Pubblichiamo da “Pressenza” la seconda parte dell’articolo “Ma quale casa?” (la prima parte è stata pubblicata ieri)
“Ma quale casa?”
la campagna per introdurre il diritto
all’abitare in Costituzione
(SECONDA
PARTE)
… Così, un primo
gruppo di Costituzioni (tra cui vale la pena menzionare – in Europa –
l’articolo 2 della legge costituzionale svedese sul governo e – fuori
dall’Europa – gli articoli 7.4 e 23.IX della Costituzione del Brasile) legano
il diritto all’abitare alla garanzia del minimo esistenziale, così riconoscendo
il nesso tra l’abitare e condizioni di vita dignitose. Un secondo gruppo di
Costituzioni, invece, riconosce il diritto all’abitare come grandezza autonoma:
in questo secondo gruppo – oltre ai già ricordati esempi spagnolo e portoghese
si possono menzionare, in Europa, l’articolo 23, n. 3 della Costituzione belga,
l’articolo 19 della Costituzione finlandese e l’articolo 21.4 della
Costituzione greca; e, fuori dall’Europa, l’articolo 19 della Costituzione
boliviana del 2009 (“Every person has the right to an adequate habitat and home
that dignifies family and community life”) o all’articolo 100 della
Costituzione del Paraguay che parla di una abitazione dignificante
(“dignifying”).
Altrettanto
interessanti, infine, quelle Costituzioni che – pur in assenza di una esplicita
proclamazione del diritto all’abitare – si occupano invece di articolare le
relative politiche pubbliche, ad esempio sul piano del riparto di competenze
tra livelli di governo (è il caso, ad esempio, dell’articolo 74.1 della Legge
Fondamentale tedesca del 1949). Di questi spunti comparativi la proposta di
legge tiene conto, articolando su più livelli i dispositivi di riconoscimento
del diritto all’abitare. La proposta si compone di tre articoli. L’articolo 1
propone la modifica del primo comma dell’articolo 44, aggiungendo ad esso un
ulteriore periodo, il quale sancisce l’impegno della Repubblica
nell’indirizzare e coordinare lo sviluppo delle aree urbane, e nel garantire
l’accesso all’abitazione quale bene primario e mezzo necessario per assicurare
alla persona l’effettivo esercizio dei diritti e una vita libera e dignitosa.
La scelta
dell’articolo 44 come sede di intervento deriva tanto dall’oggetto di tale
disposizione – la fissazione di principi e criteri per l’articolazione di
politiche relative allo sviluppo delle aree agricole (e, secondo la presente
proposta, anche urbane) – quanto, soprattutto, dalle finalità rispetto alle
quali la disposizione in parola curva il proprio intervento. Infatti, accanto
al fine di conseguire il “razionale sfruttamento del suolo” la disposizione
enuncia anche l’obiettivo di “stabilire equi rapporti sociali”. Tali finalità
giustificano pienamente la scelta di estendere l’attuazione di tali obiettivi –
oggi limitata all’ambito agricolo – anche alle aree urbane, indirizzandone lo
sviluppo e includendo in tali direttrici anche la garanzia dell’accesso
all’abitazione. Anche le politiche urbanistiche e abitative sono infatti
finalizzate – secondo quel che si è detto – ad assicurare rapporti sociali
equi, conciliando il pieno sviluppo della persona umana (la “vita libera e
dignitosa” che discende, nella logica della presente proposta, dalla
disponibilità di una abitazione) con il godimento dei diritti fondamentali ma
anche con la tutela dell’ambiente.
In questo senso,
una equilibrata articolazione delle politiche abitative – opportunamente
orientata al fine di stabilire equi rapporti sociali – diviene ponte tra la
libera realizzazione della personalità individuale, la convivenza sociale
secondo giustizia ed eguaglianza e la necessaria armonia tra attività umane e
salvaguardia dell’ambiente. La modifica proposta individua nella Repubblica il
titolare dell’obbligo di garantire e promuovere l’accesso all’abitazione: con
ciò si è voluta valorizzare la doppia dimensione del principio di sussidiarietà
(di cui all’articolo 118, commi primo e ultimo, della Costituzione), che chiama
in causa lo Stato, le Regioni, le Province, Comuni (quali articolazioni
territoriali della Repubblica), ma anche singoli individui e formazioni
sociali, nel segno della cooperazione e della solidarietà(principi che hanno,
parimenti, rilievo costituzionale: cfr. l’articolo 2 e l’articolo 45).
