da ROCCA del 01/04/2025
SALMO 70
Affrettati
di Lidia Maggi e Angelo Reginato
Angelo:
come aiuta Dio quanti lo invocano? Come li libera? E in che cosa
consiste la sua salvezza? Sono le domande che si pone chi legge il Libro
dei Salmi. Interrogativi universali, la cui risposta non può che essere
singolare. Di Colui al quale sono rivolti il grido e la lode si dice
che è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: il
medesimo Dio, di cui però ognuno fa un'esperienza unica, segnata dalla
storia racchiusa nel proprio nome. Lo stesso vale per la salvezza
invocata o sperimentata. Lo testimoniano i molti simboli, le diverse
immagini che troviamo nel Salterio. Tutte però accomunate dall'urgenza:
affrettati, o Dio, perché se l'aiuto giunge troppo tardi, è tutto
inutile.
Lidia: se il Salmo precedente dilata il tempo,
facendo scorgere un orizzonte futuro, successivo agli anni vissuti
dall'orante, questo salmo lo contrae, a misura della brevità
dell'esistenza umana. Nel tempo breve la salvezza deve giungere subito.
Dio deve affrettarsi, non può tardare. La partita si gioca nella storia,
non nei tempi supplementari. Anzi, si gioca nella carne di chi grida,
nel vissuto di chi sente di essere misero e povero, privo di quel bene
che è la vita. Il mondo intero si restringe attorno a questa singolare
esistenza, sotto la duplice voce dei nemici, che desiderano il male, e
degli amici, che cercano Dio.
domenica 13 aprile 2025
Angelo: le Scritture
ebraico-cristiane non amano sciogliere le contraddizioni; piuttosto,
conoscono l'arte di sostenere la tensione tra elementi opposti: tra il
tempo lungo e quello breve; tra la vita singola e la moltitudine dei
viventi; tra la pazienza e la fretta. Ma non lo fanno accendendo uno
sguardo distaccato, quello dello spettatore che assiste al naufragio
altrui e dalla riva formula considerazioni ragionevoli. Come stiamo
vedendo nel Libro dei Salmi, si dà spazio ad una pluralità di voci,
ognuna delle quali si esprime come se fosse l'unica, come se la
parzialità di quello sguardo pretendesse di dire tutto. E' l'insieme del
coro di quelle voci perlopiù dissonanti a mostrarci l'originalità di un
mondo incapace di semplificazione. Ma la singola voce canta con il
proprio timbro. E qui, con voce solista, si pone con forza la questione
dell'urgenza della salvezza.
Lidia: qui il richiamo
alle generazioni future non suona come un principio di responsabilità ma
come una via di fuga, un rimandare la questione decisiva ad un tempo
remoto. Questo gridare a Dio di affrettarsi suona accusatorio nei
confronti di una fede che sfugge al presente, che rimanda il compimento
ad un futuro ignoto perdendo in tal modo la concretezza della salvezza.
Una questione posta con forza da un credente inquieto come Sergio
Quinzio. Sulle sue labbra questo Salmo ritrova un'urgenza che non è solo
individuale, della persona sommersa, ma riguarda il tipo di fede con
cui abitiamo il nostro mondo. E' in grado la nostra fede di farsi carico
del qui e ora? Sa scorgere il Regno di Dio in mezzo alla storia? Chiede
a Dio di non tardare o aspetta comodamente un compimento che non sente
urgente? Altre domande, questa volta rivolte a noi, affinché ci
affrettiamo ad affrontarle.