, che vuole arricchire il dialogo e approfondire l'amicale collaborazione, va oltre: vogliamo essere aiutati/e, accompagnati, criticati, stimolati sulla strada di Gesù di Nazareth. In sostanza, sollecitiamo un aiuto per una nostra più profonda conversione al vangelo dentro il nostro oggi.

E' sempre possibile che l’amore si raffreddi (Matteo 24, 12), è fin troppo facile che l’acqua calda diventi tiepida (Apocalisse 3, 15-16), succede troppo spesso anche a noi che il vino nuovo dell'evangelo venga annacquato dal nostro egoismo (Luca 5, 37). Sono consapevole che la mia esistenza quotidiana ha un immenso bisogno di conversione.

In questa prospettiva mi sembra preziosa l'esortazione della lettera agli Ebrei: “Facciamo attenzione gli uni agli altri per accenderci verso l'amore e le opere buone” (10, 24).

 

Osare un tempo nuovo

La teologa domenicana Antonietta Potente pochi anni fa scrisse che anche i credenti, dentro questo contesto radicalmente mutato, devono “osare un tempo nuovo”, il tempo in cui tutto si gioca sulle relazioni di amore e di giustizia.

Le patologie dell'abbondanza sono parenti dei deliri di onnipotenza e dei progetti di colonizzazione. La “giostra degli affari”, le “distrazioni”, le mode, le diete, l’impero dell'effimero, la società della gratificazione immediata... rinviano sempre di più l’individuo a se stesso: “Il soggetto autoreferenziale della postmodernità rappresenta il novum antropologico rispetto a tutta la storia umana conosciuta e per cui ci troviamo in “una temperie culturale dove la scelta dei fini è comandata dalla sovranità dei desideri” (Armido Rizzi).

Lipovetsky afferma addirittura che “la nuova età individualistica è riuscita nell’impresa di atrofizzare nelle coscienze stesse l'autorità dell'ideale altruista, ha decolpevolizzato l'egocentrismo e legittimato il diritto di vivere per se stessi”.

La sfida è netta, ma ma il vangelo non ci spinge nella direzione della indiscriminata demonizzazione delle istanze individualistiche. Tutt’altro. Si tratta piuttosto di collocare bisogni, amori, interessi, passioni, cura di sé e tutta la quotidianità di questo mondo dell’individuo sotto il segno della responsabilità come istanza ultima del soggetto umano e condizione assoluta di una buona convivenza.

Per noi cristiani/e questa è la via dei profeti e di Gesù: "se uno vuol venire dietro di me, cessi di vivere per se stesso ” (Matteo 16, 24). Il teologo Armido Rizzi (Oltre l’erba voglio, Cittadella, pagg. 248) scrive di “un giardino dove l’erba voglio vive ormai solo della linfa della responsabilità, della cura dell’altro. Questo non potrà mai essere il dono di un'epoca; sarà, se e dove sarà, il dono maturato sulla fatica di una vita, di ogni irrepetibile vita".

Qui fatica e gioia si incontrano e qui "‘nessuno/a è insignificante e impotente.

Pinerolo, 22 aprile,2004

Franco Barbero