“Beato:
lui ci crede”
A seguito dell'incontro con il “Papa Usa” di venerdì don Mattia Ferrari è
convinto che l'attuale Papa lavori per una grande famiglia per la pace.
“Partecipare come sentire rinnovata la presenza
di questa grande famiglia e vedere confermato l'accompagnamento materno della
Chiesa” (La Stampa, 1 giugno 2025)
Trovo ripugnanti e ridicole queste espressioni di “accompagnamento
della Chiesa”.
Resta che, dove manca una seria riflessione teologica e storica, fatte
salve con difficoltà, ma in verità, le buone intenzioni degli interlocutori, la
Chiesa di cui si parla è la religione dei dogmi, che invita al livellamento e
non sollecita alle differenze e non spinge alla creatività anche disobbediente
del “credo cattolico”, nato dal quarto secolo e diventato ortodossia e spesso umoristico.
In Olanda ho passato un periodo di 7 anni per studiare come e chi ha
costruito il palazzo dogmatico che dopo il Concilio di Nicea, nel quarto
secolo, ha pensato poi con Nicea 2 di avere in mano l’ortodossia.
Basta leggere una decina di libri storici, tra i quali le opere di Nixey “Nel
nome della Croce” (ed. Bollati Boringhieri) e “Gli altri figli di Dio”
(ed. Bollati Boringhieri), o la vicenda di Ipazia (415) per capire come
l'accompagnamento della Chiesa ha operato in modi mille miglia lontani dal
Vangelo.
Ma oggi nella Chiesa, nelle quaranta esperienze religiose che popolano la
nostra Italia (quando esisteva la Repubblica italiana), il problema è la fede
in Dio, non essere compagni di un Papa che non scomunica un assassino come
Netanyahu e vivere dalla parte dei poveri e noi stessi in vera povertà.
I lussi vaticani per me sono lo sterco della strada, segnalano il
territorio dei ricchi e potenti e questa Chiesa americana deve ritornare ad
Ario, non ai palazzi del potere, riempiendosi la bocca di parole come ”pace,
giustizia” che il Vaticano con la sua presenza smentisce ogni giorno e
smetterla di incatenare Dio nei suoi dogmi e nella sua vergognosa veste
pontificale.
Dio è scappato dai Papi, dai cardinali. Dio non vuole perdere tempo.
don Franco Barbero, 1 giugno
2025