L’articolo 2
modifica il secondo comma dell’art. 47. Tale disposizione, che attualmente
tutela l’accesso del risparmio popolare alla “proprietà” dell’abitazione, viene
modificata nel senso di estendere tale tutela anche al “godimento”
dell’abitazione medesima. Il “godimento” comprende infatti forme alternative di
accesso all’abitazione quali l’affitto e la gestione pubblica o sociale degli
alloggi, le quali rispondono a esigenze abitative diverse rispetto alla
tradizionale proprietà privata. La modifica vuole così farsi carico e dare
copertura costituzionale ad una realtà in cui molte persone e molte famiglie
non sono in grado di acquistare una casa, ma potrebbero egualmente beneficiare
della protezione giuridica rafforzata dell’accesso a un’abitazione dignitosa.
L’articolo 3 infine
modifica il secondo e il terzo comma dell’art. 117, inserendovi un riferimento
esplicito e coordinato al riparto di competenze in materia di politiche
abitative. In particolare, si aggiunge una ulteriore lettera all’elencazione –
contenuta nel secondo comma dell’articolo 117 – delle materie di competenza
esclusiva dello Stato, con riguardo alle “norme generali in materia di
politiche abitative”. L’aggiunta di questa specifica norma si rende necessaria
per garantire che l’indirizzo delle politiche per l’abitare, da intendere in
senso estensivo, sia uniforme su tutto il territorio nazionale e che non
dipenda da differenze regionali che potrebbero comprometterne l’effettività.
Inoltre, si modifica il terzo comma dell’articolo 117 – relativo alle materie
di competenza concorrente – giustapponendo alla competenza in materia di
“governo del territorio” quella in materia di “programmi di edilizia
residenziale pubblica” così sottolineando ulteriormente la responsabilità dello
Stato, condivisa con le Regioni, nel promuovere e attuare politiche abitative
che rispondano ai bisogni sociali più urgenti.
In Italia, il tema
del diritto alla casa è diventato sempre più centrale in un contesto di
crescente disagio abitativo. L’aumento dei costi delle abitazioni, la crescita
esponenziale e incontrollata di affitti brevi in determinati quartieri delle
nostre città, la difficoltà di accesso al credito, la precarizzazione del
lavoro, l’assenza di un salario minimo legale e l’espansione di fenomeni di
povertà assoluta e relativa – sono quasi 14 milioni le persone in povertà
assoluta o relativa oggi in Italia – hanno alimentato una situazione di già
grave emergenza.
Milioni di persone,
in particolare giovani, studenti, anziani soli, famiglie a basso reddito,
migranti, lavoratori precari, e giovani coppie si trovano a fronteggiare
difficoltà insormontabili nell’accedere a una casa, e ad una casa che sia
dignitosa. L’alta incidenza di sfratti, il crescente numero di persone senza
dimora – quasi 500 mila secondo l’Istat – la difficoltà di accesso al mercato
degli affitti e la scarsità di alloggi pubblici sono solo alcune delle
manifestazioni più evidenti di una crisi abitativa che coinvolge una porzione
tragicamente significativa della popolazione.
Non è infatti
possibile parlare dei problemi dell’abitare in maniera organica se consideriamo
le sole statistiche e non riflettiamo, con uno sguardo più ampio, su tutte le
situazioni di difficoltà in cui la precarietà abitativa incide in maniera
determinante. A questo riguardo, vanno dunque considerate, per fare esempi
tristemente noti a tutti noi, anche le migliaia di persone che si trovano in
difficoltà a causa di eventi sismici o dei tragici avvenimenti metereologici
dovuti al cambiamento climatico, le quali, spesso a distanza di anni, ancora
faticano a trovare una soluzione abitativa stabile e vedono la propria vita
precaria e in stallo. La complessità di tale situazione richiede quindi una
risposta consapevole, decisa, e strutturata da parte della Repubblica nel suo
insieme, che non rappresenti solamente una soluzione di rapida narrazione, ma
possa fissare nuovi princìpi per la futura produzione normativa e diventare la
base su cui costruire ed orientare una nuova stagione di politiche abitative.