L’ESSENZIALE IN TEMPI “DISPERATI” E IN TEMPI “NORMALI”
Etty HILLESUM
L’essenziale è stare nell’ascolto di ciò che sale da dentro.
Le nostre azioni spesso non sono altro che imitazione, dovere ipetetico o rappresentazione erronea di che cosa deve essere un essere umano.
Ma la sola vera certezza che tocca la nostra vita e le nostre azioni può venire solo dalle sorgenti che zampillano nel profondo di noi stessi.
Spesso mi sono sentita, e ancora mi sento, come una nave che ha preso a bordo un carico prezioso: le funi vengono recise e ora la nave va, libera di navigare dappertutto.
Dobbiamo essere la nostra propria patria.
A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere.
Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero. [...] L’odio indiscriminato è una malattia dell’anima, odiare non è nel mio carattere.
E se sopravvivremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita.
Dio non è l’artigiano del mondo. Non l’ha fabbricato come un orologiaio costruisce un orologio. Non costruisce qualcosa di precostituito. Al contrario si ritira perché gli esseri che egli genera si alzino da sé e grazie a sé stessi.
Se Dio intervenisse perché fossero evitate le incertezze, i disordini, le resistenze dell’inerzia, i maremoti, le epidemie, il mondo sarebbe per lui come un oggetto da manipolare (...). Dio non ama come vorremmo che amasse, quando proiettiamo in lui i nostri sogni.
Cercherò di aiutarTi affinché tu non venga distrutto dentro di me.... Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, è cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi.
L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.
Una volta, se mi piaceva un fiore, avrei voluto premermelo sul cuore, o addirittura mangiarmelo. La cosa era più difficile quando si trattava di un paesaggio intero, ma il sentimento era identico. Ero troppo sensuale: vorrei quasi dire troppo ‘possessiva’; provavo un desiderio troppo fisico per le cose che mi piacevano, le volevo avere.
Si è a casa sotto il cielo si è a casa dovunque su questa terra se si porta tutto in noi stessi.
Dal “DIARIO” di Etty Hillesum