martedì 24 giugno 2025

 

QUANDO I FRATELLI SE NE VANNO – 3

Qui puoi sfogliare questo segmento del libro

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Emozioni e riflessioni

 

Ultima lettera a Renato

 

Caro amico,

che te ne sei andato così, troppo presto, lasciandoci tutti più poveri e più soli, ti prego ascolta questo mio ultimo saluto. Nella profonda tristezza che ha sostituito la disperazione dei primi giorni, cerco finalmente di fermare i pensieri, i ricordi.

Dal primo momento in cui ho saputo che tu non c’eri più, il ricordo più nitido che mi è tornato tante volte davanti agli occhi è stato quello di un episodio piccolo, quasi banale, ma per me importante, che già allora mi aveva colpito.

Era un pomeriggio caldo, poche settimane fa, tu eri disteso nel lettino d’ospedale (lettino davvero troppo corto per te): inquieto, non riuscivi a riposare; io ero accanto a te non sapendo che fare per darti un po’ di sollievo. Poi mi hai chiesto, per favore, di toglierti gli occhiali e finalmente ti sei assopito. Lentamente, per non disturbarti, ho lavato le lenti, le ho asciugate e ho riposto gli occhiali nel comodino.

Quando ti sei svegliato mi hai chiesto, per favore, di rimetterti gli occhiali e, dopo che te li ho infilati, guardandomi negli occhi mi hai detto: “Hai pulito le lenti, grazie!”. Non dimenticherò i tuoi occhi in quel momento, Renato: sorridevano, anche se il tuo viso era serio e c’era in essi un lampo di gratitudine e di amore: per me.

Poi si aggiungono i ricordi, primo fra tutti l’amore che avevi per la nostra comunità. Difficilmente riuscivi ad esprimere a parole i tuoi sentimenti, ma un occhio attento poteva cogliere nei tuoi gesti, nei tuoi inviti un grande affetto; tu ti preoccupavi di noi. Tante volte ho sentito che ti sei preso cura di noi sorelle e fratelli della comunità e credo di non averti mai ringraziato per questo. Lo faccio ora. Ricordo le nostre chiacchierate sulla comunità, a volte per telefono; sovente le nostre idee erano diverse, ma siamo sempre

riusciti ad incontrarci.

E ancora il martedì sera, alla fine delle riunioni, spesso troppo stanchi, amareggiati, delusi. Eppure bastava tra noi uno sguardo, una stretta di mano, un rapido abbraccio a volte, per sentirti unito a me con lo stesso desiderio di andare avanti, con lo stesso grande amore per questa nostra piccola tormentata comunità, ma così preziosa e insostituibile.

 

Che dirti ancora, Renato caro? La cosa più importante: con te ho perduto un fratello.

E ancora i ricordi si sovrappongono confusi.

 

Quando ti ho conosciuto avevo un po’ di soggezione di te, mi intimidivi, parevi così distaccato e sicuro in ogni momento....poi invece ho scoperto il Renato vero, attento, premuroso, sensibile. Sapevo con certezza di poter contare su di te.

E adesso tra le lacrime non faccio che ripetermi: mio fratello se n’è andato, non c’è più.

Nello stordimento di questi giorni ogni tanto riesco a pregare il Padre, gli chiedo di starti vicino, di dare un senso alla tua morte, di far sì che la nostra comunità continui il proprio cammino di ricerca più unita, volendosi più bene, ricordando il tuo impegno e le cose belle che tu desideravi per la comunità.

Voglio credere che non sia tutto finito così e che un giorno ci ritroveremo. Per ora addio, caro fratellino, ricordati che ti ho voluto tanto bene.

 

Carla, della comunità di Mirafiori Nord (Torino)

 

 

Il mio dolore, la mia fede, le mie contraddizioni

 

Ore 10,15; Parrocchia del Redentore - Funerali di Renato

L’ho scritto sull’agenda, come il resto, tra gli impegni sindacali, gli appunti.

Incredibile e assurdo!

La vita di Renato, un amico, un fratello nel cammino della fede è finita, e nella mia agenda risulta scritta vicino e assieme alla riunione sulla crisi della Rai, agli incontri con i partiti politici, alla riunione con l’esecutivo: quasi fosse un impegno.

Ma forse è giusto così.

Gli impegni di tutti i giorni, le ferie di adesso, la gente che cerca il fresco la sera, le ragazze che passando ridono di noi che riuniti in comunità preghiamo piangendo Renato; Giulia, mia figlia, che nasce da Santina, e grida subito e cresce giorno dopo giorno a vista d’occhio; le olimpiadi di Los Angeles e gli operai che fanno gli straordinari per fare uscire le edizioni speciali del giornale sportivo che andrà a ruba; la preparazione delle elezioni in Nicaragua boicottate dall’opposizione e dalla chiesa ufficiale, Renato che muore in ospedale, Bruno che è morto in moto a 27 anni.

Tutto insieme, sì! Tutto mischiato assieme in pochi giorni per tutti i nostri giorni terreni.

Però è difficile non piangere.

Sulle scale della chiesa, dopo, nel sole caldo abbiamo parlato di bambini, quelli appena nati, quelli incredibilmente cresciuti, quelli che stanno nascendo.

E poi ciao, ad affrontare i nostri giorni terreni con Renato, con Bruno, che, sarò pazzo, sento con noi.

Sono arrivato a casa, ho sostato con il corpo in silenzio, ho guardato Giulia che dormiva beata nella culla.

Giovanni, della comunità di Lucento (Torino)

 

(continua)