domenica 11 maggio 2025

Una rilettura teologica dell’omosessualità: un’interpretazione biblica a partire dal Nuovo Testamento sino ai giorni nostri

José Carlos Enríquez Díaz

Introduzione
L’omosessualità, nelle sue varie manifestazioni, è stata oggetto di costante dibattito all’interno delle chiese cristiane nel corso dei secoli. Negli ultimi decenni il mondo teologico ha vissuto un significativo cambiamento interpretativo, in particolare con teologi come Xabier Pikaza, James Alison e altri, che hanno messo in discussione le interpretazioni tradizionali e proposto un nuovo approccio allo studio dei testi biblici che trattano la sessualità.

Questo saggio si propone di offrire una riflessione teologica più approfondita sul tema dell’omosessualità in relazione ai passi della seconda lettera di Pietro e delle lettere paoline, che menzionano «adulteri, effeminati e fornicatori». Verrà intrapresa una lettura critica di questi testi, cercando di comprendere non solo il significato originale delle parole, ma anche le loro implicazioni per l’etica cristiana contemporanea.

1. La critica tradizionale: l’omosessualità e «i vizi» nel Nuovo Testamento
Nel corpus del Nuovo Testamento sono tradizionalmente citati diversi passi per condannare l’omosessualità. In 1Cor 6, 9-10 vengono menzionati termini chiave come malakói (morbido, effeminato) e arsenokoitai (uomini con uomini), che per secoli sono stati intesi come una condanna diretta delle relazioni omosessuali. Anche in Rm 1, 26-27 si fa riferimento a «una donna che cambia il suo uso naturale» e «un uomo che lascia l’uso naturale della donna», il che è stato interpretato come un rifiuto dell’omosessualità. Nel caso di 2Pt 2, si fa riferimento ad «adulteri» e «fornicatori», sebbene il fulcro principale del brano sia la denuncia della corruzione morale dei falsi maestri. La relazione tra questi passi e l’omosessualità non è diretta, ma l’interpretazione tradizionale ha cercato di ampliarne la portata per condannare la sessualità non eterosessuale. Tuttavia, questo approccio non è stato universalmente accettato ed è stato profondamente rivisto negli ultimi tempi.

2. Reinterpretazione filologica e contestuale: cosa significano realmente i termini?
Uno dei grandi contributi dell’esegesi moderna, in particolare di Xabier Pikaza, è stato quello di sottolineare l’importanza del contesto storico e culturale dei testi biblici. I termini tradizionalmente tradotti come «effeminati» (malakói) e «omosessuale» (arsenokoitai) hanno un significato semantico molto più complesso di quello attribuito loro nelle traduzioni moderne.

Malakói: Tradizionalmente tradotto come «effeminato», il termine greco malakós si riferisce, in senso lato, a coloro che sono considerati deboli, morbidi o, in alcuni contesti, inclini alla corruzione o al vizio. In molti casi, questo termine si utilizzava per indicare gli individui passivi coinvolti in pratiche sessuali, in particolare in contesti di prostituzione o relazioni di potere e dominio, piuttosto che come giudizio sull’omosessualità in quanto tale. Pikaza suggerisce che non vi siano prove sufficienti per interpretare questo come una condanna dell’identità omosessuale in sé.

Arsenokoitai: questo termine, che letteralmente si traduce come «uomini con uomini», appare per la prima volta in 1Cor 6, 9-10 ed è stato interpretato come un riferimento esplicito alle relazioni omosessuali. Tuttavia, il termine è ambiguo e il suo significato non è del tutto chiaro. Gli studi recenti sui termini greci nella letteratura dell’epoca suggeriscono che arsenokoitai potrebbe riferirsi a una pratica specifica di sfruttamento o abuso sessuale, in particolare la prostituzione maschile o la pederastia, comune nelle culture greco-romane. Non vi è alcuna prova che questo termine si riferisca all’omosessualità consensuale e affettiva nel contesto moderno.

Pertanto, l’interpretazione tradizionale che condanna in modo assoluto l’omosessualità manca di solide basi nella comprensione precisa di questi termini. Secondo Pikaza e altri teologi contemporanei, i testi biblici non condannano l’omosessualità nel senso moderno del termine, bensì pratiche sessuali abusive o disumanizzanti.

3. Il contesto socioculturale: la morale sessuale del Nuovo Testamento
Nella società del mondo greco-romano, in cui sono nate molte delle prime comunità cristiane, i rapporti sessuali erano carichi di significati sociali e politici. La sessualità non era vista esclusivamente come una questione di intimità o affettività, ma come un atto che implicava gerarchie di potere, controllo e dominio. Le relazioni omosessuali, soprattutto tra adulti e giovani o schiavi, erano spesso associate allo sfruttamento, alla corruzione e alla mancanza di rispetto per la dignità dell’altro.

