Israele: grande partecipazione allo sciopero
contro il governo
Maddalena Brunasti
Nella giornata di domenica 17 agosto tutta Israele è stata paralizzata dalla
protesta indetta dal Forum delle famiglie degli ostaggie e dei dispersi
israeliani.
Le manifestazioni si sono svolte all’insegna degli slogan BRING THEM HOME NOW
(riportateli a casa adesso) e ISRAEL ON HOLD (Israele aspetta), anche i titoli
che contrassegnano le attività del Forum, e del motto A DAY TO SAVE LIVES (Una
giornata per salvare [tante] vite).
L’iniziativa ha mobilitato i cittadini israeliani, coinvolti a scioperare e a manifestare
per chiedere la cessazione delle operazioni militari a Gaza affinché sia
ottenuto il rilascio dei connazionali prigioneri di Hamas.
Il Forum accusa Netanyahu di non aver protetto gli ostaggi, “Sono stati rapiti
dalla terra di Israele sotto la tua responsabilità, Netanyahu, e sono lì da 22
mesi”, e contesta la decisione del governo di espandere l’offensiva a Gaza e
così, anziché raggiungere un accordo per la loro liberazione, viene messa a
rischio l’incolumità di una 20ina di persone ritenute ancora vive tra le 50
rimaste intrappolate nelle macerie del territorio palestinese assediato.
“Da 22 mesi gli ostaggi languono a Gaza, davanti ai vostri occhi – hanno
dichiarato i referenti del Forum dopo le accuse a loro rivolte dal premier
Benyamin Netanyahu, da Bezalel Smotrich e da altri esponenti del governo –
Invece di ingannare l’opinione pubblica, diffondere voci e diffamare le
famiglie dei rapiti, restituite i nostri cari con un accordo e ponete fine alla
guerra. Questa è l’unica decisione che il popolo israeliano chiede, ed è
l’unica decisione possibile”.
Allo stesso modo si erano espressi i veterani delle forze armate, generali in
pensione e ufficiali in congedo o riserva, intervenuti alla manifestazione
intitolata “STOP the war. SAVE the hostages (BASTA guerra. SALVATE gli
ostaggi)” e svolta nella settimana precedente.
Domenica 18 agosto a Tel Aviv le principali strade di accesso alla città sono
state bloccate dagli attivisti fin dal mattino presto, le 6:30 in Israele (in
Italia le 5:30).
Nel corso della giornata i manifestanti sono confluiti nel centro della città
e, in particolare, alla Piazza degli ostaggi, dove dalle 9 alle 18 era esposta
una rassegna di ritratti degli ostaggi e di fotografie emblematiche e in cui si
è recato anche il presidente israeliano Isaac Herzog.
I manifestanti inoltre hanno presidiato piazzali e incroci davanti alle
abitazioni di diversi esponenti del governo e le agenzie stampa riferiscono di
“tafferugli” e arresti, secondo alcune fonti di 32, secondo altre di 38
persone.
La protesta è culminata nella serata, quando dalle 20 (in Italia le 19) i
manifestanti hanno sfilato in corteo illuminando le strade della zona di
HaKirya, dove ha sede il Campo Rabin, il quartier generale delle forze armate
israeliane (IDF / Israel Defense Forces).
Numerose iniziative sono state realizzate anche in tutto il territorio
nazionale: il Forum aveva annunciato manifestazioni programmate in 400 città e
ha calcolato che in tutta Israele vi hanno partecipato più di 1 MILIONE di
persone.
Secondo alcune fonti, in particolare RTV SLO / Radio Capodistria, cortei,
presidi e blocchi stradali sono stati svolti “da Zichron Yaakov e Binyamina
alla Route 2, sotto il ponte di Yakum, fino alla Route 4 nella regione di
Sharon, in Galilea e nei pressi di Modi’in“. E, mentre la maggior parte dei
media descriveva e illustrava la mobilitazione con testi e immagini che
accentuano la rivendicazione per la liberazione degli ostaggi, l’emittente
istriana ha pubblicato una fotografia diffusa dall’agenzia EPA / European Pressphoto
Agency B.V. che mostra i protestanti israeliani manifestare con cartelli in cui
esprimono il dissenso alla politica e alla strategia del governo con frasi
inequivocali: STOP STARVING GAZA (basta affamare Gaza), STOP THE GENOCIDE
(basta genocidio), PALESTINIAN LIVES MATTER (le vite dei dei palestinesi
importano), che evoca lo slogan BLACK LIVES MATTER della protesta anti-razzista
americana, e FROM STARTUP NATION TO END-LESS WAR NATION – HOSTAGES NOT
INCLUDED, con cui viene affermato che Israele è una nazione che da pioneristica
è diventata bellicosa e conduce una guerra senza-fine, combattuta ad oltranza
fino “all’ultimo uomo”, ma sul campo di battaglia anziché proteggere
sacrificando i propri cittadini, gli ostaggi vittime della sua aggressività [Sciopero
generale in Israele: il Paese si ferma per gli ostaggi / RTV SLO – 17 AGOSTO
2025].
“Pressenza”, 17.08.25