A partire da domani, domenica 22 giugno, ripropongo su questo blog "Quando i fratelli se ne vanno", il libro che preparai quando morirono Linda e Renato, raccogliendo i pensieri e le celebrazioni comunitarie che abbiamo vissuto in quei giorni. Il titolo oggi sarebbe necessariamente più inclusivo: Fratelli e sorelle.
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QUANDO I FRATELLI SE NE VANNO
Sono trascorsi più di 40 anni. Già allora la nostra fede personale e comunitaria faceva i conti con la vita, con tante lotte quotidiane e con la morte.
Due membri attivi della comunità cristiana di base che stavamo realizzando a Torino, morirono nello spazio di un mese, lasciando nel dolore Marco e Roberta, dopo pochi anni di matrimonio e nello sconcerto i fratelli e le sorelle della comunità di Mirafiori Nord che io accompagnavo in quegli anni (1980).
Ha ancora senso riproporre oggi queste pagine, su questo blog? Penso proprio di sì. Infatti in quelle pagine, in modo semplice e limpido, sono espresse l'essenza del messaggio biblico e una liturgia comunitaria, tanto significativa e costruttiva quanto lontana dall'idea e dalle pratiche liturgiche del suffragio cattolico ufficiale, che spesso presume di possedere le chiavi della salvezza che stanno invece totalmente nelle mani di Dio.
Il libro ci permette anche, nella seconda parte, di conoscere come il potere gerarchico si arrogò nei secoli il ruolo salvifico e dette avvio a tutte le messe di suffragio e alle mille pratiche devozionali non estranee al fattore economico.
La comunità cristiana affida totalmente a Dio la vita di chi muore e la preghiera non ha una funzione salvifica ed espiatoria, ma invita ciascuno e ciascuna di noi a riporre fiducia in Dio nei giorni della vita e nell'ora della morte.
Pensare alla morte altrui
e nostra, confrontarci con essa come persone credenti, può dare ossigeno alla
nostra vita. È insana quella mentalità religiosa che toglie gioia alla vita
proiettando ogni giorno l'ombra della morte, ma è molto pericolosa la strada di
chi, per vivere in pienezza la vita, cancella dal proprio orizzonte la presenza
e il pensiero della propria morte.
Franco Barbero