da Internazionale del 10/04/2025
Indipendenza precoce
di Clémence Leleu, Tempura, Francia
"Le scuole giapponesi, in particolare dopo la primaria, si concentrano sui voti invece che sull'apprendimento. Gli studenti sono incoraggiati a studiare per molte ore per poter entrare in un buon liceo o in una buona università, e per trovare poi un buon lavoro", spiega il professore di psicologia Yuki Matsumoto. "Se ai ragazzi piace studiare, possono essere soddisfatti, ma non è così per tutti. Di conseguenza il sistema scolastico può diventare un fattore di futoko". Futoko è un fenomeno che in Giappone continua ad aumentare: il rifiuto di andare a scuola per più di 30 giorni per motivi non legati alla salute o a ragioni economiche. Uno studio del ministero dell'istruzione giapponese ha osservato che nel 2023 il fenomeno riguardava 346.482 bambini, cioè il 15,9% in più rispetto al 2022.
Anche se dagli anni 80 esistono delle scuole che offrono maggiore libertà agli alunni, queste non sono una valida soluzione alternativa. "Le scuole libere o paritarie sono solo l'1% delle scuole primarie", spiega Aline Henninger. "A pagamento e non diffusi su tutto il territorio, questi istituti sono difficilmente accessibili. Per molte famiglie la scuola pubblica rimane l'unica soluzione". Di conseguenza le assenze si allungano, e nel 2021 il 55% superava i 90 giorni, con il rischio di provocare un abbandono scolastico definitivo e per i più fragili una vera e propria reclusione sociale.
Satoshi Nakao constata che la pressione sui giovani giapponesi continua ad aumentare, mentre il paese è alle prese con una crisi economica senza fine, e la relativa autonomia offerta ai ragazzi sembra ridursi di anno in anno. "L'economia giapponese si contrae, gli stipendi si riducono e le giovani generazioni sono costrette a lavorare molto, talvolta con più contratti di lavoro. Inoltre per questi ragazzi, al contrario della generazione precedente, è meno facile entrare a far parte di una comunità di quartiere".
Indipendenza precoce
di Clémence Leleu, Tempura, Francia
"Le scuole giapponesi, in particolare dopo la primaria, si concentrano sui voti invece che sull'apprendimento. Gli studenti sono incoraggiati a studiare per molte ore per poter entrare in un buon liceo o in una buona università, e per trovare poi un buon lavoro", spiega il professore di psicologia Yuki Matsumoto. "Se ai ragazzi piace studiare, possono essere soddisfatti, ma non è così per tutti. Di conseguenza il sistema scolastico può diventare un fattore di futoko". Futoko è un fenomeno che in Giappone continua ad aumentare: il rifiuto di andare a scuola per più di 30 giorni per motivi non legati alla salute o a ragioni economiche. Uno studio del ministero dell'istruzione giapponese ha osservato che nel 2023 il fenomeno riguardava 346.482 bambini, cioè il 15,9% in più rispetto al 2022.
Anche se dagli anni 80 esistono delle scuole che offrono maggiore libertà agli alunni, queste non sono una valida soluzione alternativa. "Le scuole libere o paritarie sono solo l'1% delle scuole primarie", spiega Aline Henninger. "A pagamento e non diffusi su tutto il territorio, questi istituti sono difficilmente accessibili. Per molte famiglie la scuola pubblica rimane l'unica soluzione". Di conseguenza le assenze si allungano, e nel 2021 il 55% superava i 90 giorni, con il rischio di provocare un abbandono scolastico definitivo e per i più fragili una vera e propria reclusione sociale.
Satoshi Nakao constata che la pressione sui giovani giapponesi continua ad aumentare, mentre il paese è alle prese con una crisi economica senza fine, e la relativa autonomia offerta ai ragazzi sembra ridursi di anno in anno. "L'economia giapponese si contrae, gli stipendi si riducono e le giovani generazioni sono costrette a lavorare molto, talvolta con più contratti di lavoro. Inoltre per questi ragazzi, al contrario della generazione precedente, è meno facile entrare a far parte di una comunità di quartiere".
I legami interpersonali si
sfilacciano e queste società su scala ridotta non svolgono più come
prima il loro ruolo di sostegno ai genitori. "La percentuale di alunni
della scuola primaria che fa la spesa si è ridotto, così come si è
ridotto il numero delle loro relazioni sociali", continua il
ricercatore. I bambini e le bambine sono sempre più dipendenti dai
genitori, che a loro volta non hanno più il tempo di occuparsene. "Il
loro mondo finisce quindi per limitarsi alla casa e alla scuola".