QUANDO I FRATELLI SE NE VANNO - 1
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Marco e a Roberta
Linda e Renato
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La storia di Linda e Renato è la storia di due fratelli della nostra comunità che ci hanno lasciato. Sono morti in modi diversi, ma entrambi con grande sofferenza a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra nel luglio ’84.
Vorremmo raccontare il doloroso percorso di questi due fratelli, ma anche delle persone che sono state loro accanto.
Linda Cipolla, 27 anni, maestra elementare, il 4 luglio 1984 andando a sostituire una collega ai campi estivi subisce un incidente d’auto, riporta un trauma cranico e muore senza più riprendere conoscenza.
Renato Sburlati, 29 anni, si ammala a maggio di epatite virale e, durante la degenza in ospedale, contrae una setticemia ad opera di germi particolarmente aggressivi che intaccano il cuore; subisce due interventi d’urgenza per sostituire parti del cuore distrutte dall’infezione e, alla vigilia della terza operazione che si sperava risolutiva, un infarto mette fine alle sue e alle nostre speranze.
Due morti assurde, di persone giovani, entrambe legate alla comunità, amiche tra loro e con noi.
Questi avvenimenti ci hanno interpellati duramente e brutalmente e così li presentiamo, nella loro crudezza e drammaticità.
Quando i fratelli se ne vanno…
una comunità cristiana di fronte alla morte
La comunità cristiana di base di Mirafiori Nord
Pur non essendo questa la sede per presentare nel dettaglio l’esperienza delle comunità di base, pensiamo importante raccontare qui i punti essenziali della nostra storia.
La comunità cristiana di base di Mirafiori Nord è nata sul finire del 1973 per opera di un gruppo di giovanissimi della parrocchia del Redentore di Torino, che hanno tentato di vivere il loro impegno di fede al di fuori dell’istituzione chiesa, abbandonando le sicurezze che essa forniva e sperimentando la provvisorietà della fede.
I primi anni sono stati caratterizzati da un impegno rivolto ai problemi emergenti in quartiere; in particolar modo l’occupazione delle case, i comitati di quartiere spontanei, l’attività di doposcuola per i ragazzi delle fasce sociali più svantaggiate.
Questo era reso possibile dalla omogenea provenienza dei componenti la comunità, tutti residenti in quartiere. Dalla metà degli anni ’70 ad oggi, i membri della comunità sono cambiati nella quasi totalità; alcuni hanno chiuso questa esperienza di gruppo, altri se ne sono aggiunti provenienti da contesti diversi. Ciò ha provocato una trasformazione all’interno della comunità; ad una progettazione politica di gruppo, si è sostituito l’impegno personale di ognuno nei vari ambienti di partecipazione socio-politica.
La comunità è comunque sempre stata il luogo privilegiato di confronto e di approfondimento della vita di fede dei suoi componenti.
In questi quasi tredici anni di strada ne è stata fatta e il cammino della comunità si è consolidato attorno ad alcuni elementi considerati essenziali per una fede comunitaria.
Lo studio e la meditazione della Parola di Dio:
si è verificata l’importanza della comprensione e della riappropriazione del testo biblico, che era prerogativa di pochi, maturando la convinzione che la Bibbia appartiene a tutti e deve essere attualizzata nell’impegno quotidiano. In questo tentativo di riappropriazione della Bibbia, la comunità ha affidato il ministero della Parola ad alcuni fratelli e sorelle che svolgono un servizio di studio, presentazione e guida degli incontri biblici, anche attraverso la preparazione di schede che servono di stimolo alla riflessione comunitaria e al confronto con la vita quotidiana.
La celebrazione dell’eucarestia:
nell’eucarestia si spezza il pane e si condivide comunitariamente la Parola di Dio; ognuno può intervenire e parlare liberamente. La celebrazione dell’eucarestia così impostata ci libera dalla sacralità del sacerdote. Proprio sulla indispensabilità della figura del sacerdote nella celebrazione dell’eucarestia la comunità ha dato vita ad una riflessione, non ancora conclusa, basata sia sul suo cammino di fede che su una riflessione teologica.
L’indirizzo che si sta delineando è per una celebrazione eucaristica anche, ma non esclusivamente, senza sacerdote quando tutte le persone presenti all’eucarestia hanno compiuto un cammino di fede per cui tale scelta non è di inciampo alla loro ricerca di fede.
La comunità non ha voluto, quindi, rinunciare a celebrare l’eucarestia come momento di fraternità e di condivisione, consapevole della presenza di Gesù al suo interno. Non esiste un ministero per la celebrazione eucaristica, ma la preparazione è affidata di volta in volta ad alcuni componenti della comunità.
