“Leone
ha rassicurato i fedeli messi a disagio da Francesco”
Francesco Grana
“L’elezione di Leone XIV ha prodotto con sorprendente rapidità un
fondamentale risultato: riunificare la Chiesa cattolica”. Non ha dubbi il
cardinale Camillo Ruini, per 17 anni, dal 1991 al 2008, vicario generale per la
diocesi di Roma e per 16 anni, dal 1991 al 2007, presidente della Conferenza
episcopale italiana. Il porporato emiliano, teologo raffinato e uomo che ha
avuto la totale fiducia di san Giovanni Paolo II, verso cui conserva ancora
oggi, a vent’anni dalla morte del papa polacco, una devozione profonda,
racconta al Fatto le sue prime impressioni su Leone XIV. Lo fa con la chiarezza
e la lungimiranza che lo contraddistinguono.
Prima del Conclave, il cardinale aveva formulato quattro auspici per il
dopo Francesco: “Confido in una Chiesa buona e caritatevole, dottrinalmente
sicura, governata a norma del diritto, al suo interno profondamente unita”.
Ruini non aveva omesso anche una pesante critica nei confronti del diretto
predecessore di Jorge Mario Bergoglio: “Il pontificato di Benedetto XVI è stato
insidiato dalla sua scarsa attitudine a governare e questa è una preoccupazione
che vale per ogni tempo, compreso il prossimo futuro”. Il porporato ha
partecipato alle dodici congregazioni generali dei cardinali che si sono tenute
durante la Sede Vacante, ma, ovviamente, non ha preso parte al Conclave che ha
eletto Robert Francis Prevost, avendo 94 anni.
Eminenza, è contento dell’elezione di Leone XIV,
siamo a quasi un mese dal Conclave?
L’elezione di Leone XIV ha prodotto con sorprendente rapidità un
fondamentale risultato: riunificare la Chiesa cattolica. Questo è il primo
motivo per il quale sono felice di questo nuovo papa.
Perché è convinto che Leone XIV abbia già
riunificato la Chiesa cattolica?
Tentando una breve analisi delle ragioni che hanno prodotto un tale
risultato, probabilmente le ritroviamo in alcuni segni, come il forte accento
posto sulla fede e sulla preghiera, o anche la stola e la mozzetta che ha
indossato. Quei non pochi fedeli che, a torto o a ragione, erano a disagio per
le – vere o presunte – aperture dottrinali di papa Francesco si sono sentiti
rassicurati.
E poi?
Poi, naturalmente, ci sono le doti personali di papa Leone, cominciando
dalla sua umiltà e semplicità per arrivare alla grande testimonianza di amore e
di servizio al prossimo che ha dato nelle varie fasi della sua vita: valga per
tutte ciò che ha fatto in Perù per i migranti e in particolare per la
redenzione delle prostitute.
Qual è il clima che si respira oggi nella Chiesa
cattolica?
Il clima che respiriamo oggi nella Chiesa cattolica può definirsi di gioia
e di pace. Confidiamo nel papa, nella sua saggezza e carità di pastore, perché
questo clima permanga e metta radici, ma nessun credente può esimersi dal fare
la propria parte a tale scopo. Dobbiamo ricuperare e rinsaldare la volontà di
essere figli, figli di Dio, ma anche figli della Chiesa. E così sentirci uniti
a formare il corpo di Cristo, che ha molte e diverse membra, ma è uno solo.
Lungo questo itinerario papa Leone ci è di guida.
Ha già incontrato papa Prevost?
Non l’ho ancora incontrato personalmente, ma sento che mi ha già dato
molto, che ha fatto crescere il mio coinvolgimento con le vicende e le speranze
della Chiesa. Il mondo in cui viviamo è pieno di difficoltà e di contrasti,
come del resto è sempre stato: su questo versante è facile prevedere che il
nuovo papa, come il suo predecessore, sarà atteso da molte e difficili prove.
Le prove, però, se ben vissute, rafforzano e purificano chi le sperimenta.
Quali sono queste prove?
Sono prove che nascono da dentro e da fuori la Chiesa. Quanto alle prime,
faccio l’esempio delle novità apportate da papa Francesco che alcuni accolgono
con gioia, altri invece contestano.
Fuori, nel mondo, ci sono le guerre, da Gaza all’Ucraina.
Sì, per le seconde, basti pensare alle tante guerre che insanguinano il
mondo. Il nuovo papa ha, dunque, molto bisogno della nostra collaborazione e
della nostra preghiera.
da “Il Fatto Quotidiano”
dell’1/6/25