Cristianesimo “Della stessa
sostanza del Padre”: Gesù, Costantino e il viaggio di Leone XIV a Nicea
Dio uno e trino. Ieri la Chiesa cattolica ha
festeggiato il mistero della Santissima Trinità. E che è il centro teologico
del Credo niceno-costantinopolitano, che tuttora si legge sul “foglietto” della
santa messa domenicale, talvolta in alternanza con l’altro Credo, il Simbolo
degli apostoli. Dapprima: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito
Figlio di Dio, (...), generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”.
Eppoi: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal
Padre e dal Figlio”.
Questo Credo venne
messo a punto il 325 e il 381 in due storici Concili, a Nicea (325) e
Costantinopoli (381). Ma la svolta che rappresentò uno spartiacque nel
cristianesimo, fissando un prima e un dopo, avvenne a Nicea con la definizione
di Cristo, il Figlio, “consustanziale” al Padre. Della stessa sostanza del
Padre. Appunto. Un pilastro della fede cristiana che ha attraversato intatto 17
secoli, nonostante divisioni e scismi. Millesettecento anni, dal 325 al 2025,
che saranno il motivo del primo viaggio del nuovo papa americano entro
dicembre. Una visita già stabilita da Francesco e che Leone XIV ha confermato.
OGGI NICEA si chiama Iznik e si trova in Turchia, a un
centinaio di chilometri da Istanbul. All’epoca era una piccola città dell’Asia
Minore vicino a Nicomedia, la sede imperiale in Bitinia. A convocare questo
storico Concilio fu Costantino, l’imperatore che disse basta alle persecuzioni
contro i cristiani. La storia di quel Concilio, con tutto quello che venne
prima e dopo, è ripercorsa da un importante saggio, rigoroso e divulgativo allo
stesso tempo, di Gian Guido Vecchi e Giovanni Maria Vian: La scommessa di
Costantino. Come il Concilio di Nicea ha cambiato la storia (Mondadori,
165 pagine, 20 euro). Vecchi è il vaticanista del Corriere della Sera; Vian,
già direttore dell’Osservatore Romano, è un autorevole storico della Chiesa.
Il Concilio si tenne dal 20 maggio al 19 giugno del 325: su
1.800 vescovi, solo trecento (ma pure di meno) arrivarono a Nicea. Quasi tutti
orientali. In duemila anni i cristiani sono sempre stati litigiosi tra di loro,
in particolare sulle questioni dottrinali. Gli obiettivi di Costantino a Nicea
erano due: condannare l’arianesimo (da Ario, prete libico) che negava la natura
divina di Cristo e fissare una data unica per la Pasqua, anche per recidere il
legame con la Pesach ebraica (e qui c’è l’ombra cupa dell’antisemitismo). Il
primo fu raggiunto con il Credo. Il secondo no: ancora oggi cattolici
(calendario gregoriano) e ortodossi (calendario giuliano) non festeggiano
insieme la Pasqua.
Sullo sfondo dell’interrogativo niceno, “Chi è stato Cristo?”
(Benedetto XVI), il libro di Vecchi e Vian riepiloga e spiega aspetti decisivi
della questione: testi, fonti, traduzioni (la lingua del cristianesimo fu il
greco), la Pentarchia che reggeva la Chiesa, cioè le cinque grandi sedi
patriarcali: Roma (che non aveva ancora il primato assoluto), Costantinopoli,
Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme. E la svolta nicena valse a
Costantino persino la sacra definizione di “uguale agli apostoli”.
Fabrizio D’Esposito
PS: Io sono e resto con Ario. Dio è uno solo. Gesù è un suo profeta non
Dio.
Franco Barbero