La preghiera:
“Per la comunità cristiana di base di Mirafiori Nord di cui faccio parte, la preghiera comunitaria è sempre stata un problema; vivo, aperto, ma irrisolto. L’esperienza di preghiera è stata molto discontinua, con visuali ed accentuazioni diverse, soprattutto con l’incapacità di comprenderne pienamente, nella pratica, l’importanza e il significato per la nostra vita di fede. Abbiamo sperimentato la difficoltà del cammino di riscoperta della preghiera: mentre, pur con alcune carenze, la lettura della bibbia è stata un punto fermo, una scadenza irrinunciabile in questi dieci anni di vita, la pratica del pregare è stata vissuta in alcuni momenti, e poi abbandonata, ripresa e tralasciata, cercando forme e contenuti aderenti alla nostra realtà”. Queste parole, tratte da “La comunità impara a pregare” di Renato Sburlati (Tempi di fraternità, n. 6 – giugno 1984) esprimono molto bene il rapporto che la comunità ha vissuto in questi anni con la preghiera.
Linda e Renato nella comunità
Con il cammino della comunità si intrecciano le storie di Linda e di Renato.
Linda apparteneva a quel gruppetto di giovani che ha costituito il primo nucleo della comunità, ne ha condiviso l’esperienza per i primi anni, partecipando attivamente anche alle iniziative esterne di impegno nel sociale. Quando in seguito si è allontanata dalla vita comunitaria, è comunque rimasta legata affettivamente e idealmente a parecchi fratelli e sorelle.
Renato è entrato a farne parte nei primissimi anni, dando da subito un contributo notevole, lasciandosi coinvolgere con entusiasmo da questa nuova esperienza che vedeva unite la fede in Gesù di Nazareth e l’impegno per la giustizia.
Renato ha sempre esercitato un ruolo di stimolo nei confronti degli altri fratelli, facendosi portatore di istanze a lui molto care. Sosteneva la necessità di suscitare e scoprire i carismi e di riconoscerli con l’affidamento dei diversi ministeri; era convinto dell’importanza di dare una continuità alla preghiera, sia personale che comunitaria, considerando il rapporto con il Padre come momento fondante dell’esperienza di fede. Per questo era stata fondamentale la sua sollecitazione fatta ad alcuni fratelli della comunità di scrivere ogni settimana una preghiera che veniva letta comunitariamente: queste preghiere sono state raccolte nel fascicolo “La comunità prega”.
“Da alcuni mesi abbiamo iniziato una nuova esperienza: non è nata da un dibattito o da una riflessione approfondita, ma dalla esigenza, questa sì profonda, che molti di noi sentivano, di pregare...... Certamente non è stato facile iniziare.... Il dover scrivere delle preghiere ci ha mostrato tutte le sue difficoltà....E non è stato facile continuare: dopo i primi entusiasmi, la difficoltà sta nel perseverare, nel trovare sempre il tempo per questo colloquio con il Padre.... Non so se siamo riusciti a scrivere ‘belle preghiere’, poetiche, ma finalmente siamo riusciti a pregare in comunità”. (Da “Una comunità impara a pregare” di R. Sburlati - TdF n. 6 - 1984)
Ma l’apporto più grande di Renato alla comunità è stato quello di trasmettere agli altri la sua passione per lo studio e l’approfondimento della Parola di Dio. Era una sua ferma convinzione la necessità di studiare seriamente la Bibbia, in modo da non dover delegare l’esegesi ai pochi esperti ufficiali.
A questo proposito riprendiamo alcuni passi tratti dall’articolo “La Bibbia continua a parlare” di Renato, apparso su Tempi di Fraternità del marzo 1984, che riassumono sia il cammino delle comunità rispetto alla lettura biblica, sia la consapevolezza di Renato della sua giusta scelta. “In questi giorni è iniziato il corso per animatori biblici organizzato dalle comunità di base torinesi: è un’esperienza da collaudare e, in seguito, da valutare.... L’affermazione della centralità della Parola di Dio continua ad essere, a mio avviso, la caratteristica fondamentale delle comunità di base. Oltre ad essere un’affermazione teologica, è un problema vissuto all’interno dei nostri gruppi che ogni volta si ripresenta in modo nuovo e che nella nostra maturazione di fede va affrontato con grande attenzione e con la riflessione collettiva. Sarebbe certamente sbagliato e sterile se ci ancorassimo a quanto è stato detto alcuni anni fa e se non fossimo sempre capaci di reinventare un rapporto proficuo con la Parola di Dio che ci deve sostenere nella quotidianità della vita..... Nei primi anni della nostra esperienza comunitaria abbiamo maturato due grandi ‘scoperte’ teologiche:
- la Parola di Dio è fondante, cioè è attorno ad essa che si riunisce la comunità;
- non vi può essere alcuna pretesa magisteriale da parte di vescovi, preti, teologi, leader di comunità di detenere la giusta interpretazione della Parola, ma è tutta la comunità che legge collettivamente la Parola, a partire dalla propria situazione storica.....
Nella situazione odierna è necessario un cammino che, a partire dalle sue premesse irrinunciabili, dia più continuità e scientificità alle nostre esegesi, rendendo attuale (cioè comprensibile all’uomo d’oggi), ma non forzata, la Parola e permetta così una lettura di fede non distorta”.
(continua)