Convertirsi a Gaza
Tonio Dell’Olio
Il tempo delle cose imprevedibili - il realismo della speranza, i cammini della liberazione - può essere considerata un'edizione speciale della lunga tradizione (83a edizione!) dei Corsi di studi cristiani della Pro civitate christiana. Lo diciamo in riferimento ai contributi che hanno garantito lo spessore della riflessione teorica dando fondazione al “tempo imprevedibile”, alla lettura dell’attualità che ci presenta un “tempe ferito” dall'ingiustizia della guerra che distrugge non solo strade, chiese, palazzi, ospedali e scuole sottraendo vita alla vita, ma anche pezzi di diritto internazionale e di certezze che sembravano garantirci dal ritorno del diritto della forza a soppiantare la forza del diritto. Particolarmente significative sono state le testimonianze di una speranza bruciante e vissuta nella propria carne che ha trovalo la sua più alta - e dolorosa - espressione in Gino Cecchettin. Insomma un Corso che si è rivelato una palestra per ridefinire gli orizzonti di un impegno che vede la speranza come un dolore che non si arrende e la liberazione come l'orizzonte del cambiamento pussibile. Tra le provocazioni che hanno scosso le coscienze dei lanti partecipanti, quella di Tomaso Montanari che è partito daila domanda;: “Io mi sono chiesto a lungo, in questi mesi, perché papa Francesco oeni giorno chiamasse Gaza” e, nel tentativo di trovare una ragione plausibile a questa scelta del vecchio papa, ha provato a ridefinire un orizzonte di senso che potesse “convertirci a Gaza". "L'Occidente ricco e potente attraversa una lunga notte di Dio. Mentre Dio sembra non farsi trovare nemmeno nelle nostre chiese, a Gaza, con ogni evidenza, Dio c'e. Nella passione e morte di Gaza c'è il Dio dei vivi, c’è il Dio giusto giudice, c’è il principio della pace: Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di grazia e di supplicazione. Essi guarderanno a me, a colui che essi hanno frafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico. E lo piangeranno amaramente, come si piange amararente un primogenito”. Montanari ha poi ricordato l'appello che è giunto da Giovanna, monaca della piccola famiglia dell'annunziata del monastero di Mai'n, in Giordania. In particolare denuncia una chiesa silente che stenta a trovare il coraggio per uscire dal silenzio che rischia di diventare connivenza e denunciare il male diffuso nella forma dell'uccisione e della distruzione nella Striscia di Gaza. Scrive suor Glovanna: “Ma oggi, davanti a una tragedia di queste proporzioni, non c’è nulla di più scandaloso del silenzio religioso. Forse si teme di esporsi troppo, di entrare nel politico, di rompere gli equilibri. Ma non può esserci neutralità davanti a un genocidio”, Per questo la suora arriva a proporre una mobilitazione di religiose e religiosi che mettano il proprio corpo davanti ai palazzi del potere a Roma. "Non possiamo restare lontani dal pianto degli innocenti" -ricorda suor Giovanna. Chissà che non si riesca a realizzare un cammino di corpi di donne e uomini che hanno scelto la via della consacrazione totale a Dio e agli uomini e che quando voi lettori leggerete questa pagina, qualcosa di nuovo, di imprevedibile, sarà già avvenuto.
Rocca, 15 settembre 2025