Il governo tira dritto sull'energia
nucleare.
Ignorando leggi, sentenze e referendum
Sull'energia
nucleare il governo sembra muoversi in maniera ideologica e arbitraria, in
spregio a leggi, sentenze e volontà popolare, espressa ben due volte nei
referendum del 1987 e del 2011. Queste, in sintesi, le critiche che in molti
hanno mosso all'attenzione della maggioranza guidata da Giorgia Meloni e al
ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin,
in particolare dopo l'annuncio di quest'ultimo del 16 giugno scorso: l'Italia,
ha detto il ministro, ha formalmente aderito all'Alleanza Europea per il
Nucleare (prima era membro del club in qualità di semplice
"osservatore"), il gruppo di 13 paesi (Francia, Belgio, Bulgaria,
Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia,
Slovenia, Svezia e, appunto, Italia) creato su impulso francese nel febbraio
2023 per promuovere e coordinare una strategia di rilancio dell'energia
nucleare in Europa. E ha dichiarato - a margine del Consiglio UE Energia a
Lussemburgo - l'<<impegno>> a <<proseguire tutte le azioni
che ci possono portare, anche tecnologicamente, alla produzione di energia
nucleare in ambito europeo e integrare quella che è la produzione delle energie
rinnovabili>> (La Stampa 16/6).
Sì rinnovabili, no
nucleare!
In una
dichiarazione dello stesso giorno, Vittorio Bardi e Alfiero Grandi (della
presidenza nazionale dell'associazione "Sì alle energie rinnovabili, no al
nucleare") hanno fermamente criticato l'iniziativa del ministro
dell'ambiente. Nello specifico, i due hanno cointestato una posizione politica
che colpevolmente ritarda sulla transizione green, in ossequio ai
desiderata delle lobby nucleariste del Paese, contro i due referendum
popolari, in barba alle leggi attualmente in vigore, in violazione degli ambiti
di competenza Stato-Regioni, contro i pronunciamenti della Corte
Costituzionale.
Secondo
l'associazione, si legge nella nota del 16 giugno, l'adesione dell'Italia
all'Alleanza nucleare europea è un fatto molto grave, perché avvia una
procedura di partnership <<con conseguente scambio di informazioni, di
impegno comune nella ricerca, nella sperimentazione e nella produzione di
reattori nucleari>>, scavalcando di fatto il Parlamento, il quale ancora
non è stato chiamato a discutere il progetto di legge governativo che il
Consiglio dei Ministri ha approvato oltre 3 mesi fa.
Inoltre, aggiungono
Vittorio Bardi e Alfiero Grandi, <<il governo non contesta alla Lombardia
i protocolli firmati con l'Agenzia Internazionale sul Nucleare sul quale la
Regione non ha poteri, che spettano al governo. In sostanza è una forma di autonomia
regionale differenziata camuffata che si fa beffe delle sentenze della Corte
Costituzionale sulla legge Calderoli>>.
da “Adista” del 28/6/2025