Il cristianesimo primitivo, riflesso negli scritti di Paolo e Pietro, si opponeva a queste pratiche perché contraddicevano l’ideale di giustizia, rispetto e dignità umana proposto da Gesù. In 1Cor 6, 9-10, ad esempio, i riferimenti ai «fornicatori» e «adulteri» non si riferiscono all’identità sessuale in sé, ma a coloro che vivevano una sessualità violenta, infedele ed egoistica, contraria ai principi cristiani di amore, fedeltà e dedizione reciproca.

Pertanto, l’etica sessuale del Nuovo Testamento non è una condanna generalizzata di tutte le forme di sessualità, ma un rifiuto delle pratiche che sfruttano, degradano o disumanizzano gli individui. Ciò include sia le relazioni eterosessuali sia quelle omosessuali che non rispettano il principio di giustizia e di amore reciproco.

4. Gesù e il messaggio dell’inclusione: l’etica dell’amore e della dignità umana
Nei vangeli Gesù non affronta direttamente l’omosessualità, ma propone un chiaro principio morale che dovrebbe guidare tutte le relazioni umane: l’amore. Il comandamento dell’amore, riportato nei vangeli di Marco (12, 30-31) e di Matteo (22, 37-40), stabilisce che l’amore per Dio e per il prossimo è il principio fondamentale della vita cristiana. Gesù è stato anche radicalmente inclusivo nei suoi rapporti con coloro che la società del suo tempo considerava «marginali» o «peccatori», come le donne, i lebbrosi e i samaritani.

Teologi contemporanei come James Alison hanno sostenuto che l’etica di Gesù, basata sull’inclusione, la giustizia e il rispetto della dignità umana, non può essere utilizzata per rifiutare le persone omosessuali. Di fatto, molti sostengono che la vera fedeltà agli insegnamenti di Gesù richieda il riconoscimento della dignità delle persone omosessuali e del loro diritto a vivere relazioni amorevoli e impegnate.

5. Riflessione teologica contemporanea: la chiamata all’inclusione e al discernimento morale
L’interpretazione teologica contemporanea, rappresentata da teologi come Xabier Pikaza, cerca di procedere verso un’etica inclusiva che non si basi su una morale di condanna, ma sulla costruzione di una comunità cristiana in cui ogni persona sia rispettata e valorizzata. Pikaza, ad esempio, sostiene che la Chiesa non dovrebbe essere un luogo di giudizio ed esclusione, bensì un luogo di accoglienza, misericordia e accompagnamento.

Questo cambiamento teologico ha implicazioni profonde. Se l’omosessualità non è vista come un peccato intrinseco, ma come una legittima manifestazione dell’amore umano, allora le chiese possono e devono essere aperte alle persone omosessuali, riconoscendole come parte della comunità cristiana. Questo riconoscimento non implica necessariamente un’approvazione incondizionata di tutte le forme di sessualità, ma piuttosto un impegno per la dignità e i diritti umani, in consonanza con i principi fondamentali del Vangelo.

Conclusione
La reinterpretazione teologica dei testi biblici sull’omosessualità dimostra che la critica tradizionale non è supportata da una comprensione precisa dei termini greci o da un’interpretazione contestualizzata dei passi. I testi tradizionalmente utilizzati per condannare l’omosessualità fanno riferimento più a pratiche sessuali violente, disumanizzanti o corrotte che all’orientamento sessuale in sé.

Pertanto, una lettura teologica più fedele al Vangelo è quella che riconosce la dignità umana delle persone omosessuali e le accoglie come parte integrante della comunità cristiana, senza discriminazioni né giudizi. In questo senso, il messaggio cristiano continua ad essere un messaggio di amore, inclusione e giustizia. La sessualità, quando vissuta nel segno del rispetto, della fedeltà e dell’amore reciproco, non è qualcosa da rifiutare, ma piuttosto da accettare come parte del dono della vita umana.

La Chiesa, chiamata ad essere una comunità di riconciliazione e di amore, deve aprire le sue porte a tutti, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, e vivere la missione cristiana di accoglienza e misericordia.

Questa analisi, a partire da una prospettiva teologica e biblica critica, cerca di andare oltre le condanne semplicistiche e di promuovere una visione inclusiva e pastorale dell’amore umano e dell’omosessualità nella fede cristiana.
_____________________________________________________________________________

Articolo pubblicato il 5 maggio 2025 nel sito «Ataque al poder» (www.ataquealpoder.es).
Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli