mercoledì 2 luglio 2025

 

Cristianesimo “Della stessa sostanza del Padre”: Gesù, Costantino e il viaggio di Leone XIV a Nicea

 

Dio uno e trino. Ieri la Chiesa cattolica ha festeggiato il mistero della Santissima Trinità. E che è il centro teologico del Credo niceno-costantinopolitano, che tuttora si legge sul “foglietto” della santa messa domenicale, talvolta in alternanza con l’altro Credo, il Simbolo degli apostoli. Dapprima: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, (...), generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. Eppoi: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio”.

       Questo Credo venne messo a punto il 325 e il 381 in due storici Concili, a Nicea (325) e Costantinopoli (381). Ma la svolta che rappresentò uno spartiacque nel cristianesimo, fissando un prima e un dopo, avvenne a Nicea con la definizione di Cristo, il Figlio, “consustanziale” al Padre. Della stessa sostanza del Padre. Appunto. Un pilastro della fede cristiana che ha attraversato intatto 17 secoli, nonostante divisioni e scismi. Millesettecento anni, dal 325 al 2025, che saranno il motivo del primo viaggio del nuovo papa americano entro dicembre. Una visita già stabilita da Francesco e che Leone XIV ha confermato.

OGGI NICEA si chiama Iznik e si trova in Turchia, a un centinaio di chilometri da Istanbul. All’epoca era una piccola città dell’Asia Minore vicino a Nicomedia, la sede imperiale in Bitinia. A convocare questo storico Concilio fu Costantino, l’imperatore che disse basta alle persecuzioni contro i cristiani. La storia di quel Concilio, con tutto quello che venne prima e dopo, è ripercorsa da un importante saggio, rigoroso e divulgativo allo stesso tempo, di Gian Guido Vecchi e Giovanni Maria Vian: La scommessa di Costantino. Come il Concilio di Nicea ha cambiato la storia (Mondadori, 165 pagine, 20 euro). Vecchi è il vaticanista del Corriere della Sera; Vian, già direttore dell’Osservatore Romano, è un autorevole storico della Chiesa.

   Il Concilio si tenne dal 20 maggio al 19 giugno del 325: su 1.800 vescovi, solo trecento (ma pure di meno) arrivarono a Nicea. Quasi tutti orientali. In duemila anni i cristiani sono sempre stati litigiosi tra di loro, in particolare sulle questioni dottrinali. Gli obiettivi di Costantino a Nicea erano due: condannare l’arianesimo (da Ario, prete libico) che negava la natura divina di Cristo e fissare una data unica per la Pasqua, anche per recidere il legame con la Pesach ebraica (e qui c’è l’ombra cupa dell’antisemitismo). Il primo fu raggiunto con il Credo. Il secondo no: ancora oggi cattolici (calendario gregoriano) e ortodossi (calendario giuliano) non festeggiano insieme la Pasqua.

   Sullo sfondo dell’interrogativo niceno, “Chi è stato Cristo?” (Benedetto XVI), il libro di Vecchi e Vian riepiloga e spiega aspetti decisivi della questione: testi, fonti, traduzioni (la lingua del cristianesimo fu il greco), la Pentarchia che reggeva la Chiesa, cioè le cinque grandi sedi patriarcali: Roma (che non aveva ancora il primato assoluto), Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme. E la svolta nicena valse a Costantino persino la sacra definizione di “uguale agli apostoli”.

 

Fabrizio D’Esposito

 

PS: Io sono e resto con Ario. Dio è uno solo. Gesù è un suo profeta non Dio.

Franco Barbero