Il vuoto e la meditazione
silenzioso.
«Bisogna rimanere qualche tempo senza ricompensa,
naturale o sovrannaturale» afferma Simone Weil in L'ombra e la grazia. Questa è la conditio
sine qua
non perché qualcosa possa accadere. Ciò non
significa uccidere il desiderio, ma piuttosto desiderare senza
aspirazione, senza aspettativa. Vivere un'attesa
vuota di oggetto, compiere l'atto del
desiderare senza l'oggetto del desiderio, nella consapevolezza che, nel momento in cui vivremo questo vuoto,
potrà finalmente raggiungerci qualcosa che avrà il sapore dell'impossibile.
«È
necessario farsi una rappresentazione del mondo in cui
ci sia del vuoto, perché il mondo abbia bisogno
di Dio», specifica Simone Weil. E aggiunge:
Amare la
verità significa sopportare il vuoto; e quindi accettare
la morte. La verità sta dalla parte della
morte. L'uomo sfugge alle leggi di questo mondo
solo per la durata
di un attimo. Istanti di sosta, di contemplazione, d'intuizione pura, di vuoto
mentale, di accettazione del vuoto morale. Sono questi istanti a renderci
capaci di sovrannaturale. Chi sopporta per un momento il vuoto, o riceve il
pane sovrannaturale, o cade. Terribile rischio, ma è necessario correrlo; e
persino, per un momento, senza speranza. Ma non bisogna precipitarvisi. (...)
Nel mio diventare nulla, Dio ama se stesso in questo nulla. Ama il vuoto.
L'attaccamento alle cose mi fa vedere le cose, me stesso, in un certo modo. Un
modo distorto. Illusione.
Giungere al vuoto, e quindi
lasciarsi abitare dalla divinità, significa attraversare la notte e le notti che
san Giovanni della Croce, uno dei più grandi mistici della tradizione
cristiana, ha descritto nella Salita al Monte Carmelo, esperienza
spirituale divenuta opera fondamentale del pensiero cristiano, in cui il
mistico indica le tappe che vanno raggiunte per «avere il tutto»:
Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente. Per
giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente. Per giungere a
essere tutto, non voler essere niente. Per giungere alla conoscenza del tutto,
non cercare di sapere qualche cosa in niente. Per venire a ciò che ora non
godi, devi passare per dove non godi. Per giungere a ciò che non sei.
Quando ti fermi su qualche cosa, tralasci di slanciarti verso il tutto. E quando
tu giunga ad avere il tutto, devi possederlo senza voler niente, poiché se tu
vuoi possedere qualche cosa del tutto, non hai il tuo solo tesoro in Dio.
In questa nudità lo spirito trova il suo riposo poiché non desiderando
niente, niente lo appesantisce nella sua ascesa verso l'alto e niente lo spinge
verso il basso, perché si trova nel centro della sua umiltà.
Quando invece desidera qualche cosa, proprio in essa si affatica.
Nel suo celebre romanzo Siddharta
Hermann Hesse descrive così il forte desiderio di vuoto del protagonista: «Una
meta si proponeva Siddharta: diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri,
vuoto di sogni, vuoto di gioia e dolore. Morire a se stesso, non essere più
lui, trovare la pace del cuore svuotato, nella spersonalizzazione del pensiero
rimanere aperto al miracolo, questa era la sua meta».
Don Paolo Squizzato, “Se non lo cerchi lo trovi”,
Ed Paoline
Introduzione alla meditazione silenziosa