“L’UMANITÀ DI GESÙ”,
Josè Maria Castillo, ed. Meridiana
Nella preziosa traduzione di Lorenzo Tommaselli
Un libro come questo si legge volentieri e ricordo bene che le prime 39
pagine le avevo ben acquisite cinquant'anni fa quando ero in Giappone poi in Olanda.
Nulla proprio nulla di nuovo. Poco interessanti per noi oggi, per me certo,
tanto più che Paolo non ha conosciuto l'ebreo Gesù. Il Paolo delle lettere poi
non ha grande significato per noi oggi, anche se alcuni passaggi sono
edificanti.
Le Lettere non mi parlano dell'umanità di Gesù. Non vado da Paolo per
capire chi sia stato Gesù nella sua vita terrena, quali siano stati i suoi
vissuti. La resurrezione è il tema che sposta per Paolo il centro della fede
nella pianezza della risurrezione futura. La croce e il crocifisso sono gran
parte del discorso di Paolo.
Ogni rivelazione divina comporta sempre l'enorme pericolo di convertire o
confondere “Dio in se stesso” con quelle che sono le nostre “rappresentazioni”
di questo Dio.
Noi uomini a partire dalla nostra umanità corriamo sempre il rischio di
confondere l'uno con l'altro.
Oggi ci rendiamo conto che nei libri sacri ci sono pretese di rivelazioni
della divinità che non possono essere manifestazioni di quello che Dio è in
realtà.
Il Papa attuale, a mio avviso, è un'artista che con la sue “pace, pace”
all'americana ha fatto vivere alla chiesa, nel calcolato gioco perverso della
sua nomina, una perversione totale della fede.
Credo che questo Papa sia la dimostrazione di quanta perversione la Chiesa
dei suoi pilastri può eclissare il vero Dio di cui 1700 anni fa ci parlò (e
pagò la sua chiarezza) Ario. Ci parlò del mistero di Dio e della sua unicità.
La tua traduzione, caro Lorenzo, è preziosa, ma in questo testo ho trovato
poco o nulla di nuovo.
I linguaggi, le formulazioni hanno preso dal IV secolo la strada della
dogmatizzazione. Ora, per farla breve ma rigorosa, con Nicea II noi abbiamo
abbandonato la fede nell'unico Dio e il suo mistero.
Il resto delle righe le ho trovate chiacchiere esegetiche. Non si può
cancellare il Gesù umano del brano della donna cananea o il Gesù che dice che
non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga.
Queste ed altre affermazioni perentorie su Dio che premia o castiga, oggi
ci fanno ridere.
Ma il libro è a me poco amabile perché non può un teologo (passai 7 periodi
in Olanda a studiare la questione) non interrogarsi su Ario e la Nicea I e II
che hanno cancellato l'umanità di Gesù.
L’etica familiare di Paolo determinarono dei danni che la Chiesa porterà
per secoli e porta ancora… cosa c'entra tutto questo con l'umanità di Gesù?
Bisogna tornare ad Ario e Nicea anziché continuare ad aggiungere pilastri
dogmatici a non finire fino a Maria vergine madre di Dio. Barzelletta o
bestemmia?
Paolo ha seppellito il Gesù storico e si continuò a farlo nei 24 concili successivi.
E con l'euforia di chi ormai ritiene ortodossia tutta la serie dei concili si
crede di festeggiare i circa 1700 anni da Nicea.
Abbiamo cancellato la fede originaria e così è
nata quella che spudoratamente chiamiamo ORTODOSSIA, che partendo dall’eclissi
di Dio arriva alla divinità di Gesù, alla Trinità, all'inferno espiazione,
peccato originale al dictatur papae del 1073.
Io resto fermamente con Ario e credo che invece che gioire dell'ortodossia
bisogna ritornare alle opere di Nixey “Nel nome della croce” (Bollati
Boringhieri), a Kung, David Horthman nel suo “Sub specie umanitatis”
(Alberti editore).
Anche la lettura del libro di Luigi Sandri “Dire oggi il Dio di Gesù”
(Edizioni Paoline), in modo semplice ma serio, ci dice che i pilastri dogmatici
sono nei concili.
Non parliamo poi della mariologia che giustamente Barth definì
cinquant'anni fa “il cancro della Chiesa”.
E poi per capire l'umanità di Gesù non mi piace proprio la frase in prima
pagina del libro.
Caro Lorenzo, apprezzo la tua traduzione ma non la sostanza del libro, cioè
l'umanità di Gesù di cui l'autore Castillo, salvo qualche positiva e già ben
acquisita nota di spiritualità, si fa portatore dopo che in casa Kung e cento
altri ne parlavano da decenni con una spiritualità che metteva insieme la
totale umanità di Gesù e rileggeva in 7 anni la storia travisante dei
Concili.
Gesù resta per me uno dei più grandi Maestri della mia fede, ma con tutti i
suoi limiti che lo fanno umano come noi. Oggi è Dio che mi interessa e a Lui
solo rivolgo la mia preghiera personale e in Lui solo mi confido per il mio
cammino di fede e per ciò che mi riserverà dopo la morte.
Dio è vita e amore. Gli altri sono al più dei testimoni.
don Franco Barbero, 10 giugno
2025